Costruire un ponte tra la chiesa cattolica e le persone LGBT per contribuire alla comprensione reciproca
Testo del gesuita James Martin* tratto dal suo libro “Building a Bridge”, ed. HarperCollins (Stati Uniti), giugno 2017, pp.9-13, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Negli ultimi anni, in effetti, il clima sociale e politico statunitense è diventato sempre più polarizzato e le dinamiche sociali sempre più aggressive. Anche all’estero i vari gruppi sociali, politici ed etnici si ritrovano l’un contro l’altro armati con un’intensità non solo nuova, ma molto preoccupante. Fino a non troppo tempo fa le opposte fazioni interagivano civilmente, lavorando insieme per il bene comune; certamente c’erano tensioni, ma prevalevano una tranquilla cortesia e un tacito rispetto. Oggi sembra che tutto sia dominato dal disprezzo; il risultato è che molte persone si sentono impotenti di fronte alla rabbia che intride il consesso sociale, di fronte agli insulti, agli attacchi personali e alla violenza generati da tali divisioni.
Secondo me, le “bolle” create dai social media, in cui la propria visione del mondo raramente viene messa in discussione, i notiziari specializzati in analisi semplicistiche, quando non false, di complicate situazioni politiche, e i leader della società civile che sembrano non preoccuparsi delle divisioni create dalle loro parole e dai loro atti sono tutti sviluppi che contribuiscono alla nostra disunione e al crollo delle speranze di fronte a tale disunione.
In un’epoca come questa, la Chiesa dovrebbe farsi segno di unità; come, a dire il vero, dovrebbe essere in ogni epoca. Eppure molte persone vedono una Chiesa che contribuisce alla divisione e molti leader cristiani e il loro seguito che segnano il confine tra “noi” e “loro”. Tuttavia, la Chiesa opera al suo meglio quando incarna le virtù del rispetto, della compassione e della sensibilità, perciò spero che questo piccolo libro possa costituire una meditazione per la Chiesa nel suo complesso, non solo per chi è interessato alle tematiche LGBT.
Alcune precisazioni. Prima cosa, non tutti i prelati cattolici vanno redarguiti per il loro comportamento verso i cattolici e le cattoliche LGBT: non voglio assolutamente dire questo. Oltre ai vescovi di cui ho parlato sopra, ce ne sono decine, almeno negli Stati Uniti, che accolgono con entusiasmo la comunità LGBT e molte parrocchie in America hanno ottimi progetti espressamente dedicati. Molti vescovi e sacerdoti, per non parlare dei diaconi, dei religiosi, delle religiose e dei laici, vanno davvero lodati. In effetti, una delle caratteristiche della Chiesa che più sorprende chi non è cattolico è la quantità di lavoro svolto a beneficio della comunità LGBT, senza far parlare troppo di sé, in moltissime diocesi e parrocchie.
Seconda cosa, non tutte le persone LGBT lottano per accettarsi: oggigiorno il processo di comprensione della propria identità di persona LGBT è più semplice di quanto lo fosse alcuni decine di anni fa. Una delle cose che mi hanno commosso di più all’incontro di New Ways Ministry (Ndr l’associazione che supporta i cattolici LGBT degli Stati Uniti) che ho avuto a Baltimora, è stato il fatto di essere accompagnato da due amici: un sedicenne che aveva appena confessato di essere gay ai suoi compagni di classe in un liceo cattolico e suo padre, quasi cinquantenne, che aveva accettato suo figlio con tutto il suo essere. Il weekend successivo, in viaggio per Philadelphia per parlare in una parrocchia, due fratelli poco più che ventenni mi hanno dato un passaggio dalla stazione ferroviaria: uno dei due, studente universitario, mi ha spontaneamente comunicato di essere gay; il suo modo rilassato di parlare mi ha immediatamente comunicato il suo essere assolutamente a suo agio con la sua sessualità.
