Ri-cordare il mio corpo. Il Dio queer e me
Riflessioni di Harriet Long pubblicate sul suo blog (Irlanda) il 10 ottobre 2012, libera traduzione di Silvia Lanzi
Participando oggi a questo synchroblog – seguendolo e unendomi alla lettura – devo ringraziare Anarchist Reverend per l’idea. È davvero ispirato dalla visione di una comunità & di una Chiesa in trasformazione, grazie alle provocazioni della teologia queer e dell’esperienza trans*.
Per me il mondo queer divenne a poco a poco meraviglioso l’anno in cui due miei buoni amici si fidanzarono e lo dissero al mondo. Nella loro gioia, cercando dei posti sicuri a Belfast in cui poter stare insieme, mi introdussero all’arte queer. Durante questi incontri ho sperimentato accoglienza, incoraggiamento e la possibilità di esplorare, di fare domande e di articolare pensieri che prima, probabilmente, avevo tenuto per me.
Allo stesso tempo ho iniziato a interessarmi ad interpretazioni liberatorie dei testi sacri e di teologia dei corpi, del genere e della sessualità per certe cose che stavo scrivendo e ho scoperto con mia delizia e con sollievo alcuni dei pensieri, incontri e preghiere più progressiste – troppe per parlarne qui, ma ecco una delle più importanti: Ri-cordare il mio corpo
Nella mia esperienza di donna e di essere umano sessuato, sono diventata consapevole che l’oppressione è scritta sul mio corpo; in termini di bellezza, in termini di sessualità, in termini di ruoli profetici e in termini di violenza. Il mio corpo è stato luogo di battaglie ed è stato anche usato da un piano privilegiato – bianca, percepita come eterosessuale, attraente, educata e sana – per opprimere gli altri corpi che ne sono stati esclusi. La mia esperienza e quella altrui sono pervase da un senso di malattia del corpo, di smembramento e e di scorporamento e la mia educazione limitata, la teologia sessuale risicata, le norme di genere a cui sono legata, la teologia e le rivelazioni di fede che mi sono state insegnate, sono servite ad approfondire queste ferite.
Attraverso le voci degli esclusi, il Dio e il Cristo queer rivelano se stessi come divinità sovversive; e i teologi queer sono stati e sono intenti a “colorare dei colori dell’arcobaleno” l’eredità cristiana.
Il corpo di Cristo inchiodato ad una croce, immagine essenziale e icona, è stato distorto dai teologi e dagli insegnamenti che ci spingono a dimenticarci del corpo e a lasciarci alle spalle il piacere e la carne. Questo corpo di Cristo è anche il luogo della lotta: è precario, infatti significato e comprensione sono stati tolti dalla loro immutevole fissità e prescrizione e sono diventati noti ma sconosciuti. Nei vangeli esso è rappresentato sia come presente che come assente, un corpo con la carne piena di spine, sudore e lacrime, piagata, sanguinolenta, e la rivelazione della trasfigurazione, l’eucaristia e l’ascensione: tutto questo lo nasconde e lo svela in una molteplicità di maniere e di significati.
L’apparizione/sparizione del corpo risorto di Cristo aiuta ad enfatizzare la meditazione su quel corpo – la sua incapacità di essere pienamente presente, di essere qualcosa che si può afferrare, catalogare, ridurre all’osso e capito. Essa serve per focalizzare quel che comunque è evidente – il corpo come mistero, come materialità che non può essere svelata completamente, nascosta, qualcosa della profondità della sua esistenza – Graham Ward
Come teologa del corpo, ho incontrato il Dio queer nella chiamata a ricordare e a recuperare il/il mio corpo grazie ad un’incarnazione queer: togliendo gli strati di norme, prescrizioni, regolamenti che portano dolore, ferite, oppressione e ingiustizia.
Tu hai unito la divinità con la nostra polvere… una tale dottrina in cui Dio si è fatto carne in tutti i sensi deve riguardare anche il corpo – Margherita di Navarra
Non è facile, non è facile scrollarsi di dosso cosa è stato scritto sul mio corpo, ma sono impaurita, intimidita, curiosa ed eccitata mentre ricordo e recupero quello che esso è: che storie racconta? In che modo porto in me l’immagine divina? Come posso guarite, diventare intera, incarnarmi? Non sono affatto vicina alle risposte, ma ho voglia di cercare. Il Dio queer mi ha chiamato, e credo che questa sua chiamata possa cambiare davvero il mondo, ed è in periodi come questo che abbiamo davvero bisogno di sperare in qualcosa che possa cambiare il mondo…
Dobbiamo essere abbastanza coraggiosi da vivere con amore le differenze mentre condividiamo le rivelazioni sovversive dell’incarnazione, dobbiamo sforzarci di fronte a quelli che desiderano rimanere nelle loro certezze, nel loro potere e nel loro privilegio e usare i nostri corpi contro un sistema che non solo ci isola e ci estranea, ma smorza i nostri entusiasmi facendoli ristagnare. Dobbiamo essere consapevoli di abbracciare il divino dentro e intorno a noi, svelando la tensione di rivelazione e mistero, di presenza e assenza, del qui e non ancora.
Testo originale: Remember my body