Jalid e Faras ed il loro amore gay proibito che la guerra in Siria non è riuscita ad uccidere
Articolo di Lluis Miguel Hurtado pubblicato sul sito de El Mundo (Spagna) il 6 maggio 2017, libera traduzione di Marco Galvagno
Un reportage del giornale El Mundo ha scatenato (in Spagna) una gara di solidarietà. Jalid e Faras, ovvero Isa e Mohamed, ora che sono lontani dal pericolo e possono rivelare i loro veri nomi, si sono lasciati finalmente alle spalle un incubo.
I due rifugiati gay siriani, vittime del rifiuto delle loro famiglie, della persecuzione degli omosessuali dell’esilio dovuto alla guerra, dopo aver subito un’aggressione in Turchia finalmente, dopo un lungo iter burocratico, sono atterrati all’aeroporto Barajas di Madrid sabato alle 18. Quelli che li hanno aiutato in questo lieto fine sono andati ad accoglierli.
El Mundo ha pubblicato giusto un anno fa il reportage su di loro che ha scatenato un’ondata di solidarietà tra i cittadini spagnoli che ha finito per cambiare le vite di entrambi i giovani. Lo hanno riconosciuto con frasi di gratitudine mentre sorseggiavano l’ultimo caffè con ghiaccio all’aeroporto Ataturk di Istambul in attesa del volo per la Spagna. “Le mie sensazioni sono incredibili” riconosce Isa di 28 anni, “ la nostra vita ora ricomincia”.
Il destino di Mohamed e Isa (in spagnolo Gesù), si noti il paradosso religioso formato dai nomi della coppia, è la terra delle colline degli ulivi. Dopo aver ricevuto la loro richiesta, l’Università di Jaen che ha deciso di concedere a loro due delle tre borse di un progetto pilota destinato alla formazione dei rifugiati in Spagna.
L’università pagherà loro gli studi e le spese di vitto e alloggio: nel primo anno studieranno lo spagnolo, poi Isa si iscriverà alla facoltà di giurisprudenza, mentre Mohamed a quella di beni culturali. “Grazie al primo periodo in cui studieremo lo spagnolo potremo conoscere persone e migliorare la nostra conoscenza della lingua. Ci impegneremo nello studio e seguiremo attentamente le lezioni aggiunge Mohamed, discendente da profughi palestinesi. La borsa di studio come condizione per esser rinnovata richiede la frequenza delle lezioni, ed il superamento degli esami. “Nel futuro voglio riuscire a mantenermi da solo, così le persone che ci hanno aiutato a venire in Spagna ed io saremo soddisfatti”.
Adattiamo le nostre regole a casi estremi, spiega il vicerettore del dipartimento per gli scambi internazionali dell’università di Jaen, Sebastien Brusque, riserviamo borse a studenti che oltre ad essere rifugiati appartengano a settori della popolazione ad alto rischio: minoranze etniche, religiose o persone con un diverso orientamento sessuale. Per far entrare in Spagna Isa e Mohamed hanno ottenuto visti da studenti. Acnur l’organizzazione che si occupa di aiutare i richiedenti asilo politico ha sbrigato tutte le pratiche.
“Voglio laurearmi in diritto internazionale per aiutare il mio paese. La Siria si merita un futuro migliore”, dice Isa, proveniente da Taqba, città occupata dall’Isis e ora sotto il tiro dell’esercito arabo-curdo che combatte i jihadisti.
“I miei genitori vivono lì. Ci sono ancora trentamila civili intrappolati lì senza acqua, cibo, né corrente elettrica”. La sua preoccupazione contrasta con il rifiuto della famiglia per il suo orientamento sessuale. Per questo motivo, né lui, né il suo fidanzato hanno chiamato le loro famiglie per dare loro la bella notizia.
Un amore impossibile in Siria
“Credo che alla fine la mia famiglia finirà per capirmi. Cercherò di mettermi in contatto con loro in futuro”, spiega Isa, che dal 2015 quando è fuggito dalla Siria. Sente solo la sorella, che vive a Beirut.
