Il coraggio di Maria. Una donna che ha infranto le regole del suo tempo per Dio
Riflessioni bibliche di Elizabeth Sextro, studentessa al Boston College School of Theology and Ministry (USA) pubblicate su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 18 dicembre 2016, libera traduzione di Silvia Lanzi
“Si parla di un’obbedienza mite. Nessuno menziona mai il coraggio.” (Denise Levertov). Il Deuteronomio dichiara che nell’antico Israele, una donna che si trovasse incinta al di fuori del vincolo matrimoniale, “gli uomini della sua città la lapideranno a morte” (22:21). Nella lettura del vangelo di Matteo 1:18-24, la comunità in cui viveva Maria avrebbe potuto ugualmente pensare che avesse fatto sesso e fosse rimasta incinta di un altro uomo, dopo essere già stata promessa in moglie a Giuseppe. Quest’ultimo è ritratto da Matteo come un uomo giusto perché aveva deciso “di divorziare in sordina [da Maria]” anziché trattarla come adultera.
Comunque, nella storia, sappiamo molto poco di questa donna: nessuno parla direttamente a Maria, nessuno le chiede cos’è successo, nessuno nella comunità le offre il suo appoggio. Oggi, forse, la nostra reazione sarebbe quella di dare più spazio alla voce di quella ragazzina tredicenne spaventata, confusa e ostracizzata, che ci dicono stesse aspettando un bimbo.
Tendo ad essere nervosa quando mi avvicino a dei discorsi su Maria. Storicamente, come afferma Elizabeth Johnson nel suo libro Truly Our Sister, teologi e studiosi hanno teso a strapparle di dosso la sua profonda umanità facendola diventare un simbolo. Maria infatti è stata idealizzata come l'”ancella”, la vergine, la quintessenza della maternità e il più perfetto modello di femminilità[1]. Il progetto della Johnson è di mostrare Maria come una persona, un essere umano proprio come voi ed me!
Comunque, la nostra lettura evangelica non ci rivela molto di lei. Certamente sappiamo che Maria era la madre di Gesù. Ma prima di essere madre, era semplicemente una ragazzina: una ragazza ebrea della Galilea che viveva nel villaggio di Nazareth. Sebbene la Johnson ci dia un quadro molto più completo della sua vita storica, sono affascinata dal suo incredibile coraggio. Per citare Denise Levertov, nessuno accenna che il fatto di essere incinta avrebbe potuto significarne la lapidazione e la morte. Parliamo di una vergine, mite e e dolce, ma che dire del suo coraggio?
Ecco la storia: era apparso un angelo a questa giovane fanciulla e le aveva chiesto di portare in sé l’“Emmanuele”, che significa “Dio con noi”, un modo di dire che calzava a pennello perché Dio sarebbe stato letteralmente dentro Maria. Ma saremo sciocchi a non pensare che Dio diventi umano senza pagarne il prezzo. Verosimilmente il suo “sì” avrebbe fatto di Maria un paria. Siete d’accordo?
Non voglio idealizzare Maria per il suo “sì”: sono d’accordo con la Johnson che è teologicamente più d’aiuto vederla come nostra “sorella”. Piuttosto spero di dire che Maria, come donna in carne ed ossa e con il suo carico di esperienze, ha avuto paura come il resto di noi e ha risposto a questa paura con il coraggio. Talvolta Dio ci chiede di fare cose che sono impopolari, che ci rendono emarginati che, seppure in modo figurato, possono lapidarci fino alla morte. Essere solidali con le comunità emarginate è un biglietto di sola andata per diventare emarginati anche noi, Ma non era proprio questo ciò di cui parlava Gesù? Egli amava profondamente i poveri, le donne, i lebbrosi, i ciechi e le persone comuni che non avevano alcun potere nella società e con loro aveva un legame speciale.
Maria ha sacrificato il suo capitale sociale per portare Dio a noi. Dio è “con noi” come essere umano solo per l’incredibile coraggio di Maria. Non abbiamo bisogno di idealizzare questo coraggio o di vederlo come irraggiungibile. Piuttosto, abbiamo la possibilità di imitarlo.
In un periodo dove, negli Stati Uniti, sono presi particolarmente di mira e persone di colore, i musulmani, le donne, le persone con una qualche disabilità e la comunità LGBT, è essenziale che troviamo il coraggio di parlare ad alta voce contro l’ingiustizia. Proprio come il coraggio di Maria ha portato Dio nel mondo, così il nostro coraggio possa cambiare un sistema sociale ingiusto. Non è poi così strano suggerire che anche noi siamo chiamati a portare Dio nelle nostre strutture sociali, che spesso sono violente. Come Maria, anche noi siamo chiamati a portare Dio nel mondo.
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[1] Johnson, Elizabeth, Truly Our Sister: A Theology of Mary in the Communion of Saints, (New York: The Continuum International Publishing Group, 2003), 22-36
Testo originale: A Woman of Courage Brings Emmanuel, “God With Us”