Negoziare un’identità religiosa inclusiva: il cammino dei gay evangelicali
Articolo di Scott Thumma (Emory University, USA) pubblicato su Sociological Analysis (Analisi sociologica), anno 1991, 54:4, pp.333-347, liberamente tradotto da Nicola M.
ABSTRACT: Questo articolo esamina il processo attraverso il quale gli individui ricostruiscono la propria identità religiosa evangelicale[1] per risolvere positivamente il precedente conflitto con l’identità omosessuale. Si traccia il profilo di alcuni membri di un’organizzazione cristiana conservatrice, Good News, studiando il modo in cui essi giungono a desiderare, costruire e solidificare un’identità gay evangelicale. Attraverso un processo di socializzazione, essi rinegoziano i limiti e le definizioni della propria identità religiosa per includere una valutazione positiva dell’omosessualità. L’identità religiosa degli individui, certo ridefinita ma ancora spiccatamente evangelicale, li rende in grado di risolvere la frizione tra fede cristiana e sentimenti omosessuali. Il presente studio indaga il modo in cui un’identità religiosa viene rimodellata per integrare aspetti dell’io incompatibili con essa. Si propone uno sguardo interessante sulla socializzazione religiosa che prescinde dalla conversione radicale. L’esempio qui discusso, per certi versi unico, presenta una prospettiva sulle modalità che guidano gli individui e i gruppi nel processo di negoziazione delle identità religiose nel mondo moderno.
“Sono un cristiano nato di nuovo e ho cercato aiuto nella preghiera e nella chiesa, ma sono ancora gay. Potrebbe darsi che Dio mi accetti per quello che sono?” (lettera a Good News)[2]
“Un simile dubbio non deve sorprendere quando le radici spirituali di una persona affondano in una tradizione che, a buon diritto, intende la Bibbia come la Parola di Dio messa per iscritto e non semplicemente come un’accozzaglia di testi ormai obsoleti. Di conseguenza, quando una persona omosessuale che tiene in tale considerazione la Bibbia si trova ad avere a che fare con interpretazioni tradizionali e culturalmente condizionate dei passi intesi come contrari all’omosessualità, lui o lei è risucchiato in un vortice di confusione spirituale. È dunque una gioia comunicare a queste persone il fatto che possono certamente riconciliare la propria fede di cristiani nati di nuovo con il proprio stile di vita” (un esponente di Good news nella newsletter).
Per molti cristiani evangelicali, uno stile di vita omosessuale e un’identità religiosa conservatrice sono semplicemente inconciliabili. Secondo la maggioranza dei cristiani conservatori, non esistono né gay cristiani né una giustificazione biblica di tale condotta di vita.[3]
Eppure, per i membri di un gruppo gay evangelicale, tale opzione non è solo una possibilità, ma anche una realtà e un imperativo. Questo gruppo, chiamato Good News, è stato creato specificatamente per aiutare gli individui a conciliare omosessualità e identità religiosa evangelicale.
Lo scopo del gruppo, se da un lato risulta una minaccia per chi abbracci l’identità religiosa evangelicale più tradizionale, è ad ogni modo considerato degno di essere perseguito. I membri del gruppo portano a termine un cambiamento attraverso la negoziazione dell’identità e la socializzazione. In altri termini, ridefiniscono l’identità religiosa tradizionale in aree ben delimitate attraverso l’interazione con Good News; si riconciliano con la propria omosessualità, ma allo stesso tempo mantengono l’identità religiosa evangelicale.
Il cambiamento d’identità religiosa, nel linguaggio tradizionale relativo alla conversione, è stato caratterizzato primariamente come “riorganizzazione radicale dell’identità, del senso e della condotta di vita” (Travisano, 1970:594), oppure come l’abbandono di una determinata identità religiosa a favore di un’altra (Kilbourne e Richardson, 1989). Questo perché solo pochi ricercatori esaminano cambiamenti d’identità meno travolgenti che si verificano all’interno di una determinata tradizione religiosa, comunemente noti come “alternanze” (Travisano, 1970). Un’analisi dell’interazione tra Good News, i suoi membri e l’identità evangelicale tradizionale mette in luce un processo di negoziazione dell’identità complesso e sottile.
La contrapposizione di identità dissonanti non sfocia necessariamente in un aut-aut che elimini una delle identità. Al contrario, la negoziazione delle identità può essere strutturata come processo nel corso del quale larga parte delle identità rimane intatta. I membri di Good News giungono ad accettarsi come gay cristiani senza rinnegare la propria identità evangelicale. Alcuni aspetti dell’identità evangelicale dei membri del gruppo vengono ridiscussi per incorporare nel quadro generale della loro personalità una sessualità incongruente rispetto all’identità religiosa ma percepita come essenziale. Per queste persone, l’identità fondamentale diventa quella di gay evangelicali.
La negoziazione dell’identità come processo di socializzazione
La negoziazione dell’identità può essere intesa come un aspetto della socializzazione adulta. La prospettiva dell’interazionismo simbolico (Mead, 1934; Goffman, 1959; Garfinkel, 1967; Berger e Luckmann, 1967) offre una descrizione delle dinamiche coinvolte nella socializzazione. I sistemi di significato sono creati e mantenuti attraverso l’interazione dell’io e della società. Sono un prodotto di detta interazione sia il concetto di sé, “come l’io crede di essere” (Troiden, 1984), sia l’identità, il contenuto del concetto di sé in relazione con la situazione sociale (Gecas, 1982). La socializzazione è il processo attraverso il quale l’io interiorizza i significati sociali, li reinterpreta e, a propria volta, risponde nella società. In questi termini, è possibile vedere la socializzazione come la formazione continua del concetto di sé nel tempo (Gecas, 1986). Da tale prospettiva, la negoziazione dell’identità, sia essa religiosa o sessuale, fa parte del processo naturale che gli individui intraprendono per creare un concetto di sé più stabile e coerente (Becker, 1963; Straus, 1976; Gecas, 1982). Da questo punto di vista, la conversione è una negoziazione dell’identità che contempla un cambiamento completo nel “costrutto identitario fondamentale” (Staples e Mauss, 1987).
