I Sinodi diocesani sapranno parlare realmente delle persone LGBT e alle loro famiglie?
Articolo di Robert Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 25 novembre 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
In seguito al Sinodo della Famiglia tenutosi nel 2015 in Vaticano, una manciata di diocesi in tutto il mondo ha convocato il proprio sinodo per discutere argomenti e piani delle Chiese locali. Questi incontri sono stati annunciati per promuovere la collegialità episcopale e la partecipazione del laicato, come vuole la visione della Chiesa di papa Francesco. Alcuni sostenitori delle istanze LGBT, invece, hanno descritto il Sinodo della Famiglia come una “delusione” e “confuso” il modo in cui i sinodi locali hanno trattato la sessualità. Comunque, nella Chiesa c’è una domanda ben viva ed attuale: questi sinodi stanno davvero aiutando i cattolici LGBT e le loro famiglie?
La settimana scorsa l’arcidiocesi di Detroit ha tenuto il suo “Sinodo 2016: Sguinzagliare il Vangelo” (parte dei suoi tentativi di evangelizzazione), durante il quale migliaia di cattolici hanno partecipato a dibattiti e notti di preghiera in ben duecentoquaranta parrocchie. Il National Catholic Reporter ha dato notizia che, dalle iniziali 11.000 e più risposte, sono nate 46 proposte da sottoporre ai quattrocento delegati del sinodo. Le priorità sono: una continua formazione alla fede, la costruzione di parrocchie caratterizzate da incontri pieni di amore, spronare i cattolici a vivere attivamente la propria vita di fede e, secondo il giornale diocesano The Michigan Catholic: “Costruire un quadro di mutua responsabilità tra pastori, parrocchie, scuole e servizi sociali. Costruire le basi giuste per questo, risanare le relazioni ferite, dare fiducia e praticare la trasparenza… Costruire competenze culturali tra le persone, le parrocchie e coloro che guidano l’arcidiocesi per prendere coscienza delle barriere che ci dividono (incluse razza, etnia, sesso e status socioeconomico) per spazzarle via”.
In anni recenti l’arcidiocesi ha fronteggiato difficoltà finanziarie e organizzative, compresa una diminuzione della popolazione cattolica, e molte altre legate ai problemi della città. Il vescovo ausiliario Michael Byrnes, che sovraintende alla preparazione del sinodo (diocesano), ha dichiarato a NCR: “Sono davvero molto grato di poter costruire nelle nostre parrocchie la capacità di dare il benvenuto al prossimo… Stiamo parlando di cose come etnia, razza, genere e identità sessuale… non importa chi sei, cosa fai. Ci vuole un po’ perché cresca, ma se ne è parlato nell’ultima sessione e ha avuto moltissimo appoggio… [L’arcivescovo Allen Vigneron ha] una visione grandiosa: non si tratta solo di diventare più buoni, ma di adoperarsi davvero per la trasformazione sociale della realtà che ci sta accanto… Dobbiamo smettere di dire a Gesù ‘Salvami, così posso andare in paradiso’. Dovrebbe essere invece: ‘Gesù salvami, perché possa aiutare a guarire il mondo'”.
All’incontro sono stati prominenti i temi della guarigione e della ricomposizione delle divisioni esistenti nella Chiesa e nella comunità che ci circonda. Anche se nei vari rapporti non sono menzionate specificatamente le questioni LGBT, sarebbe sorprendente che non emergessero nella sessione di sabato mattina sulla famiglia. Ma ciò che probabilmente è più degno di nota sono le dichiarazioni dell’arcivescovo conservatore Vigneron, noto per una dichiarazione anti-LGBT in cui si paragonava lo sciogliersi di una relazione omosessuale alla liberazione dell’Esodo; ed un’altra che cercava di negare la comunione ai cattolici favorevoli ai matrimoni omosessuali e di vietare un evento di Fortunate Families associazione di genitori cattolici con figli LGBT) che doveva tenersi in una proprietà ecclesiastica.
Vigneron ha detto al National Catholic Reporter che il sinodo ha cercato “una revisione radicale della chiesa di Detroit” per “trasformare la cultura più autentica della nostra arcidiocesi: come lavoriamo, come preghiamo, come amministriamo i sacramenti, tutto, così che in tutto ciò che faremo, saremo dei testimoni del Vangelo più credibili ed efficaci”. Citando gli scritti di Francesco come ispirazione, l’arcivescovo ha detto di voler “ascoltare, contribuire ed essere parte dell’intero processo”. Ha poi dichiarato al Michigan Catholic: “Abbiamo parlato a lungo di ospitalità e di come avessimo bisogno di accoglierli, ma anche di riconciliazione… Ci sono persone ferite, e dobbiamo lavorare insieme per guarirle”.
Queste dichiarazioni di monsignor Vigneron hanno un tono sorprendentemente diverso dalle precedenti: non si riferiscono specificatamente alle tematiche LGBT e sembrano indicare, da parte sua, una consapevolezza nuova dei vari modi in cui la Chiesa ha escluso e anche ferito alcuni cattolici. L’arcivescovo potrebbe fare il prossimo passo: sedersi con i cattolici LGBT e i loro genitori e ascoltare le loro storie, in spirito di apertura allo Spirito che parla, per loro tramite, a lui e all’arcidiocesi. Fare questo prima di fare una dichiarazione pastorale sul sinodo, previsto per la Pentecoste 2017, potrebbe migliorare enormemente quello che probabilmente a Detroit diventerà un documento-guida. Includere l’orientamento sessuale e l’identità di genere tra gli impegni del sinodo alla responsabilità e alla competenza culturale dei ministri ecclesiastici potrebbe essere un aiuto enorme.
Così, mentre la scorsa settimana a Detroit non si è parlato esplicitamente di identità di genere e di sessualità, diversamente dal sinodo diocesano di San Diego presieduto dal vescovo Robert McElroy (dove le questioni LGBT sono emerse in maniera organica), probabilmente avranno però un effetto sul sinodo stesso.
Il come, comunque, non è chiaro. Il sinodo darà un’attenzione nuova e rinvigorita ala visione della famiglia eteronormativa e nucleare o si parlerà di accompagnamento pastorale di altri tipi di famiglie, incluse quelle omosessuali? Rimane comunque la domanda più grande: questi sinodi potranno aiutare le persone LGBT e le loro famiglie, saranno loro indifferenti o, peggio, le danneggeranno per quel che riguarda la cura pastorale?
Testo originale: Are Synods Actually Helpful for LGBT Catholics and Their Families?