Il lungo cammino dei genitori con figli gay o lesbiche
Articolo tratto da devenirunenchrist.net (Francia) del 13 gennaio 2004, liberamente tradotto da Sara S.
Un giorno vostro figlio ha lanciato questa piccola frase che voi vi aspettavate senza però crederci davvero: “Sono omosessuale”.
Accettare che tuo figlio sia diverso non è facile. Passato lo shock iniziale, bisogna ancora superare numerosi interrogativi: è colpa mia? Mio figlio potrà essere felice? E come reagirà chi lo circonda, i suoi colleghi al lavoro?
Accettare l’omosessualità di tuo figlio è un lungo cammino che richiede tempo, riflessione, ma che si basa su due pilastri fondamentali: il dialogo e l’amore.
Ci si sente meglio quando lo si è detto, tranne quando ci si fa cacciare!
“Sapevo che non avrei potuto accettare completamente il fatto di essere omosessuale finché non lo avessi detto ai miei genitori”, ricorda François.
Fare “coming out”, o in altre parole, “confessare le proprie preferenze sessuali ai genitori” risponde spesso alla necessità, al bisogno troppo forte di “dire la verità”.
Eppure nessuno raccomanda di “dirlo a ogni costo”. “Ci sono dei momenti nella vita, delle ragioni per dirlo”, sottolinea Gisèle Le Bourgeois, psicanalista in formazione (e collaboratrice di Carrés d’Hélène).
“Se ci si sente troppo male nella propria pelle, è meglio parlare, ma altrimenti è meglio tacere. Questa rivelazione può avere l’effetto di una bomba”.
È così che David si trovato dall’oggi al domani messo alla porta: “Non voglio niente di tutto ciò a casa mia”, gli ha risposto suo padre. “O cambi o te ne vai!”.
Sono molto rari i casi in cui i genitori “prendono bene” l’omosessualità dei figli.
Rose Cosson, presidente dell’associazione Contact, racconta: “All’inizio c’è moltissimo stupore, si ha l’impressione di essere gli unici a cui sia capitato qualcosa del genere. C’è una parte di noi che è sconvolta”.
Per superare questo shock, ognuno ci deve mettere del suo. “I genitori devono fare uno sforzo, evidentemente”, continua Rose, “ma anche i figli devono saper essere pazienti”.
Genitori che si colpevolizzano
Davanti l’annuncio della notizia, numerosi sono i genitori che colpevolizzano. “Immediatamente, mi sono domandato che avevo fatto perché nostra figlia fosse così”, ricorda Marcel.
“I miei genitori si sono accusati a vicenda di essere una madre troppo invadente e un padre troppo assente”, deplora Audrey.
Eppure nessuno è colpevole, né il figlio che non ha scelto di essere come è, né i genitori che devono affrontare sia la situazione che la propria rimessa in questione.
Bisogna uscire dal continuo domandarsi circa la sessualità, che non ha alcuna risposta certa attualmente. La confessione dell’omosessualità obbliga i genitori a fare un grande lavoro su se stessi.
“Ho dovuto attraversare il lutto per il ragazzo che avevo in testa”, ricorda Maryse. Credo a ogni modo che nessun genitore sogni di avere un figlio omosessuale”.
A questa rinuncia si accompagna un secondo lutto, quello della discendenza: “La mia prima reazione è stata dirmi che non sarei mai stata nonna”, ricorda Claire.
Senz’altro risiede lì il lavoro più difficile su se stessi: accettare di non avere ascendente sulla sessualità di tuo figlio.
Questo figlio “fuori legge” che la società addita
L’omosessualità subisce ancora immagini riduttive e caricaturali nella nostra società. Un gran numero di genitori associano in particolare omosessualità e AIDS.
È un falso dibattuto perché tutti sanno la verità. In realtà è l’immagine deformata dai media quella che ossessiona l’immaginario collettivo e quello dei genitori.
“Quando ho detto che ero omosessuale”, racconta Frédéric, “i miei genitori hanno subito pensato ai bar gay, ai posti di perdizione. Eppure frequento un ragazzo e sono sicuro di essere molto più saggio di molti amici etero!”.
Effettivamente sono soprattutto i pregiudizi della società che i genitori devono affrontare. “Anche se si è piuttosto aperti”, sottolinea il padre di Frédéric, “si ha la tendenza a riassumere l’omosessualità con le relazioni sessuali. Con nostro figlio, abbiamo scoperto un mondo più grande, molto sensibile”.
Scoperta che necessitato tempo e che ha richiesto molta comunicazione e dialogo. Marie-Thérèse Allex, volontaria presso Contact, insiste su questo punto: “Rivelare ai parenti le proprie preferenze sessuali è evidentemente una tappa cruciale, ma bisogna continuare a informarli su ciò che si è veramente, su ciò che si prova. Non si può dire tutto in una sola volta”.
Rimane da far accettare ai parenti l’omosessualità di tuo figlio
È quella forse la difficoltà che rimane. La madre di Audrey ne aveva abbastanza delle battute delle sue colleghe sugli omosessuali e del loro incessante sottolineare il celibato di sua figlia.
“Ho finito per rispondere loro che il matrimonio omosessuale non è ancora autorizzato e che in effetti non c’erano nozze in vista per il momento”, spiega.
Una sana sfacciataggine di cui non sempre è possibile dare prova.
Testo originale: La longue marche des parents d’homosexuels