Il concetto di sé dell’individuo si organizza spesso attorno a un “costrutto identitario fondamentale” (Hart e Richardson, 1981); Gecas, 1981) o centrale, che fornisce una certa unità o consistenza alle altre identità della persona. La stabilità dell’identità fondamentale (il “master status” di Becker, 1963) risiede nell’interazione tra l’esperienza continuativa che l’individuo fa del mondo, il significato relativo assegnato a tale esperienza, la plausibilità di questi sistemi di significato che disciplinano l’esistenza e l’interazione dell’individuo con un “gruppo di riferimento” (Loftand, 1969) significativo. Questo non significa che i concetti di sé propri di ciascuno siano diretti da un’identità fondamentale forte, né che tutti gli individui si sforzino di mantenere una coerenza completa con se stessi. La maggior parte delle persone convive con una condizione di forte incoerenza. La tendenza a sviluppare un’identità fondamentale forte, tuttavia, è intrinseca a determinati ruoli o contesti sociali. Hart e Richardson (1981) hanno dimostrato che gli omosessuali organizzano frequentemente la propria identità personale attorno all’identità sessuale. Questo tratto è molto frequente in persone le cui identità sono stigmatizzate (Goffman, 1963).
Le ideologie e le pratiche di molti gruppi religiosi incoraggiano una concezione di sé organizzata attorno all’identità religiosa dell’individuo (Aremerman, 1987); Peshkin, 1986).
Una certa visione del mondo diventa la “sacra volta” che conferisce senso ad ogni altra esperienza. Quanto più profondamente una persona è inserita in una prospettiva religiosa, tanto meno è probabile che possa sostituirla con un’altra (Gecas, 1981; Greil e Rudy, 1984).
La dissonanza identitaria come meccanismo motivazionale
In ogni caso, una discussione sulla socializzazione resta incompleta se non prende in esame la questione della motivazione (Gecas, 1986). Nelle opere dell’interazionismo simbolico, la questione motivazionale è stata spesso rinviata alla discussione delle motivazioni, delle legittimazioni e dei giudizi, specialmente in termini simili a quelli impiegati da Mills (1940) e da Scott e Lyman (1968). Il concetto di motivazione è vicino alla teoria dell’attribuzione: entrambi offrono giustificazioni linguistiche di un atto o un comportamento particolari. Le motivazioni sono le ragioni dichiarate, le opinioni sulle motivazioni stesse o lo stimolo per il cambiamento. Si tratta di un aspetto essenziale della socializzazione; in ogni caso, ciò non riguarda i meccanismi interni del cambiamento.
Un possibile approccio alla questione della motivazione consiste nel prendere in esame ciò che hanno in comune coloro che si sono rivolti a Good News. Questo elemento è risultato problematico nella maggioranza degli studi sulla conversione. I resoconti a posteriori riguardanti la vita dei membri di Good News precedente la conversione risultano caratterizzati da una ricostruzione biografica ritualizzata (Greil e Rudy, 1984b; Snow e Phillips, 1980). Il presente studio, tuttavia, ha esaminato attentamente le lettere inviate al gruppo prima del contatto ideologico, per valutare l’identità e la motivazione di coloro che si sono messi in contatto con Good News.
Secondo quanto osservato, nel momento del primo contatto stabilito con l’organizzazione, il 74% dei membri potenziali ha espresso un fermo desiderio di risolvere la tensione percepita tra cristianesimo conservatore e sentimenti omosessuali. Tale tensione può essere meglio compresa nel quadro della teoria della dissonanza cognitiva (Festinger, 1957; Prus, 1984), secondo la quale una certa dissonanza interiore può prodursi quando vengono tenuti insieme due elementi cognitivi reciprocamente incoerenti. Tali elementi non sono per forza logicamente incongruenti e non è necessariamente richiesta una soluzione. La forza motivazionale della dissonanza cognitiva sorge laddove la persona percepisce l’incoerenza come intollerabile, quindi cerca di ridurre la dissonanza in qualche modo.
Una generalizzazione delle dinamiche della dissonanza cognitiva può risultare utile per interpretare la condizione di due identità incongruenti riunite nella stessa persona. Anche se alcuni riescono a mantenere identità incongruenti in una tensione gestibile, solo raramente entrambe le identità sono “identità fondamentali” per il concetto di sé. Coloro che contattano Good News percepiscono entrambe le identità come essenziali nel proprio concetto di sé. Tali identità, nella loro costruzione originaria, si escludono mutualmente; tuttavia, sono considerate troppo importanti per poter essere abbandonate. La dissonanza tra le identità funziona come motivazione per il cambiamento, ossia per la riduzione della dissonanza, soltanto se la persona percepisce la propria condizione come problematica. Per la maggior parte di quanti si sono rivolti a Good News, la dissonanza tra l’identità omosessuale e quella evangelicale era intollerabile e doveva essere risolta.
La revisione dell’identità religiosa
Vari aspetti della revisione dell’identità religiosa sono stati esplorati dagli studiosi della conversione. Gran parte di tale lavoro si concentra sull’accettazione di una nuova identità religiosa (Kilbourne e Richardson, 1989) o sul passaggio da un’identità a un’altra (Greeley, 1981). Questo cambiamento identitario è spesso percepito come un aut-aut. Ne consegue una conversione radicale o un concetto di sé segmentato in compartimenti. Tuttavia, grazie a un modello di socializzazione, le variazioni individuali all’interno di una determinata identità religiosa diventano evidenti, perché ci si concentra sulle dinamiche dell’interazione sociale. La ridefinizione dell’identità religiosa può essere raffrontata a qualsiasi altro tipo di socializzazione; semplicemente, essa determina un contesto organizzativo diverso (Greil e Rudy, 1984b). L’interazione tra il gruppo sociale e l’individuo attivo fornisce il contenuto fondamentale e il contesto per il cambiamento.
Negli ultimi anni, ci si è mossi per inquadrare la conversione nei termini di un processo di socializzazione (Long e Hadden, 1983; Machalek e Snow, 1985; Kilbourne e Richardson, 1989). Ciò ha permesso agli studiosi di integrare il cambiamento dell’identità religiosa nel più ampio corpus della letteratura scientifica riguardante lo sviluppo della persona. Tale prospettiva raffigura il convertito come attivamente impegnato nella ricerca del senso e della realizzazione personale, rendendo possibile una comprensione più approfondita della relazione dialettica tra individuo e gruppo. Il gruppo sociale continua ad essere inteso come detentore di una funzione formativa, ma non è più considerato l’unica forza nella socializzazione. Continua ad essere una fonte di significato sociale e, allo stesso tempo, limita i contenuti dell’identità individuale attraverso forme di gruppo e modelli di riferimento. Tuttavia, la conversione, come ogni cambiamento identitario, è più propriamente compresa quale prodotto della negoziazione tra l’individuo e il contesto sociale (Straus, 1976). Certo, l’interazione sociale e il coinvolgimento con gli altri è necessario perché l’identità ridefinita sia confermata e mantenuta, ma è l’individuo a venir visto come agente attivo.
