Nella chiesa cattolica la lotta delle persone LGBT va insieme a quella delle donne
Articolo di Francis DeBernardo pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 24 gennaio 2017, libera traduzione di Sara C.
“Intersezionalità” è la parola che, lo scorso 21 gennaio, è apparsa in molti cartelli esibiti durante la Women’s March (Marcia delle donne contro TRump) tenutasi in diverse città degli Stati Uniti. Per chi non conoscesse ancora il significato di questa parola può leggere la sua definizione sul sito geekfeminism che scrive che è un “Concetto che viene spesso usato nelle teorie critiche per descrivere i modi in cui le istituzioni oppressive (come il razzismo, il sessismo, l’omofobia, la transfobia, le discriminazioni nei confronti dei disabili, la xenofobia, classismo, etc.) sono interconnessi e non possono essere esaminati separatamente gli uni dagli altri.”
Nei prossimi mesi, forse anni, questo termine diventerà il punto chiave sul quale lavorare per raggiungere l’uguaglianza delle persone LGBTQ. La Women’s March del 21 gennaio 2017 è la testimonianza della crescente consapevolezza, nella coscienza globale collettiva, che le questioni di ingiustizia sociale non possono essere esaminate singolarmente poiché molte di esse si intersecano tra di loro: l’oppressione è oppressione.
“Intersezionalità” può sembrare un neologismo ma non è certo un concetto nuovo. Di fatto, le oppressioni sono da sempre connesse tra di loro, ma chiamare questo collegamento con un suo specifico termine ha reso le persone più consapevoli di questi legami. Pertanto, come cattolici che operano per l’uguaglianza LGBT nella Chiesa, siamo così chiamati ad unirci con i cattolici che operano per l’uguaglianza delle donne all’interno della stessa organizzazione. Questo atteggiamento è ciò che la giustizia in sé richiede ma, così facendo, la discriminazione contro le persone LGBT è intimamente connessa con la discriminazione delle donne.
Tipico esempio sono le molteplici proibizioni religiose contro l’omosessualità maschile, scaturite alla base dall’errata convinzione che gli uomini gay intendano porsi allo stesso livello delle donne. Come mai è qualcosa di negativo? In questa ideologia anti-gay, l’essere donna è uno status d’inferiorità, di conseguenza l’uomo gay è visto come colui che rinuncia alla sua “naturale” superiorità per abbassarsi al livello della donna. Allo stesso modo, le donne omosessuali sono viste come esseri ribelli che, non accettando la “naturale” sottomissione all’uomo, vengono quindi denigrate. Non può essere stimato il peso che l’omofobia e la transofobia svolgono in un più generale concetto di pregiudizio sessista.
Tuttavia, esiste anche un lato positivo della questione: il femminismo ha contribuito notevolmente al movimento LGBT, soprattutto all’interno della Chiesa cattolica. La teologia femminista sottolinea l’importanza di basare la morale sessuale sulla qualità delle relazioni interpersonali e non sull’attività sessuale in sé, aprendo così la strada a una nuova etica sessuale cattolica che potrebbe approvare le relazioni tra persone dello stesso sesso. In poche parole, l’ideologia femminista ha presentato una visione più libera del gender che abbraccia tutti gli uomini, siano essi gay, lesbiche, bisessuali, trans gender o eterosessuali.
Le idee femministe forniscono nuovi spunti per la comprensione della sessualità e della posizione dell’individuo all’interno della società stessa, sfociando in comportamenti che si basano sulla libertà e sull’amore in generale. Più concretamente, negli Stati Uniti (e possibilmente anche in molte altre nazioni), sono state proprio le suore cattoliche le avversarie più esplicite e schiette riguardo omofobia e transfobia all’intero Chiesa. Alla base di quanto appena detto, aiutando le donne ad essere più libere, si aiutano, automaticamente, anche le persone LGBT.
Un post dei Bondings 2.0 suggeriva di unirsi per trovare una soluzione e “opporsi al razzismo, sessismo, omofobia, antisemitismo, islamofobia e a tutte le forme di esclusione”. Naturalmente, quanto appena detto risulta essere un compito arduo che però pone l’allarme verso tutte le forme di oppressione.
Come cattolici che lottano per la giustizia dei gruppi LGBT, bisogna assumere un atteggiamento contrario verso quello status di seconda classe che le donne hanno assunto all’interno della Chiesa. Bisogna essere vigili verso il sessismo in tutte le sue forme (tra cui il divieto di ordinazione sacerdotale) in quanto l’obbiettivo di giustizia deve essere una ricerca mirata a tutti.
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Testo originale: Where LGBT Equality and Women’s Equality Intersect