‘Fare l’Amore, donare vita’. Il corpo come roveto ardente di Dio
Testo del teologo David R. Weiss* tratto dal suo libro To the Tune of a Welcoming God: Lyrical Reflections on Sexuality, Spirituality, and the Wideness of God’s Welcome, Langdon Street Press, 2008, liberamente tradotto da Massimo
Parlare bene della sessualità non vuol dire infilarsi in un letto il più presto possibile con la coscienza pulita. Vuol dire prima di tutto fare Coming Out e mantenere la Fede1 – e imparare a percepire la figura misericordiosa di Dio in questi momenti.
Comunque, se la sessualità è una cosa positiva – se Dio può dire di due corpi intrecciati, pieni di quel sapore dolce e salato di un orgasmo sudato, “questa è cosa molto buona” – allora, nell’ambito di una fede salda, che prende forma da un’intimità timida e dolce, paziente e ardente, fare l’amore è un atto sacro.
Fare l’amore non riguarda i dettagli di come l’anatomia del tuo corpo si incastra con quella del tuo partner. Riguarda come l’anatomia tua e del tuo partner diventano mutualmente coinvolte, in un crescendo d’intimità, con le vostre rispettive anime.
Ed è un altro momento in cui i corpi bruciano come cespugli che non si consumano, ma che sono ancora più carichi della presenza di Dio… un momento in cui la presenza di Dio viene rivelata come grazia, come dono.
Facendo l’amore noi condividiamo questa presenza, diventando totalmente partecipi dell’altro. In questo momento, in cui ci sentiamo afferrati e toccati dall’amore dell’altro fino all’estasi che fa fremere i nostri corpi, impariamo a riconoscere, in noi e nelle nostre anime, un pezzetto dell’amore sbalorditivo di Dio – e siamo stati degli sciocchi a rendercene ciechi, con vergogna.
Se lo scopo della presenza di Dio è quello di liberarci e di trascinarci in attività che ci liberino, fare l’amore contribuisce allora allo scopo della presenza di Dio.
Viviamo per la maggior parte circondati da un senso dell’io che si ferma ai confini della nostra pelle, ma nel fare l’amore ci ritroviamo trascinati nell’affamata consapevolezza che i nostri “io” trovano la loro estatica completezza in questo altro, che si trova proprio al di là di dove pensavo che il mio vero io si fermasse. E’ un miracolo che vale la pena vedere.
Ma c’è un altro momento al di là di questo. Perchè, in ultima analisi noi facciamo l’amore – come cespugli infuocati – non semplicemente per procurarci piacere ma per essere trascinati nell’ardente desiderio di Dio di salvare il mondo.
Donare Vita
La liberazione, nell’Esodo, non è solo personale o interpersonale; è una liberazione totale, che scuota la società.
E sono pronto a dire che quando il fare l’amore si trasforma in una fiamma divampante unita alla presenza di Dio, esso può avere conseguenze che scuotono la società. Nell’estasi del mio corpo riesco a vedere per un attimo cosa significa, per questo corpo, essere completamente vivo.
Nel mio lieto privilegio di poter portare il mio partner all’estasi, capisco che sono in grado di partecipare in maniera profonda e meravigliosa al fiorire di un altro corpo.
E in queste percezioni parallele, sostenute dalla presenza di Dio, viene sprigionata un’energia non più specificamente sessuale, ma che contiene la speranza che tutti i corpi possano fiorire.
E’ una speranza che rende la mia estasi personale la misura dei miei più alti ideali. Come posso conoscere questa profonda gioia e non farne la speranza vissuta che tutti gli altri corpi smettano di sperimentare la fame, la povertà, la guerra, la paura?
Perciò, io dico che la sessualità è davvero intesa alla procreazione, a dare vita; ma il nostro personale pregiudizio – forse il nostro desiderio di opporci al flusso dell’energia creativa di Dio nel mondo – ci ha portato ad intenderlo con un significato ristretto, biologico.
Ma davvero, trovarci uniti da un amore ardente con un’altra persona vuol dire trovare compagnia nel nostro compito di prenderci cura della creazione.
Che tu sia gay, lesbica, bisessuale, trans o etero – che tu sia celibe o sessualmente attivo, single o in una relazione – una delle verità che apprendiamo dal racconto biblico della creazione è che gli esseri umani sono stati creati per prendersi cura del giardino, per mandare avanti il dono della creazione, in modo da favorire una fioritura collettiva.
Ecco perchè siamo qui. La gioia sessuale che conosciamo è lì, almeno in parte, per attirarci nell’atto sacro di prenderci cura di tutto ciò che è incarnato, di tutta la diversità ecologica che riflette l’ardente desiderio che Dio ha di incarnarsi.
Non abbiamo bisogno di un partner per fare questo. Ma se le nostre relazioni non guardano all’esterno e non si rivolgono all’angolo di creazione che ci circonda – che siano essi bambini o altri esseri umani, animali o ecosistemi, o semplicemente la nostra casa – se il nostro amore per un’altra persona non trasuda in queste aree, abbiamo perso qualcosa della presenza di Dio.
Dio è sempre impegnato nel prendersi cura della vita, e specialmente dei più vulnerabili. E nessuno ha bisogno di ridimensionare le proprie speranze di un amore cristiano procreativo.
Perchè ben vissuto, esso lo è sempre. E anche qui, il cespuglio brucia ardentemente.
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1 “Mantenere la Fede”, spiega David, vuol dire “relazionarsi agli altri in una maniera che onora la presenza divina durante il coming out. Riguarda l’etica sessuale, e ha meno a che fare con le regole che con la relazione.
“Mantenere fede vuol dire quindi anche “riconoscere la possibilità di fare un utilizzo sbagliato della nostra sessualità – ma soprattutto riconoscere la possibilità dei momenti di incarnazione che si svolgono attraverso di essa.” Questa possibilità di incarnazione, ci ricorda David, non è andata affatto perduta dentro di noi nel corso della nostra storia di fede.”
* David Weiss è un teologo luterano americano impegnato a fare “teologia pubblica” attorno ai temi della sessualità, della giustizia, della diversità e della pace e per l’accoglienza delle persone gay, lesbiche, bisex e trans nelle comunità di fede. Scrive per numerosi quotidiani degli Stati Uniti.
David e sua moglie Margaret sono profondamente impegnati nella vita della loro congregazione, la St. Paul-Reformation Lutheran Church Saint Paul, (Minnesota, Stati Uniti). Il suo sito web è http://tothetune.wordpress.com
Testo originale: Making Love, Giving Life