Good News intesa come contesto per il cambiamento
Good News è un’organizzazione paraecclesiale evangelicale la cui sede e il cui gruppo principale si trovano ad Atlanta. Il gruppo si incontra due volte a settimana nei locali di un’associazione gay del posto. Il numero delle presenze è variabile, ma in media si riuniscono circa otto persone. Il nucleo del gruppo è costituito da quattro uomini, tutti bianchi, come la maggioranza degli altri membri.
Occasionalmente, si aggiungono alcune donne bianche o uomini neri. L’età media dei partecipanti è 35 anni. Affiliati a questo gruppo, ce ne sono altri quattro in altrettante città del Sud e del Midwest. Costantemente, centinaia di persone che vivono in cittadine isolate in tutto il Paese entrano in contatto con il gruppo attraverso la corrispondenza. Good News pubblica una newsletter trimestrale che viene recapitata a circa 400 persone. Nel corso di nove anni di attività, il gruppo ha intrattenuto contatti tramite corrispondenza con più di 1300 persone.
Lo studio relativo a Good News è stato realizzato tra il 1984 e il 1985. I dati sono stati raccolti attraverso l’osservazione partecipante nel corso di venti incontri. Sono state effettuate approfondite interviste individuali con sette membri di Good News. È stato altresì realizzato uno studio intensivo della voluminosa corrispondenza, di tutti i numeri della newsletter e delle opere pubblicate dal gruppo. Le statistiche descrittive riportate nel presente articolo derivano da una stima approssimativa (svolta dall’autore) delle osservazioni e dall’analisi contenutistica della corrispondenza del gruppo.
Good News si incontra dal 1977 ed è guidato da tre cofondatori. Sulla scia dei cristiani “liberali”, Good News ha adottato un’interpretazione culturale delle Scritture. Allo stesso tempo, però, l’organizzazione continua a rivendicare vigorosamente la propria appartenenza evangelicale e a mantenere molte caratteristiche tradizionali delle credenze e delle pratiche evangelicali.
Ufficialmente, il gruppo porta avanti una missione tripartita costituita dal dialogo con la chiesa “eterosessuale”, dall’arricchimento per i credenti gay e dal servizio nei confronti dell’intera comunità omosessuale. Nei fatti, il loro obiettivo primario consiste nell’offrire ai membri dell’organizzazione una strategia, allo stesso tempo esperienziale e cognitiva, volta a conciliare fede cristiana conservatrice e identità omosessuale. Questo obiettivo è ciò su cui si concentra il presente articolo.
In simile contesto, l’appartenenza non va intesa come il fatto di entrare a far parte della struttura del gruppo, bensì come l’accettazione dell’ideologia e della visione del mondo proprie del gruppo circa la negoziazione di un’identità gay cristiana. Gran parte dell’energia del gruppo è stata impiegata per diffondere la buona notizia di simile rielaborazione cognitiva, in virtù della quale sarebbe possibile essere allo stesso tempo gay e un cristiano conservatore. A causa di tale enfasi, che non punta al reclutamento fisico all’interno del gruppo stesso, l’appartenenza a Good News ha continuato a declinare negli anni seguenti il presente studio. Il gruppo si è sciolto ufficialmente nel 1987. Oltre all’enfasi posta sul credere e non sull’appartenere, altri fattori che hanno contribuito alla sparizione del gruppo sono stati il fatto che due dei membri fondatori hanno spostato il proprio impegno sul terreno della lotta contro l’AIDS, mentre altri tre dei membri più assidui si sono reinseriti nelle proprie comunità cristiane di provenienza, divenendovi più attivi. Tuttavia, all’epoca in cui il presente studio fu realizzato, Good News continuava a offrire strutture cognitive e determinati contesti esperienziali attraverso i quali i membri del gruppo potevano ricostruire il proprio concetto di sé.
La missione di Good News si costruisce attorno al già descritto obiettivo di revisione dell’identità. Good News “è una famiglia di credenti che si sforzano di gettare ponti di fede biblica che servano, e non schiaccino, lo stile di vita di lesbiche e gay”. Dopo aver gettato un rapido sguardo agli individui che ricercano l’aiuto di Good News, l’articolo analizza il modo in cui i “ponti” sono gettati, vale a dire come sono riconciliate le identità della fede evangelicale e dello stile di vita gay.
La famiglia dei credenti
Stando alle lettere che Good News riceve, la maggioranza (74%) delle persone che si rivolgono al gruppo si trova nel bel mezzo di una crisi d’identità[4]. La crisi si origina tra l’identità cristiana conservatrice e i sentimenti omosessuali. In queste persone, la tensione, il senso di colpa e la confusione che risultano dal tentativo di tenere assieme queste due identità conflittuali diventano intollerabili. Essi sentono di non poter più rimanere in una condizione di tensione tra il loro desiderio di essere “veri” cristiani conservatori e il fatto di provare sentimenti di attrazione omosessuale “peccaminosi” e “chiaramente condannati”. Una persona ha scritto al gruppo: “Non intendo e non posso rinnegare la mia fede (né il mio orientamento sessuale). Spesso mi trovo a elaborare compromessi circa ciò in cui credo. Il Signore è deluso da me”. Un altro ha scritto: “Non intrattengo relazioni sessuali con altri da tre anni nel terrore di infrangere la Legge di Dio. Sento la mancanza della vicinanza intima di una persona da amare, ma temo che andrei all’inferno se non agissi come agisco. Mi sento enormemente solo”.
Una terza citazione, tratta da una lettera a Good News, chiarisce bene la dissonanza identitaria: “Mi ricordo di essere morto dentro quando, una domenica, ho sentito dire dal pastore che ‘quei queer friggeranno all’inferno per la scelta che hanno fatto’. All’epoca credevo di conoscere Cristo. Di conseguenza, se la volontà di Dio sembrava essere che io non fossi omosessuale, avrei fatto qualcosa al riguardo. Ho pregato, ma non è successo niente.”
Tutti coloro che si rivolgono a Good News attribuiscono un’importanza di primo piano alla propria identità evangelicale conservatrice. Uno dei leader del gruppo lo ha chiarito in una dichiarazione: “Ho lasciato la Metropolitan Community Church perché mi pareva che anteponessero l’omosessualità a Dio… Non erano abbastanza evangelici per me”.