Non voglio sottintendere, attraverso alcuni dei miei commenti o dei passi biblici che compaiono in questo libro, che una persona LGBT a volte si può sentire esclusa. Alcune persone semplicemente intuiscono già, come tutti dovrebbero, quale è il loro posto nella Chiesa e non sono disturbate dai commenti negativi che sentono di tanto in tanto; tuttavia, per la maggior parte delle persone, a qualsiasi età, il processo di comprensione dell’amore incondizionato di Dio e la ricerca del proprio posto nella Chiesa rimangono difficoltosi.
A proposito, il mio utilizzo dell’acronimo LGBT come aggettivo non intende escludere nessuno: è semplicemente la nomenclatura più comune usata in questo momento. Potrei utilizzare l’acronimo LGBTQ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e questioning [in dubbio] o queer) oppure LGBTQA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, questioning o queer e alleati) oppure ancora LGBT+. Forse un giorno troveremo qualcosa di più inclusivo e breve, ma il mio obiettivo è includere tutti e tutte coloro che ritengono il proprio cammino spirituale e l’accoglienza all’interno della Chiesa resi più complicati dal loro orientamento sessuale.
Vorrei offrire un ponte che sia utile a tutti e tutte e poi offrire un ulteriore strumento, qualcosa che da lungo tempo voglio dare alle stampe: una serie di passi biblici che si sono già dimostrati utili ai cattolici e alle cattoliche LGBT ed una breve riflessione per ognuno di quei passi. Alcuni di essi sono già presenti in questo saggio, come la guarigione del centurione romano e l’incontro tra Gesù e Zaccheo. A prima vista forse vi chiederete cosa potrebbero dire questi passi molto noti alle persone LGBT, ma spero che lo capirete quando leggerete quei racconti con occhi nuovi. Ho poi incluso altri passi biblici che, nella mia esperienza di ministro, si sono rivelati i più utili per il cammino spirituale dei cattolici e delle cattoliche LGBT. Anch’essi saranno accompagnati da brevi riflessioni e domande che aiuteranno a pregare questi passi.
Questa selezione di passi biblici con le mie riflessioni è dedicata anche agli alleati, ai genitori e gli amici delle persone LGBT e all’intera Chiesa, incluse le parrocchie e le diocesi, i sacerdoti e i vescovi. La Bibbia, dopo tutto, è dedicata a tutti e tutte. Spero che le mie riflessioni possano essere d’aiuto sia a livello personale che comunitario e che siano d’invito alla preghiera comunitaria, alla discussione, al discernimento e all’azione per le parrocchie e le diocesi.
Infine, so bene che questa tematica – il trattamento delle persone LGBT nella Chiesa e le iniziative a loro favore – è molto delicata per alcuni. Avendo conosciuto e seguito molte persone LGBT, so bene che ogni situazione è unica e che molte di esse sono intrise d’angoscia; mi scuso quindi se a volte sembro minimizzare il loro dolore, non capire fino in fondo la loro situazione, rimproverarle senza motivo o trascurare qualcosa d’importante: ho una lunga esperienza in proposito, ma certamente minore rispetto ad altri che praticano direttamente questo ministero.
Questo saggio non è una mappa dettagliata, è piuttosto un punto di partenza, un’occasione per riflettere e conversare. Sentitevi liberi di non essere d’accordo con me; vi prego di riflettere su ciò che in questo libro vi risulta utile e di lasciare da parte il resto. Cari fratelli e sorelle, vi invito a unirvi a me su questo ponte.
* James J. Martin, nato il 29 Dicembre 1960, è un sacerdote gesuita, scrittore e redattore della rivista dei gesuiti America ed ha all’attivo numerosi libri in cui affronta i temi posti dalla fede nella vita quotidiana. Vive negli Stati uniti in una Casa per Gesuiti nel cuore di Manhattan. Il 12 aprile 2017 Papa Francesco lo ha nominato consulente Vaticano del Segretariato per le Comunicazioni.