I Vangeli e l’omosessualità. Cosa ha detto davvero Gesù?
Brano tratto dal libro di Carolina del Río Mena*, ¿Quién soy yo para juzgar? Testimonios de homosexuales católicos, Editorial Uqbar, Santiago (Cile), anno 2015, pp.273-276, liberamente tradotto da Dino
Nei Vangeli non ci sono né menzioni, né condanne esplicite dell’omosessualità. E’ Paolo a parlare con maggior durezza di alcuni atti omosessuali, ma vedremo in quale contesto e a cosa si sta riferendo.
Ci sono tuttavia altri testi biblici che ci possono far riflettere, ma in un’altra direzione. Per esempio Matteo 8,5-13, in cui Gesù guarì il “pais” (ragazzo) del centurione. Ricordiamo l’episodio: Gesù ha terminato di predicare quello che chiamiamo il discorso della montagna, le beatitudini. Sceso dal monte cura un lebbroso in cui si imbatte entrando a Cafarnao, dice il testo:
Gli si avvicinò un centurione e lo pregò dicendo: “Signore, il mio ragazzo (pais) giace in casa paralizzato e in preda a terribili sofferenze”. Gesù gli disse: “Andrò a curarlo”. E il centurione replicò: “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; basta che tu dica una parola e il mio ragazzo (pais) sarà guarito. Poiché anch’io, che sono un sottoposto, ho dei soldati ai miei ordini, e dico a uno: ‘Vai’, e lui va; e a un altro: ‘Vieni’ e lui viene; e al mio servo: ‘Fa’ questo’ e lui lo fa”. Sentendo questo, Gesù rimase ammirato e disse a quelli che lo seguivano: “Vi assicuro che in tutto Israele non ho trovato in nessuno una fede così grande. E vi dico che verranno molti da oriente e da occidente e si siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel Regno dei Cieli, invece i figli del Regno saranno lasciati fuori nelle tenebre; là vi sarà pianto e stridore di denti”. Gesù disse poi al centurione: “Va’, che avvenga per te come hai creduto”. E in quello stesso momento guarì il ragazzo (pais)”.
Oggi sappiamo che il termine “pais” (in ebraico) può significare non solo ragazzo, come di fatto lo si traduce, potrebbe significare anche qualcosa di più… Se i soldati romani non si spostavano con le proprie mogli, ma con altri uomini, questo “pais” non potrebbe essere stato qualcosa di più del servo del centurione, cioè l’amante? Il teologo messicano Manuel Villalobos Mendoza sostiene di sì. E se era qualcosa di più di un servo, come cambierebbe nella nostra lettura del testo?
In questo saggio non è possibile svolgere una dettagliata analisi dell’esegesi biblica tradizionale, nè di quella realizzata da specialisti omosessuali, ma sarebbe opportuno cominciare ad ascoltare ciò che essi stanno dicendo già da vari anni, quando ha iniziato a diffondersi una lettura biblica queer. Queer significa raro, strano, bizzarro, contorto.
Rictor Norton, storico nordamericano stabilitosi in Inghilterra, specialista in storia della letteratura e cultura rinascimentale, afferma che i il termine queer veniva impiegato con un chiaro senso ingiurioso e peggiorativo. I biblisti queer, tuttavia, e alcuni anni più tardi anche la teologia che porta lo stesso nome, si sono appropriate del termine per demolire il senso ingiurioso di questa parola, legittimare le lotte per i diritti delle persone omosessuali ed elaborare la teoria delle dissidenze sessuali, dando un significato completamente nuovo al termine.
La teologia queer non è ancora entrata nei circuiti accademici ed è oggetto di forti critiche da parte del Magistero, ma questo non significa che non esista e che non debba far riflettere. Xavier Pikaza, sacerdote e teologo cattolico, afferma:
“Può succedere che senza passare attraverso la ‘teologia queer’ non si riesca a considerare l’emarginazione spirituale degli omosessuali come un peccato dello stesso calibro dell’oppressione, dello sfruttamento dei poveri da parte dei ricchi; (…) Il rischio consiste nel non scoprire lo stato di bisogno e l’emarginazione di cui soffrono molti omosessuali… poiché Lo Stesso che affermò: “beati i poveri, perché di essi è il Regno di Dio”, oggi grida a chi vuole ascoltarlo: “beati gli omosessuali, perché di essi è il Regno di Dio”…
Gli omosessuali non sono soltanto pietra di scandalo per ognuno a livello individuale, ma anche per la stessa Chiesa: non ha più senso – se mai lo ha avuto – parlare di ‘scelta preferenziale per i poveri’ se tale espressione non è accompagnata da una ‘scelta preferenziale per le persone lesbiche, gay, bisex transgender (LGBT) (cit. tratta da Pikaza Xavier, Teologia queer. Valores y limitaciones, 2007) .
Nei Vangeli non c’è alcun riferimento all’omosessualità, nonostante esistano condanne nella letteratura rabbinica dell’epoca. Gesù, ebreo in tutto e per tutto, è stato molto libero, dato che ha preso le distanze da tutto ciò che in qualche modo portava alla discriminazione e si è sempre collocato “dalla parte sbagliata“, cioè al fianco degli emarginati e degli esclusi: ad esempio dell’adultera (Gv 8,1-11) e della pubblica peccatrice (Lc 7,36-50), che trasgredivano la sessualità del tempo. Tuttavia, ribadisce Awi, “Gesù non ha indirizzato una sola parola agli omosessuali, né per attaccarli, né per difenderli.” Perchè? Bernardino Leers afferma:
(…) Questo silenzio mette in evidenza nel messaggio di Gesù qualcosa di più significativo per la discussione del problema degli omosessuali. Nella coscienza missionaria di Gesù è presente un nucleo di comunicazioni che supera i problemi sessuali specifici e li mette in secondo piano. Grazie a questo, la presenza attiva del Padre è al centro, col suo Regno, nel quale tutti gli esseri umani diventano fratelli della stessa famiglia, rapportandosi tra loro tramite la pratica dell’amore reciproco e fraterno. Con questo, nell’orizzonte del problema degli omosessuali sorge una luce: “l’amore del Padre per tutte le persone e l’amore solidale che deve caratterizzare concretamente le relazioni umane e la convivenza sociale, libero da discriminazioni e pregiudizi” (cit. tratta da Leers B., Homossexuais e ética de libertacào. Uma caminada” in Perspectiva Teologica 52, 1988, p.305.)
* Carolina del Río Mena è una teologa cattolica e giornalista cilena, madre di quattro figli. Ha conseguito un master in Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Cattolica del Cile ed è docente presso il Centro de Espiritualidad Santa María, inoltre collabora col Centro Teológico Manuel Larraín del “Círculo de estudio de sexualidad y Evangelio”. E’ autrice del libro “¿Quién soy yo para juzgar? Testimonios de homosexuales católicos” pubblicato nel 2015, ed è co-autrice di “La irrupción de los laicos: Iglesia en crisis” edito nel 2011.