La fede religiosa dei membri del gruppo è un aspetto molto importante della loro identità. Come ha detto uno di loro: “È attraverso la mia fede cristiana che io sono in grado di definire me stesso e di conoscere chi sono”. Si tratta dell’identità fondamentale per la maggior parte di loro.
Per molti, l’affiliazione religiosa indica il radicamento in una determinata storia, l’appartenenza a una certa tradizione, la stabilità in un ben preciso ordine sociale. La maggioranza schiacciante di coloro che contattano Good News (94%) è stata educata in famiglie religiose e ha frequentato chiese evangeliche o evangelicali conservatrici riunite in denominazioni come la Chiesa Battista, il Sinodo Luterano del Missouri, la Chiesa di Cristo e le Assemblee di Dio.
Il 68% è cresciuto in aree rurali o in piccole cittadine del Sud e del Midwest. Tutti sono stati spinti a ricercare nella religione la chiave per risolvere i problemi e conferire senso alla vita.
Due caratteristiche primarie della tradizione evangelicale sono la dottrina dell’inerranza (infallibilità della Scrittura, N.d.t.) e un conservatorismo morale tradizionalista (Hunter, 1983), dai quali deriva un ambiente molto ostico per un cristiano che si trovi a lottare con sentimenti omosessuali. La Bibbia afferma letteralmente: “Non giacerai con un uomo come si giace con una donna. È cosa abominevole” (Levitico, 18:22).
Nell’intero corso della storia del Cristianesimo, l’omosessualità è vista come peccato (Boswell, 1980; McNeil, 1976).
Sia secondo i ricercatori, sia stando alle interviste fatte ai membri di Good News, l’omosessualità continua ad essere fortemente condannata dalle denominazioni evangelicali del Cristianesimo. Hunter rileva che l’88,7% degli evangelicali pensa che l’omosessualità sia un “comportamento immorale” (1983: 85); Ammerman ha rilevato che il 98% dei Southern Baptists intervistati afferma che l’omosessualità non è uno stile di vita praticabile dai cristiani (1985). Roof e McKinney notano che i protestanti conservatori sono il gruppo religioso americano che meno sostiene i diritti civili degli omosessuali e che più raramente vede l’omosessualità come moralmente accettabile (1987: 192, 212). Per un cristiano conservatore, questa realtà costituisce una barriera sociale sia teologica, sia sociale nei confronti di un’identità al contempo evangelicale e gay.
Ciò risalta con evidenza laddove la maggior parte dei membri di Good News affermano di essere stati fatti oggetto di un netto rifiuto da parte della famiglia e degli amici. In una lettera leggiamo: “Ho fatto coming out con la mia famiglia e mi hanno sbattuto fuori di casa”. Un altro membro attivo del gruppo ha raccontato: “L’ho detto ai miei migliori amici, una coppia cristiana della mia chiesa e adesso non mi parlano più”. L’ostracismo sociale che segue allo stigma omosessuale, soprattutto nelle cittadine o nelle aree rurali, aveva imposto un pesante tributo a coloro che hanno contattato Good News.
Ciascuno di loro ha espresso il sentimento di “essere diverso dagli altri bambini” fin dalla prima infanzia e di essersi sentito emarginato. Quasi tutti hanno affermato di aver percepito o vissuto forme di rigetto da parte della congregazione a causa del loro orientamento sessuale. Un membro attivo ha raccontato la propria esperienza: “Continuavo a udire sermoni che condannavano l’omosessualità. Sapevo che, se mi avessero scoperto, mi avrebbero potuto cacciare dalla chiesa. Mi trovavo in uno stato di confusione totale”. Circa il 40% dei membri di Good News aveva già avuto una qualche esperienza nella comunità gay, ma molto pochi, solo l’8%, intrattenevano contatti diretti e continui con gruppi di omosessuali del posto. Tutti coloro che si sono messi in contatto con Good News hanno affermato di voler assolutamente risolvere la tensione percepita tra il loro essere omosessuali e la loro fede cristiana evangelicale. In una lettera si legge: “Io amo Dio, ma come posso rinnegare i miei sentimenti? Perché dovrei sacrificarmi a Dio o al diavolo a causa dei miei sentimenti?”. Queste persone cercavano attivamente una soluzione a tale tensione nel momento in cui hanno risposto agli annunci di Good News, che titolavano: “Gay e cristiano, è possibile?”.
Molti hanno espresso ansia, disperazione e la sensazione di aver “raschiato il fondo”. L’accettazione religiosa da parte di Dio, la comunità e il senso di appartenenza erano percepiti come una possibile strategia per superare il senso di alienazione e di rifiuto. Ciò veniva spesso espresso dai membri come desiderio di servire il Signore e diventare cristiani “veri” e “completi”, allo stesso tempo sperando di vivere autenticamente quella sessualità che percepivano come data loro da Dio.
Gli obiettivi di Good News – Assicurare le giuste motivazioni
I leader di Good News conoscono bene la situazione di coloro che li contattano, quindi concentrano gli sforzi del gruppo direttamente sulla condanna biblica e sociale dell’omosessualità. La struttura dell’organizzazione punta ad aiutare i membri a sostituire tale percezione negativa con un concetto di sé positivo. Una serie di obiettivi specificamente ideati hanno lo scopo di favorire la revisione dell’identità. I leader presentano tali obiettivi come una serie di tappe logiche e indipendenti l’una dall’altra; nella realtà, gli obiettivi sono inseparabili e si realizzano simultaneamente all’interno del gruppo.
Le risposte scritte a coloro che hanno chiesto aiuto a Good News gettano luce sullo schema di strategie proposto. La maggior parte delle lettere inviate dai membri fondamentali del gruppo si aprono dando spazio all’ascolto e alla rassicurazione circa la possibilità di conciliare l’omosessualità e l’identità evangelicale. Successivamente, vengono offerte le testimonianze, l’informazione (biblica e scientifica) sulla possibilità della conciliazione, quindi viene proposta una lista di libri da leggere per ulteriori informazioni. Spesso, la terza parte della lettere consiste in un incoraggiamento fornito in modo che la persona ricerchi un gruppo che la sostenga o si rechi ad Atlanta per frequentare Good News. In conclusione, si discutono le possibili difficoltà e le strategie spirituali per mantenere l’identità gay cristiana. Le interviste e l’interazione con il gruppo hanno sottolineato che i membri seguivano un simile approccio a livello intellettuale, ma nella pratica le interazioni e la negoziazione identitaria non erano affatto così semplici né percepite sequenzialmente.
