Che cosa vuol dire essere omosessuali nel Maghreb?
Articolo di Benoit Auclerc pubblicato sul sito Heteroclite.org (Francia) il 9 ngennaio 2017, libera traduzione di Marco Galvagno.
Che cosa vuol dire essere omosessuali nel Maghreb, al giorno d’oggi? Mentre certe persone, non solo nell’estrema destra, si divertono a seminare zizzania tra i vari gruppi sociali, un gruppo di ricercatori coordinati dalla sociologa Monia Lacheb ha pubblicato “Etre homosexuel au Maghreb (Essere omosessuali nel Maghreb), un’opera collettiva che smonta un bel po’ di preconcetti. Se l’omosessualità rimane sempre un reato nel Magreb, gli autori ci mostrano che le realtà e le pratiche sono più complesse di quanto non appaia in Europa.
Il rapporto con l’islam in particolare è sfumato i versetti del Corano sul popolo di Loth, (corrispondenti alla storia di Sodoma e Gomorra, che si trova anche nella Bibbia) vengono interpretati in modo rigorista, ma tale interpretazione, in parte eredità della legislazione coloniale omofoba, non è l’unica.
Il saggio di Fabio Corsero racconta una storia quasi incredibile: sulla collina di Sidi Alì in Marocco, dei pellegrini (coppie di uomini o uomini con le loro famiglie), pur dichiarandosi musulmani vanno a compiere un pellegrinaggio in omaggio a Lalla Aicha, uno spirito che protegge gli omosessuali. Gli ortodossi ovviamente condannano queste pratiche che sono malviste anche dalle autorità, tuttavia anno dopo anno esse persistono.
Strategie a volte diverse
I diversi studi mostrano come gli omosessuali nel Maghreb siano costretti a negoziare i gesti del vivere quotidiano, a causa del contesto sociale ostile, agiscono e si organizzano.
In Tunisia le lesbiche usano la pratica sportiva per camuffare la propria omosessualità e riescono così ad aggirare norme comportamentali e di abbigliamento che si vorrebbe imporre loro. (Nassim Hamdi e Monia Lacheb).
A Casablanca i siti gay consentono di fare incontri, ma a volte può sbocciare anche una militanza che porta ad azioni pubbliche rischiose, ad esempio sventolare una bandiera arcobaleno in pubblico o a baciarsi per strada. (Marien Goyoun). Un po’dappertutto nel Magreb attivisti danno vita ad associazioni di militanti come Shams in Tunisia (Monia Lacheb).
Contrariamente a quello che il titolo potrebbe fare pensare il volume non si limita alla situazione degli omosessuali nel Magreb, ma esplora anche le situazioni dei magrebini in Francia (migranti o seconde generazioni), le loro domande e strategie.
Salma Amari ci mostra che le lesbiche magrebine in Francia affermino più efficacemente il proprio orientamento sessuale attraverso piccoli gesti silenziosi, più che non con un coming out pubblico, come vorrebbe la regola per gli omosessuali, ma non adatto a questi casi. Ludovic Mohamed Zahed sottolinea come i gay musulmani in Francia siano confinati tra il martello dell’islamofobia e l’incudine dell’omofobia.
Siamo lontani dalle certezze di una certa cultura gay monolitica, questo libro è la dimostrazione che esistono molti modi di essere gay, lesbica, musulmano, magrebino, europeo e laico e che nessuna di queste identità esclude le altre.
Testo originale: Que veut dire être homosexuel au Maghreb aujourd’hui?