Freddo e gelo: l’inverno dei giovani senzatetto lgbt
Riflessioni di Mario G., volontario del Progetto Gionata
Brrr, è arrivato un vero inverno! Temperature così rigide, per un periodo prolungato, non si registravano da molto. Fosse arrivato prima, avremmo potuto assistere a un bianco Natale al calduccio! Ma l’inverno non è bello per tutti. In questi giorni si è parlato dei senzatetto nel nostro territorio, e dei profughi che, nei Balcani, cercano disperatamente di sopravvivere al freddo, con coperte di fortuna e qualche falò.
Ma anche le persone lgbt non sono immuni da questo problema. Eclatante, ma taciuto, è il caso degli Stati Uniti, che mostra una realtà allarmante. Secondo la National Coalition Homeless, circa il 40% dei giovani senza una casa è costituito da persone LGBT. Vittime di violenze in famiglia e a scuola, questi e queste giovani sono allontanati o scappano volontariamente da casa. Abbandonano gli studi superiori, e devono affrontare molte difficoltà: spesso i rifugi e le seconde case perpetuano le discriminazioni, costringendo i giovani a una vita di strada.
Queste violenze comportano che essi siano più predisposti a depressione e problemi psicologici, e costretti ad attività illegali e pericolose per sopravvivere, come la prostituzione. Le attività sessuali non protette e la vicinanza a spacciatori di strada mettono questi giovani a rischio di perdere la vita, o di vivere con danni irreversibili. L’emergenza dei giovani senzatetto lgbt è tale che c’è addirittura una pagina di Wikipedia che raccoglie le ricerche svolte su questo orribile aspetto della discriminazione. Tuttavia, non c’è nessun programma o legge federale che supporti i giovani omosessuali e transgender, mostrando quanto le soluzioni per questo problema possano essere ostacolate fino all’inverosimile.
E in Italia?
In Italia solo nel 2014 si è avviata un’indagine sui senzatetto lgbt, grazie al progetto “Una strada diversa”. Spesso il problema tocca i profughi che scappano dal loro paese proprio perché LGBT. Si ricordi che le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere, a differenza di quelle su base etnica o religiosa, non sono formalmente riconosciute come motivo di richiesta di protezione internazionale: l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) è riuscito a fare in modo che lo fossero solo interpretando in maniera estensiva la clausola di “appartenenza a un gruppo sociale” a rischio.
A Roma, intanto, è ormai operativo il “Refuge LGBT”, una casa accoglienza per giovani LGBT dai 18 ai 26 anni cacciati di casa. Nato dalla collaborazione tra Gay Center e la Croce Rossa di Roma, offre gratuitamente assistenza gratuita, supporto legale e psicologico e mediazione familiare.
Speriamo che l’amore di Dio riscaldi i cuori: “se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele”. (1Tm 5, 8). Questo è l’unico modo perché il freddo dell’inverno sia bello per tutti.