Good News sostiene che la propria priorità sia convincere i membri potenziali che è possibile modificare le loro convinzioni religiose. Durante il primo incontro, l’individuo deve essere accompagnato tramite un’operazione di vero e proprio counseling e rassicurato circa il fatto che non sarà dannato se rivede dottrine tradizionalmente “sacre”.
A tal fine, è necessario che la reinterpretazione della Scrittura venga percepita come un compito legittimo che non distrugga la validità e l’efficacia della stessa. Come affermato da uno dei leader: “Loro [le persone che si rivolgono a Good News, Ndt] devono rendersi conto che l’edificio non crolla se uno dei mattoni non era al posto giusto”. Questo aspetto è perfettamente riscontrabile in un commento presente nella corrispondenza di un membro affiliato: “I due libri che mi avete inviato hanno aperto una breccia nel muro di paura, senso di colpa e angoscia che la mia omosessualità mi aveva falsamente imposto. L’insegnamento che mi era stato impartito derivava da paure, condanne e opinioni avanzate nel nome di Dio. Erano condanne sociali, NON DI DIO”.
Una volta che l’individuo arriva a mettere in dubbio alcune dottrine e l’interpretazione letterale della Scrittura, ci si concentra sulle motivazioni alla base di questo cambiamento. Certo, la motivazione personale è una necessità assoluta, ma tale motivazione deve nondimeno essere inquadrata nel modo appropriato e trasmessa. La motivazione che spinge a mettere in dubbio le convinzioni tradizionali deve avere una solida base spirituale, dev’essere intesa come una ricerca spirituale.
Good News presenta il cambiamento come santificazione, ovvero “crescita nella sapienza e perfezione della vita cristiana”. La frizione tra sessualità e religiosità è percepita come “un dualismo tra corpo e spirito che si oppone a Dio”.
I problemi che derivano da un’interpretazione letterale della Scrittura vengono ripensati come questioni di “relatività culturale”. La scelta si pone dunque nei seguenti termini: l’individuo può esprimere la propria sessualità, attribuitagli da Dio e immodificabile, oppure rimanere prigioniero di “paure e opinioni umane affermate in nome di Dio”. Una volta che l’individuo, esitante, accetta tale prospettiva ideologica (“la volontà di Dio è che noi siamo gay e cristiani”), inizia ad interiorizzare questa prospettiva. L’unica azione corretta è “seguire il piano di Dio nella tua vita”. In risposta a ciò, i membri potenziali chiedono frequentemente: “Come posso sapere con certezza che quello che dite è la volontà di Dio?”
Insegnare la volontà di Dio
Il secondo obiettivo di Good News consiste nel presentare le dottrine a sostegno della ridefinizione identitaria proposta. Questo obiettivo include anche nuovi modi d’intendere la dissonanza identitaria e i problemi in questione. Good News afferma spesso che “si deve conoscere la verità e la verità renderà liberi”. Ciò significa che quanto più si impara circa le “rette” dottrine, tanto più facile diventa l’accettazione della nuova identità. Questo insegnamento ha un duplice scopo. Primo, si tratta di smontare la posizione precedente identificandone le falle argomentative e i presupposti scorretti da cui essa deriva. Quindi, si tratta di fornire informazioni che sostituiscano i pensieri precedenti circa l’identità personale, ridefinire un sistema di significato a sostegno delle nuove tesi e indicare la direzione del modo di agire futuro.
Good News deve insegnare ai propri membri la “corretta” interpretazione della Scrittura e, allo stesso tempo, l’accettabilità dello stile di vita gay. Questo primo obiettivo è affrontato attraverso l’impiego di un’ermeneutica storico-critica. Sulla base di tale principio interpretativo, la condanna contenuta in alcuni passaggi specifici è relativizzata mettendone in dubbio la pertinenza nel mondo moderno. Uno dei leader, prendendo la parola durante un incontro, ha affermato quanto segue: “Mi sento comunque di dire che credo nell’inerranza della Scrittura, intendendo però qualcosa di decisamente diverso. Sono più liberale per quanto riguarda gli aspetti collegati alla cultura, ma conservatore per quanto riguarda la teologia. La mia teologia non è cambiata molto”.
Successivamente, si offre un’esegesi elaborata dei passaggi in questione per dimostrare che le parole greche tradotte come“omosessuale” non hanno una definizione ben chiara oppure si riferiscono alla pederastia. Un terzo metodo impiegato è enfatizzare principi biblici come l’amore e l’accettazione verso tutti, in modo da contrastare l’attitudine discriminatoria della chiesa nei confronti dei gay. Durante un raduno, un altro leader ha affermato al pubblico: “La conclusione, il punto fondamentale, è che Dio ama tutti. Per me è questo il messaggio fondamentale della Bibbia”.
Un buon metodo teologico impiegato per affermare lo stile di vita gay si concentra sull’immagine di Dio come Creatore. Vengono spesso citati in proposito testi quali Sl.,139, “Sei tu che hai intessuto le mie reni” e Sl. 100 “È Lui che ci ha fatti, e non ci siamo fatti da soli”. Il ragionamento alla base di questo ragionamento creazionista è: “Dato che Dio mi ha creato tale e quale sono, perché non dovrei esprimere la mia sessualità?” Il gruppo si serve altresì di letteratura scientifica per mostrare che l’omosessualità è un orientamento e che, di conseguenza, è immodificabile[5]. A questo proposito, la domanda che viene posta è: “Perché mai Dio mi chiederebbe di cambiare qualcosa che non posso cambiare?”
Le modalità principali di insegnamento sono: lezioni tenute durante gli incontri; conferenze di oratori invitati come ospiti speciali; letture raccomandate di libri a sostegno delle tesi del gruppo, come “Is the Homosexual My Neighbor?” (Scanzoni, Mollenkott, 1978); corrispondenza scritta; interazione con individui indicati come modello. La trasmissione offre categorie cognitive alternative a sostegno della riorganizzazione identitaria proposta. Nel far questo, Good News punta ad assicurare l’accettazione dell’identità ridefinita fornendo un sistema di significato complementare che sostenga la nuova identità.
