Vivere la fede per un gay cristiano significa non nascondersi più alla vita
Testimonianza di Felice da Roma sul I° Ritiro nazionale per Giovani Cristiani LGBT (Firenze, 28-30 ottobre 2016)
La fede è un talento, e, come ogni talento, se sotterrato non si accresce, non da frutti, marcisce. La fede va investita, va gettata nella vita, va sporcata nella realtà: partecipare al ritiro dei giovani cristiani LGBT è stato per tutti noi la sfida di immergere la propria fede nelle esperienze di vita dell’altro, nelle paure, nella forza, nella bellezza di una vita che non è la propria.
Crescere nella fede significa avere il coraggio di uscire dal freddo guscio della propria individualità ed aprirsi al vero incontro con il prossimo, perchè non è chiudendosi in se stessi che si trovano le risposte, ma aprendosi alla vita. La fede è un’esperienza comunitaria.
Meditando insieme agli altri ragazzi la parabola dei talenti ho realizzato che troppe volte nella vita ho scavato profonde fosse in cui rinchiudere me stesso, il mio talento: la paralisi del perfezionismo, la paralisi del castigo delle emozioni, della scelta socialmente e religiosamente “corretta”, mi ha impedito di sbagliare; ma mi ha anche necessariamente impedito di agire, dunque di amare, di gioire. Mi ha negato la possibilità di fare la cosa giusta, la cosa giusta per me.
Eppure è forse Gesù Cristo un moderato? Ha avuto paura di esprimere se stesso, la sua incredibile e rivoluzionaria novità? E’ forse il Signore un perfettino che per essere lodato dal mondo ha rinnegato la sua missione? Ha cercato la sua gloria o è morto inchiodato ad una croce, sporco, sanguinante, pur di salvarci? E’ il Dio che ha seppellito se stesso perchè altri lo schernivano e lo accusavano di essere in errore oppure è il Dio che ha gettato amore senza riserve realizzando ed incarnando il proprio talento?
L’esperienza di queste giornate mi ha portato a riflettere sulla necessità di adottare lo stile di Gesù, lo stile della consegna, della prodigalità, dello spreco di se stessi per amore. Fare, agire, investire tutto quello che si ha, perchè Dio ci ha dato ogni talento perchè lo mettiamo al servizio della nostra felicità e di quella degli altri.
Disseppellire il proprio talento significa però esporlo alle intemperie, rischiare di smarrirlo: inutile negare che amare fino in fondo, con la propria vita, sia un rischio, una grande sfida.
Ma come mi ha detto qualcuno, tenendo stretta la mia mano nella sua, le cose complicate della vita sono proprio le più belle.