‘Non chiamate profano o impuro nessun uomo’ (At 10,28). Il Dio inedito
Riflessioni del biblista Alberto Maggi tratte da Adista Notizie n.5 del 29 Gennaio 2011, p.15
Gesù prende radicalmente le distanze dalla Legge divina che, in mano alle autorità religiose, si era trasformata in uno strumento di potere per dominare e sottomettere il popolo.
Una Legge sempre a senso unico, invocata dai capi per difendere la loro istituzione, i loro privilegi e la loro traballante dottrina, che non esprimeva né la volontà di Dio, né rivelava il volto del Padre.
Non una volta, nei Vangeli, la Legge viene invocata dai capi a favore del popolo, ma sempre a beneficio della casta sacerdotale, perché, come denunciava già il profeta Geremia, in mano ai sacerdoti la Legge è diventata solo uno strumento di potere (Ger 8,8).
Gesù, che Matteo presenta come il «Dio con noi» (Mt 1,23), viene a offrire agli uomini una nuova immagine di Dio che in alcun modo può essere compresa dentro i vecchi otri della religione e dell’antica alleanza.
Mosè, servo del Signore, aveva imposto un’alleanza tra dei servi e il loro Signore, basata sull’obbedienza e sul servizio a Dio.
Gesù, Figlio di Dio, offre un’alleanza tra dei figli e il loro Padre, centrata sull’assomiglianza al suo amore.
E il servizio non sarà più rivolto a Dio, ma da Dio verso gli uomini, e questi, con lui e come lui, orienteranno la loro vita a favore di ogni uomo.
Le leggi non tutti possono o vogliono osservarle. L’amore tutti possono accoglierlo. La crescita e la maturità del credente non dipendono dall’osservanza e dall’ubbidienza, ma dalla pratica dell’amore, un amore ricevuto dal Padre che si trasforma in amore comunicato ai fratelli.
Ecco perché nel suo insegnamento Gesù prende le distanze dalle norme del passato, anche se attribuite a Dio stesso o a Mosè: «Avete inteso che fu detto… Ma io vi dico…» (Mt 5,32.27.33.38.43).
Nessuna continuità con il passato, ma una radicale frattura. Il vino nuovo dell’amore ha bisogno di otri nuovi; tentare di immetterlo nei vecchi ordinamenti religiosi significa perdere vino e otri (Mt 9,17).
Gesù non chiede di obbedire al Padre, ma di essere come lui. Non chiede di osservare delle leggi, ma di crescere nell’amore: «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,43).
E per far comprendere cosa significa assomigliare al Padre, Gesù non si avventura in complicate teorie teologiche o disquisizioni filosofiche, ma usa linguaggio e immagini a tutti comprensibili.
Il Padre è colui che «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45).
Un amore che viene offerto a tutti, senza distinguere santi e peccatori. Il Padre vede i bisogni delle persone, non considera le loro virtù.
Se obbedire alle leggi divine non a tutti è possibile, essere buoni rientra nelle capacità di ogni uomo, per questo l’invito di Gesù è rivolto a tutti: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48).
Gesù non invita a essere santi, come Dio è santo, ma ad essere perfetti come il Padre, e la sua perfezione è quella di un amore compassionevole che si estende a tutti, un amore che non si lascia condizionare dal comportamento degli uomini, ma, come l’azione della pioggia e del sole, tutti feconda e vivifica.
La perfezione del Padre, alla quale Gesù invita, consiste nell’essere, come lui, disponibili a un amore che non escluda nessuno dal suo raggio d’azione.
È un amore che non si concede come un premio, ma come un regalo, che non è attratto dai meriti degli uomini, ma dalle loro necessità.
Un amore dal quale ogni persona può sentirsi accolta, perché, per Dio, «non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo» (At 10,28).
* Alberto Maggi è un teologo e biblista, nato ad Ancona nel 1945. Ha studiato nelle Pontificie Facoltà Teologiche Marianum e Gregoriana di Roma e all’École Biblique et Archéologique di Gerusalemme.
Frate dell’Ordine dei Servi di Maria, dal 1995 dirige il Centro Studi Biblici “Giovanni Vannucci” a Montefano (Mc).