Incarnare la nuova identità
Una volta presentate le strutture cognitive a sostegno dell’identità ridefinita, viene perseguito un terzo obiettivo: Good News cerca di favorire l’integrazione della nuova identità gay cristiana attraverso due strategie principali: le attività di evangelizzazione e l’interazione sociale. Perché Good News continui ad essere un’organizzazione, ci sono svariate attività che devono essere curate. I membri vengono impiegati in attività come la corrispondenza e il sostegno prestato ai nuovi membri, la scrittura e l’invio della newsletter, come pure la pianificazione e l’organizzazione di attività sociali. La posta in gioco è definita dalla newsletter: “Se Dio usa Good News per benedirti e rimetterti in discussione, non ti impegnerai forse perché altri che si trovano nella disperazione possano udire la buona notizia dell’amore di Dio, non ti preoccuperai di loro?” I membri del gruppo vengono anche incoraggiati a impegnarsi in attività direttamente legate al mondo gay, come la partecipazione a manifestazioni per i diritti gay, raccolte fondi legate all’AIDS, missioni di testimonianza nei locali gay e attività di volontariato presso varie organizzazioni gay. Anche questo aspetto è molto evidente nella newsletter: “Chi porterà la Parola di salvezza e la vita in Gesù Cristo, vittoriosa giorno dopo giorno, nella comunità gay?”
Oltre a queste attività, Good News organizza incontri di preghiera, studi biblici, ritiri spirituali, raduni e cene di gruppo. Tutte le attività sono aperte ad ospiti e visitatori.
Inoltre, il gruppo promuove esplicitamente attività nelle congregazioni “eterosessuali”. Ai pastori delle chiese locali viene spesso chiesto di parlare in occasione di incontri bisettimanali. I membri di Good News vengono decisamente incoraggiati a frequentare chiese “eterosessuali” facenti parte della denominazione di provenienza di ciascun membro. Questo elemento è stato esplicitamente chiarito da uno dei leader del gruppo nel corso di un’intervista; “Ho scelto di proposito di far parte di una congregazione prevalentemente non gay perché credo nel concetto di famiglia di fede, comunità di fede. I cristiani gay non si possono permettere il lusso di isolarsi. Dobbiamo essere pronti a rischiare il dolore, il senso di alienazione e separazione se vogliamo mettere in moto una qualche forma di dialogo”.
Secondo il regolamento interno del gruppo, i leader e i membri del consiglio sono tenuti a frequentare chiese “eterosessuali” per testimoniare la redenzione e la grazia di Dio nei confronti di tutti, inclusi i gay. Ciò indica anche l’impegno del gruppo per l’unità del Corpo di Cristo.
Le attività sociali propugnate da Good News riproducono in vario modo l’approccio evangelicale dei membri del gruppo. Molti degli eventi sociali organizzati richiamano le attività delle chiese conservatrici, come per esempio gli appuntamenti di gruppo, i ritiri dedicati allo studio della Bibbia e incontri di altro tipo, tra cui i raduni annuali dedicati a membri marginali e provenienti da altre città. Tutti questi eventi contribuiscono a legittimare la nuova identità. Attraverso un’interazione positiva con gli altri, i membri iniziano a interiorizzare l’identità gay evangelicale e a integrarla nel proprio concetto di sé, come espresso da uno dei membri in una lettera: “Il ritiro dedicato a Mollenkott è stato un’esperienza notevole per me. Per la prima volta dopo tanto tempo mi sono sentito accettato e accolto, al mio posto”.
I leader incoraggiano chi contatta Good News per lettera a cercare una comunità o un gruppo gay e ad abbonarsi a riviste gay, inclusa la newsletter del gruppo. Good News offre la possibilità di sentirsi accettati dagli altri in contesti sociali positivi. Il gruppo raccomanda ai membri provenienti da altre città di frequentare occasionalmente il gruppo di Atlanta o uno dei gruppi affiliati e, se possibile, di trasferirsi in una città più grande dove ci siano chiese e gruppi gay. Le strutture del gruppo permettono ai membri di mettere alla prova la loro identità ancora instabile mediante il servizio, l’impegno nella comunità e la partecipazione ad attività parallele rispetto a quelle evangelicali, dalle quali sarebbero esclusi in quanto gay. Infine, queste attività sociali e l’accettazione ottenuta attraverso l’interazione con altri membri del gruppo, rafforzano il processo di socializzazione entro la nuova identità. Un membro di Good News ha chiarito molto bene questo aspetto durante un’intervista: “Ho deciso di rendere visita a Good News. Quello che ho trovato, oltre a un gruppo meraviglioso, è un luogo dove potessi essere me stesso e confessare la mia fede in Gesù Cristo”. Una simile interazione fornisce la sicurezza che la decisione di accettare l’identità rivisitata è la decisione giusta.
Mantenere la nuova identità
Il quarto e ultimo obiettivo di Good News è contribuire al rafforzamento e al mantenimento dell’identità rivisitata. Il sostegno del gruppo e della comunità sono fortemente ancorati a un rinnovato impegno a favore dell’identità cristiana gay. Per molti membri, l’accettazione da parte di altri cristiani è tutto ciò di cui hanno bisogno per poter solidificare la loro identità rivisitata. Tuttavia, il gruppo utilizza varie altre tecniche per rendere più facile questo cambiamento. Uno dei metodi consiste nella negazione e nella svalutazione dell’identità precedente. I membri di Good News finiscono per considerare la loro situazione precedente un ostacolo al loro essere “pienamente” cristiani, come risulta da una dichiarazione di uno dei membri di vecchia data: “Accettando il mio orientamento sessuale, sono stato in grado di progredire spiritualmente. Non vivo più una doppia vita. Non posso cambiare e non voglio farlo. Quando sei in grado di accettare te stesso e sai che Dio ti accetta e ti ha creato, riesci ad andare avanti e a vivere una vita più produttiva e felice”.
Un’ulteriore tecnica consiste nel presentare l’attuale identità gay cristiana come facente parte di una minoranza oppressa dai gruppi “oscurantisti”, ostili e accecati. Il fatto di “essere diversi” è ulteriormente rafforzato dalla creazione di un’identità di gruppo “elitaria”. Sia le chiese più conservatrici, sia alcuni gruppi gay laici sono visti come oppositori nei confronti della verità espressa dalla posizione di Good News. Se l’errore delle prime è non accettare i gay nella comunità cristiana, quello dei secondi è trascurare il coinvolgimento dei cristiani nella comunità gay. Un altro approccio impiegato dal gruppo consiste nell’applicare i valori morali evangelicali alla vita gay. Good News afferma che l’espressione della sessualità e le relazioni devono essere guidate da principi biblici, non da desideri licenziosi. Idealmente, ciò significa che l’attività sessuale dovrebbe esistere solo nelle relazioni serie.
