Nella Chiesa cattolica è ora di parlare di omosessualità
Articolo di Paul Lakeland pubblicato sul sito OnFaith (USA), liberamente tradotto da Silvia Lanzi
L’insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica distingue tra la persona omosessuale e ciò che definisce “condizione omosessuale”. La difficoltà che molte persone hanno nel capire quest’insegnamento sta nel divario tra l’affermazione che gay e lesbiche sono creati ad immagine e somiglianza di un Dio che li ama e la condanna della loro attività sessuale come “intrinsecamente disordinata”. Questo insegnamento li mette in una posizione uguale a quella degli eterosessuali cattolici non sposati, da cui ci si aspetta che si astengano da ogni rapporto sessuale. D’altra parte gli eterosessuali non sposati possono unirsi in matrimonio e così, agli occhi della Chiesa, possono legittimamente iniziare un’attività sessuale intima. Dal momento che essa non considera possibile il matrimonio omosessuale, gay e lesbiche sono chiamati ad un celibato/nubilato perpetuo.
La serie di quattro conferenze intitolate “More Than a Monologue: Sexual Diversity and the Catholic Church, tenutesi tra il 16 settembre e il 29 ottobre 2011, non hanno avuto come obiettivo la spiegazione o la confutazione della posizione della Chiesa. Il loro scopo era quello di raccogliere questioni e problemi che l’insegnamento ufficiale non affronta. Quella della Fordham University (16 settembre) ha dato la possibilità a molte persone, inclusi omosessuali cattolici e genitori di figli LGBT, l’opportunità di parlare delle loro esperienze e di quelle dei loro figli. Alla Union Theological Seminary (1 ottobre) esploreremo l’argomento, molto dibattuto, dell’improponibile numero di persone LGBT che si suicida. Presso la Yale University Divinity School (22 ottobre) daremo un’occhiata ai ruoli che hanno il sistema legale e la Chiesa sulle questioni legislative relative al matrimonio omosessuale. Mentre la Fairfield University (22 ottobre) ha scelto di considerare la cura pastorale, sia quella data ai gay e alle lesbiche cattolici, sia quella importante degli omosessuali in tale cura compreso, ma non esclusivamente, il clero omosessuale.
Sebbene la dottrina ufficiale della Chiesa sull’omosessualità non affronti direttamente nessuno di questi argomenti. Essi sono comunque argomenti che interessano tutti i cattolici, inclusi quelli omosessuali, che trovino o meno persuasivi gli insegnamenti della Chiesa e che derivano dalla sua evidente consapevolezza che essere ciò che si definisce un cattolico LGBT non è semplice e che tali fedeli hanno bisogno dell’aiuto della Chiesa per vivere la loro vita di gay e lesbiche. Così si potrebbe dire che ciò che si prefiggono tali conferenze è di aggiungere altre voci al dibattito per approfondire le implicazioni dell’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità.
Molte persone, e non solo gay e lesbiche, vorrebbero che la Chiesa cambiasse la sua posizione sull’omosessualità.
Sondaggi recenti mostrano quel che potrebbe sembrare un fatto sorprendente, e cioè che i cattolici formano la confessione cristiana più favorevole al matrimonio omosessuale e alle unioni civili (l’ultima stima è il 74%). Ciò non significa che chi la pensa così abbia necessariamente ragione, o che la Chiesa si debba conformare a tale risultato, ma suggerisce comunque che il divario tra l’attuale posizione dell’insegnamento ecclesiastico e ciò che sembra essere la convinzione dei cattolici, ci da qualcosa su cui discutere.
E’ difficile dire se la Chiesa cambierà opinione su quest’argomento – sebbene non si possa escluderlo a priori. In passato gli insegnamenti sono cambiati, e potrebbe essere ancora così. Quel che sembra abbastanza sicuro è che non cambieranno perché la Chiesa riconosce il matrimonio omosessuale una questione di diritti umani.
Se l’insegnamento cambierà avverrà perché ci sarà una giustificazione religiosa, o più specificatamente, teologica. Quelli che credono ad un tale cambiamento possono o dovrebbero focalizzarsi sulla consapevolezza cattolica della bontà della creazione, che include la bontà di tutti gli esseri umani come Dio li ha creati.
L’ostacolo più grande del cambiamento della Chiesa è la centralità della “legge naturale” nell’etica sessuale ufficiale del cattolicesimo, che significa cioè che la sessualità è “preordinata” alla procreazione e che il godimento sessuale è legittimato e buono solo in determinate, e legittimante, relazioni che rispecchino tale “ordine”, e cioè il matrimonio eterosessuale.
Così se l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità dovesse cambiare, probabilmente questo cambiamento sarebbe parte di uno più grande del modo in cui essa intende la sessualità, e che avrebbe ripercussioni su altri punti caldi della dottrina cattolica, come il sesso prematrimoniale, la contraccezione, la sterilizzazione e così via. Ora come ora, non c’è nessun segno che la Chiesa sia pronta a fare questo importante passo. Ma non c’è motivo per ritardare un dibattito onesto e aperto sulla diversità sessuale nella Chiesa cattolica.
Testo originale: Time to talk about sexuality in the Catholic Church