“Cercherò di contattarli anche se temo un nuovo rifiuto da parte di mio padre, però so che mia madre, diversamente da lui, mi ama. Se solo potessi raccontarle quello che ci è successo, sarebbe felice”, confessa Mohamed.
La persecuzione dei poliziotti siriani che hanno arrestato e torturato Mohamed e la loro storia d’amore impossibile, oltre alla guerra in corso, li hanno costretti a fuggire in Turchia. Il nuovo paese che accoglie mezzo milione di rifugiati siriani, si è rivelato però essere un rifugio precario: poco tempo dopo il loro arrivo alcuni individui li hanno ingannati con false promesse di lavoro, li hanno sequestrati e dopo averli condotti in campagna li hanno malmenati e hanno sottratto loro tutto, passaporti compresi.
El Mundo ha ricevuto la loro richiesta di aiuto nella città turca del sud Mersin, dove si erano nascosti, dopo una seconda esperienza traumatica: erano stati licenziati dal lavoro per il fatto di essere gay. Vivevano in un tugurio ancora in costruzione in condizioni di miseria.
Quando la loro storia è apparsa su questo giornale è successa una cosa insolita: molti spagnoli, a titolo individuale, hanno contattato il giornalista e si sono interessati a loro, a volte, hanno mandato anche i propri risparmi.
“Questo reportage ci ha strappato il cuore, leggendolo mio marito ed io ci siamo messi a piangere. La prima cosa che ci è venuta in mente è dobbiamo fare qualcosa”, ricorda Angel Grande che insieme al marito Ricardo Narajo hanno fondato un’organizzazione che aiuta i migranti Glbt, così hanno preso l’iniziativa. “Il lavoro che avevamo fatto con i rifugiati a Madrid, l’aver conosciuto ciò che vivono, patiscono e soffrono, il pensiero delle loro dure condizioni di vita e la consapevolezza di come sia difficile mettersi nei loro panni ci hanno spinti ad andare avanti”.
Ondata di solidarietà
L’azione si è svolta grazie al gruppo Avanzamos ganando igualdad voluto dai due coniugi che riuniva ogni persona che credeva di poter contribuire alla loro causa. “Vivevano in condizioni estreme. Non riuscivano a pagare l’affitto e il padrone di casa minacciava di aggredirli e di chiamare la polizia. Erano atterriti” afferma Ricardo.
“La prima cosa che abbiamo fatto è mandare loro i soldi per l’affitto. Abbiamo costatato che quello che diceva il reportage era vero: ci dicevano che si sarebbero suicidati o sarebbero tornati in Siria a farsi ammazzare”.
Angel Grande e Sebastien Brusque hanno iniziato a seguire assiduamente le pratiche del lento iter per il via libera che avrebbe consentito ai due giovani di arrivare in Spagna con loro hanno collaborato varie organizzazioni: La organizaciòn para la ayuda a personas refugiadas sirias de Eche, Bienvenidos a Espana e la rete che riunisce tutte le organizzazioni GLBT e molti cittadini anonimi.
“Lo scoglio principale da superare è stata la mancanza di documentazione, che ha dilatato moltissimo i tempi” ricorda Bruce che ringrazia le autorità turche, spagnole e palestinesi per la collaborazione.
“Abbiamo passato periodi molto duri ed eravamo preoccupati, però Sebastien e gli altri amici che sono stati al nostro fianco ci facevano sentire al sicuro”, si rallegra Mohamed stingendo forte il biglietto aereo. “È stato un percorso lungo e pieno di disavventure, ma ora ci sentiamo come se stessimo vivendo un sogno” riconosce Isa.
Un sogno che, diversamente da quello di migliaia di rifugiati ancora rinchiusi tra limbi legali e geografici e privi di un’opportunità di crescita di reale, per i due ragazzi oggi finalmente si è realizzato.
Testo originale: Los dos refugiados sirios gays agredidos en Turquía llegan a España