Una quinta strategia per rafforzare l’identità rivisitata consiste nel compensare le falle percepite nell’ortodossia religiosa attraverso la sottolineatura dell’ortoprassi. Come già visto, Good News propone ai membri varie attività evengelicali tradizionali. Il gruppo propugna una forte enfatizzazione della pietà individuale e della religiosità esteriore, al punto di far pensare a una sorta di “giustizia delle opere”.
Per quanto riguarda le convinzioni religiose, Good News promuove un’adesione pedissequa a tutte le dottrine ortodosse “significative”, come la divinità di Cristo, il suo essere nato da una vergine, la resurrezione corporale, la necessità assoluta della salvezza individuale e la credenza secondo cui la Bibbia, se correttamente interpretata, è la Parola ispirata di Dio. Uno dei leader del gruppo ha espresso tutto ciò molto chiaramente durante un incontro: “Un cristiano può tranquillamente ritenere estremamente importanti la Scrittura, l’umanità, il peccato e la salvezza e al contempo non vedere alcuna incompatibilità tra omosessualità e vita cristiana”.
Il gruppo assicura di aderire saldamente ad ogni punto della dichiarazione di fede dell’Associazione Nazionale degli Evangelicali. La dichiarazione di fede di Good News afferma: “I membri di Good News confessano la propria fede individuale e comunitaria nelle verità bibliche fondamentali della piena autorità della Scrittura, dell’impegno personale nell’adesione a Gesù Cristo in qualità di Salvatore e Signore della Vita e dell’urgenza di condividere il messaggio dell’Evangelo attraverso la parola e l’opera”.
Infine, poiché Good News presenta il cambiamento come una ricerca spirituale, i benefici derivanti dal mantenimento dell’identità rivisitata sono considerati innanzitutto benefici spirituali, come espresso molto chiaramente da uno dei membri: “Non posso nemmeno descrivere il senso di liberazione spirituale che provo nello stare purificato di fronte al Signore”. L’amore e il pieno riconoscimento da parte di altri cristiani verso coloro che in precedenza erano stati ostracizzati dalla Chiesa diventa un atto di redenzione e di perdono. L’accettazione da parte del gruppo è percepita come segno dell’approvazione e della benedizione di Dio. Un membro ha dichiarato: “Dio ci ama e ci accompagna, offrendoci continuamente perdono, guarigione, pienezza. Noi viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, anche sessualmente, all’interno dell’amore di Dio”. Il comandamento biblico della santificazione e la promessa di un “tesoro” eterno per i cristiani perseveranti fungono da meccanismo implicito rafforzante l’impegno nel senso della nuova identità gay cristiana.
L’individuo come negoziatore attivo
Gran parte dell’analisi qui svolta circa il processo di negoziazione dell’identità gay evangelicale si è intenzionalmente concentrata sulle dinamiche di gruppo volte a promuovere il cambiamento. Good News propone un modello nel quale tutti i membri vengono socializzati. Una premessa fondamentale che definisce il concetto di socializzazione afferma che gli individui sono portati a conformarsi alle aspettative e agli ideali del gruppo attraverso l’interiorizzazione e la trasmissione in un contesto sociale. Come affermato da Long e Hadden: “il carattere speciale del processo è definito dal comportamento dei membri nei confronti dei nuovi arrivati” (1963:5). Sarebbe tuttavia inadeguato intendere il processo come monodirezionale, dove cioè il nuovo arrivato è meramente ricettivo.
Pochissimi di coloro che contattano Good News finiscono per diventare copie esatte dei dirigenti del gruppo. Negoziano con il gruppo tanto quanto il gruppo stesso negozia il proprio ideale identitario con la tradizione evangelicale. Le persone che si rivolgono al gruppo mostrano livelli variabili di adesione al cristianesimo, di apertura all’omosessualità e di disponibilità al cambiamento. I diversi livelli di motivazione influenzano nettamente le modalità secondo cui il singolo risponde alla revisione identitaria proposta da Good News, e lo si vede molto chiaramente osservando i diversi modi in cui la nuova identità è incarnata.
Una minoranza abbraccia pienamente tanto la nuova identità, quanto il gruppo, diventandone lo zoccolo duro (circa il 5%). Più spesso, chi si rivolge a Good News intende risolvere la dissonanza identitaria; una volta che la dissonanza è risolta o ridotta, sparisce (circa il 65%). Altre volte, la persona accetta l’identità e continua a mantenere una relazione superficiale e un certo grado di partecipazione alle attività del gruppo per ricevere sostegno occasionale e un senso di appartenenza comunitaria (25%). Una percentuale ridotta (5%) entra in contatto con Good News ma ne respinge il messaggio e interrompe ogni contatto con il gruppo.
L’evangelicale gay
È molto probabile che coloro che interiorizzano con successo l’identità gay evangelicale risultino diversi rispetto a prima di entrare in contatto con Good News. Nella maggior parte dei casi, i membri del gruppo accettano la propria omosessualità e si aprono circa il proprio stile di vita e allo stesso tempo riaffermano con vigore la propria adesione alla tradizione evangelicale. Il più delle volte, questi individui diventano più devoti e ortodossi di quanto fossero prima di entrare in contatto con Good News. Certamente, il punto di vista di costoro sulla sessualità e sulle relazioni è più moralista rispetto a quello generalizzato nella popolazione omosessuale secolarizzata (Bell e Weinberg, 1978). La maggior parte dei membri affermano di essere diventati più religiosi, di leggere la Bibbia e di pregare per più tempo ogni giorno, studiano le Scritture in modo sistematico e approfondiscono la tradizione evangelicale e affermano altresì che tali cambiamenti sono conseguenza del loro sentirsi accettati da Dio.
Allo stesso tempo, però, i membri di Good News non sono più evangelicali tradizionali stando alle loro opinioni dottrinali perché non credono nell’inerranza (infallibilità della Scrittura). Le prescrizioni morali che colpiscono l’uso di alcolici, il ballo, il sesso fuori dal matrimonio e soprattutto l’omosessualità hanno su di loro una presa minore. I leader e alcuni dei membri di Good News, per esempio, si schierano politicamente a sinistra per quanto riguarda questioni legate alla guerra, alla povertà, ai diritti individuali, all’aborto e alla politica estera. È in un certo senso inevitabile che i membri di Good News divengano di conseguenza più tolleranti nei confronti dei diritti di altre categorie, come i neri e le donne. Molti di loro rientrano perfettamente nella descrizione dei “giovani evangelicali” fornita da Hunter (1983: 111). Non sono più evangelicali tradizionali, ma in un certo senso scoprono di essere più autentici in quanto evangelicali gay.
