Come la chiesa cattolica può fermare gli omicidi delle persone transgender in Salvador
Articolo di Robert Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 31 marzo 2017, libera traduzione di Lucia del Progetto Gionata
Il 31 marzo è la Giornata Internazionale della Visibilità Transgender, un giorno fatto per prendere coscienza dei risultati della lotta contro la transfobia. Tuttavia, tra le iniziative vi è la triste realtà che vede aumentare sempre più il numero di omicidi per l’odio razziale verso le persone transgender a El Salvador. Gli attivisti LGBT hanno affermato chiaramente che, in quel Paese e in altre aree dell’America Latina, la Chiesa Cattolica partecipa a tale tragedia. Ma il popolo di Dio di quella Nazione può scegliere un altro percorso. I Trans-sostenitori sfilarono a San Salvador nella Giornata Internazionale della Donna.
A febbraio, come riferito dall’agenzia Reuters, tre transessuali sono state uccise proprio nella città di San Juan Talpa, facendo salire il numero di omicidi di persone transgender nel 2017 a sette. Di uno di questi, l’agenzia racconta:
“L’ultima vittima della città si chiama Elizabeth Castillo, una trans che, secondo la polizia, è stata rapita a febbraio dopo aver presenziato al funerale di due transessuali. Il corpo, che mostrava segni di tortura, è stato trovato riverso sul ciglio della strada.
Altre 40 transessuali, dice Karla Avelar, direttore del gruppo Communicating and Training Transwomen, “sono state costrette ad emigrare in altri Paesi per salvare la propria vita.”
Teresa, una transessuale di San Juan Talpa che ha considerato l’idea di fuggire per paura, dice: “Penso che qualcuno possa uccidermi… Vivo nella paura costante… Con il dubbio. Ho pensato di allontanarmi da questo Paese, perché se rimani qui le bande ti trovano. “Le bande non accettano lesbiche, gay, o transessuali. La diversità non va d’accordo con le loro regole”.
La violenza contro gli LGBT è strettamente legata a quella delle bande che devastano la Nazione, descritta dall’agenzia Reuters come “uno dei Paesi più pericolosi, al di fuori della zona di guerra”. Le bande controllano molte comunità tramite estorsione, violenza, e stupro. Ma anche lo stigma sociale ha contribuito notevolmente alla sofferenza patita dalle persone LGBT a El Salvador, e gli attivisti affermano, a questo proposito, che la Chiesa Cattolica è complice. Humanosfere riferisce:
“I sostenitori dicono che gli LGBT fanno fronte a una doppia minaccia derivante da tale violenza. La retorica anti-LGBT delle figure religiose e politiche non fa che perpetuare i pregiudizi sociali già consolidati, e l’influente Chiesa Cattolica Romana favorisce i sentimenti contrari agli LGBT condannando pubblicamente il sesso ed il matrimonio gay”.
Gli stereotipi negativi sugli LGBT sono assai diffusi a El Salvador. La Reuters riporta: “Un sondaggio dell’americana Pew Research Center rileva che quasi i due terzi dei salvadoriani credono che la società non dovrebbe accettare l’omosessualità”.
Anche la terapia riparativa è una cosa normale; un’altra indagine rileva che due LGBT su cinque l’ha sperimentata. Data la considerevole, e a un tempo predominante influenza della Chiesa a El Salvador, questi stereotipi derivano, almeno in parte, dalle affermazioni negative sugli LGBT da parte dei Cattolici. Avelar, scampata lei stessa a due tentati omicidi, riassume la situazione:
“Ci criminalizzano… Usano la Parola di Dio e la Bibbia per giudicarci. Ci stanno distruggendo.”
“Ci stanno distruggendo” non è un’iperbole. Venticinque LGBT sono stati assassinati l’anno scorso, una popolazione equivalente a quella dello Stato del Massachussets. Dopo il primo trimestre del 2017, El Salvador è sul punto di superare tale cifra.
Nel 2015, l’Arcivescovo Romero è stato beatificato lo stesso giorno in cui in Irlanda è passata la legge sul matrimonio egualitario. E’ stato un grande giorno per la laicità! Ma la Chiesa Cattolica di El Salvador ha un’altra opinione: una tradizione liberazionista è stata già accettata da alcuni cattolici riguardo le persone LGBT. L’Università Centroamericana, dove sei gesuiti sono stati martirizzati nel 1989, ha ospitato la prima conferenza dei diritti LGBT nel 2013. Questa tradizione liberazionista è radicata nella nazione dei martiri, includendo il Benedetto Oscar Romero che non è stato beatificato, per via di posizioni conservatrici, fino a Papa Francesco. Poco prima del suo assassinio, Romero disse a un giornalista:
“Se mi uccidono, mi offrirò per il popolo Salvadoriano. Se le minacce si avvereranno, offrirò il mio sangue a Dio per la rendenzione e la resurrezione di El Salvador. Il mio sangue sia fonte di libertà e segno che la speranza sarà presto realtà.”
Le trans salvadoriane sono esse stesse delle martiri; sono state uccise per incamminarsi nel sentiero della santità, per vivere autenticamente se stesse. Nel loro sangue, nuove fonti di libertà e speranza mettono radici per poi fiorire.
Queste figlie di Dio non dovrebbero mai avere a che fare con le morti violente in prima persona, ma il loro assassinio obbliga adesso i cattolici a farsi portavoce dei diritti umani LGBT, oltre che come difensori delle comunità LGBT crocifisse.