Conclusioni
Se si escludono gli eremiti e le sette isolate, la negoziazione identitaria pare inevitabile nel mondo moderno, e ciò è vero anche per i membri di Good News, in particolare alla luce della loro lotta interiore con i sentimenti omosessuali. L’ideologia della comunità gay afferma che l’orientamento omosessuale è immutabile e costituisce una parte essenziale della natura di una persona omosessuale, il che rappresenta un problema arduo per coloro che si rivolgono a Good News. Queste persone sentono di dover rimanere fedeli alla propria tradizione evangelicale e alle proprie convinzioni dottrinali, le quali proibiscono esplicitamente l’omosessualità. Si tratta di persone che hanno lottato per anni con tale dissonanza identitaria fondamentale prima di giungere al punto di dover fare qualcosa per risolvere la situazione. Eppure, solo pochi hanno una vaga idea di come ridurre la dissonanza rimanendo al contempo autentici nei confronti della propria sessualità e della propria identità religiosa.
L’unica soluzione possibile e praticabile, ai loro occhi, è mantenere entrambe le identità: è quindi fondamentale negoziare una conciliazione tra le due identità fondamentali, aprendosi a qualche compromesso. La negoziazione identitaria richiede che questi cristiani accettino un approccio storico-critico alla Bibbia senza diventare cristiani liberali. L’identità così negoziata consente loro di accettare la propria omosessualità senza imporre l’apostasia. La socializzazione entro il quadro ideologico di Good News modifica, ma non sradica l’identità religiosa evangelicale dei membri del gruppo. Good News rappresenta una modalità unica di negoziazione identitaria: è l’opportunità di avere “la botte piena e la moglie ubriaca”.
Interagendo con il resto del gruppo, i singoli membri costruiscono per sé un’identità gay evangelicale che diventa un’alternativa rispetto alle identità religiosa e sessuale precedentemente dissonanti. Per centinaia di coloro che si sono rivolti a Good News, il cambiamento nel concetto di sé è sia il fattore scatenante sia il risultato dell’integrazione di un’identità gay rafforzata con un’identità religiosa evangelicale rivisitata. Nessuna delle due identità viene compromessa irrimediabilmente; al contrario, entrambe vengono combinate per creare la nuova identità fondamentale di gay evangelicale e il nuovo concetto di sé.
Benché si tratti di una situazione unica, questa realtà mette di fronte all’interrogativo se lo stesso processo si verifichi in altre situazioni religiose ed episodi di conversione. Concettualizzando il cambiamento dell’identità religiosa o la conversione come una situazione di aut-aut, i ricercatori rischiano di trascurare le complessità della negoziazione identitaria individuale. Allo stesso modo, se si sottolinea solo l’adeguamento crescente della religiosità conservatrice alla modernità, si rischia di sottacere l’esperienza di quanti riescono a negoziare un punto di vista sul mondo prettamente evangelicale e aspetti culturali quantomai moderni. L’esempio fornito dai membri di Good News suggerisce che i sociologi dovrebbero riservare un’attenzione più ampia alle dinamiche di socializzazione relative all’adattamento dell’esperienza religiosa al mondo moderno.
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[1] N.d.T. Nella traduzione italiana, ho preferito tradurre l’originale “evangelical” con “evangelicale” e non con “evangelico”. La scelta è dettata dalla necessità, oggi più che mai evidente e allo stesso tempo problematica, di distinguere in due gruppi le molteplici espressioni ecclesiali che si richiamano al Protestantesimo. Preferendo, per molteplici ragioni (che sono pronto ad esplicitare con cognizione di causa in altra sede) riservare il termine “evangelico” al filone del Protestantesimo storico, che discende dalla Riforma e si organizza nelle tre grandi tradizioni del Luteranesimo, dell’Anglicanesimo e del Calvinismo, ho invece impiegato il termine “evangelicale” per riferirmi ai movimenti, alle denominazioni e alle chiese cristiane sorte nel XX secolo negli Stati Uniti d’America come risultato del movimento di risveglio spirituale che ha attraversato il Protestantesimo storico d’Oltreoceano e si è poi diffuso ampiamente in tutti i continenti. Accanto alle evidenti e spiccate differenze tra Protestantesimo storico e Protestantesimo evangelicale in termini teologici (che investono anche questioni come il rapporto del cristianesimo con l’omosessualità), la necessità di distinguere tra i due filoni del Protestantesimo odierno si fa impellente per quanto concerne il rapporto con la Scrittura, molto diverso pur nella fondamentale aderenza comune al Sola Scriptura e, conseguentemente, l’elaborazione di un punto di vista cristiano sul mondo moderno. Più che mai, dunque, proprio traducendo questo articolo, ho ritenuto opportuna tale scelta terminologica. In conclusione, specifico che entrambi i termini, “evangelico” ed “evangelicale” (dove il secondo, lo riconosco, ha il sapore di un calco dall’inglese), rimandano fondamentalmente alla parola “Evangelo”, comune, fondamentale e fondante per tutti i cristiani. Nel differenziare i termini, dunque, dovrebbe essere chiaro che non c’è assolutamente, da parte mia, alcuna intenzione di privilegiare in sede di traduzione l’approccio degli uni squalificando quello degli altri. Auspico soltanto che si distingua laddove la distinzione è utile e necessaria.
[2] Tutte le citazioni riportate che mancano di riferimenti specifici sono estratte da Thumma (1987) e altre note relative a questo studio.
[3] V. riferimenti che seguono, come Hunter (1983:85), Ammerman (1985) e Roof e McKinney (1987:192, 212). Esistono alcuni gruppi evangelicali che non aderiscono a questa prospettiva, s.v. Blair (1977), o un numero speciale di The Other Side (Olson, 1984), dedicato alla questione dell’omosessualità e della Chiesa.
[4] Il resto di coloro che hanno contattato Good News era alla ricerca di sostegno, di appartenenza comunitaria o di un’opportunità per impegnarsi al servizio cristiano.
[5] La concettualizzazione dell’identità omosessuale impiegata in questo studio è quella offerta da Good News. È un punto di vista comune a molti gruppi gay e ad alcuni esperti, s.v. Bell e Weinberg (1978). Al momento è in corso un dibattito tra quei ricercatori che intendono l’omosessualità a partire da una prospettiva “essenzialista” e quelli che preferiscono una visione che rimanda al costruzionismo sociale, v. Diane Richardson (1984) e David Greenberg (1988).
Testo originale: Negotiating a Religious Identity: The Case of the Gay Evangelical