Il parlamento tedesco ha approvato la legge sul matrimonio omosessuale
Articolo di Thomas Wieder pubblicato sul sito del quotidiano Le Monde (Francia) il 30 giugno 2017, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Il dibattito è durato sì e no quaranta minuti. Venerdì 30 giugno 2017, poco dopo le 9 del mattino, il Bundestag ha varato la legge sul matrimonio omosessuale a larga maggioranza: 393 voti contro 226. Senza particolari sorprese, i deputati del Partito Socialdemocratico (SPD), dei Verdi e della Linke (sinistra radicale) hanno votato a favore. Non è una sorpresa nemmeno che i conservatori della CDU-CSU si siano divisi: poco meno di un terzo ha votato a favore.
La cancelliera Angela Merkel, dal canto suo, ha votato contro, spiegando la sua scelta con una argomentazione giuridica: “Il matrimonio, secondo la Costituzione, è l’unione di un uomo e una donna” ha spiegato dopo il voto; per contro, si è dichiarata favorevole al diritto di adottare per le coppie omosessuali. Un diritto non garantito dal “partenariato di vita”, l’equivalente tedesco del Pacs francese, varato nel 2001 sotto il governo di Gerhard Schröder (SPD).
“Una giornata storica”
Il breve dibattito è stato rispettoso. Volker Kauder, presidente del gruppo della CDU, ha rammentato la posizione ufficiale del partito: “Il matrimonio è l’unione di un uomo e una donna”, ma ha subito aggiunto di “rispettare” chi non condivide questa opinione. Gli altri interventi del suo gruppo hanno tenuto la medesima linea. Tra chi ha votato contro, molti hanno spiegato di non opporsi tanto al principio del testo presentato, quanto perché necessita, secondo loro, di una revisione della Costituzione. I conservatori hanno portato il dibattito, oltre che sulla morale, sulla natura giuridica del testo.
Ma il momento più forte del breve dibattito della scorsa mattina è stato senza dubbio l’intervento di Volker Beck. Deputato da ventitré anni nelle file dei Verdi, è stato uno dei più accaniti sostenitori del matrimonio omosessuale in Germania. “È un giorno storico per la nostra minoranza” ha dichiarato, molto commosso, dal suo banco, prima di godersi una standing ovation per quello che doveva essere il suo ultimo discorso al Bundestag. Un ultimo discorso che non avrebbe mai immaginato riguardasse la battaglia della sua vita. Come tutti i suoi colleghi, non pensava, fino a una settimana fa, che questa proposta di legge, votata dal Bundesrat (la Camera alta del Parlamento tedesco) nel 2013 e che il Bundestag non aveva mai calendarizzato, sarebbe stata esaminata ieri, vale a dire nell’ultima sessione parlamentare della legislatura.
La Koalition di fatto rotta
Contro tutti i pronostici, è stata Angela Merkel all’origine di questa incredibile accelerazione del calendario parlamentare. Interrogata in proposito da un giovane del pubblico in occasione di un dibattito organizzato lunedì scorso dalla rivista femminile Brigitte al teatro Maxim Gorki di Berlino, la cancelliera ha dichiarato di essere favorevole a una discussione che “vada nella direzione di una decisione in coscienza”. Fino ad ora il suo partito, l’Unione Cristiano-Democratica (CDU), si era sempre opposto al matrimonio omosessuale, in consonanza con il suo alleato bavarese, l’Unione Cristiano-Sociale (CSU), particolarmente conservatore sulle questioni sociali, mentre il Partito Socialdemocratico (SPD) ne faceva un punto forte del suo programma in vista delle legislative del 24 settembre.
Presi alla sprovvista dall’inversione a U della cancelliera, diversi politici hanno deciso di prenderla in parola, a cominciare da Martin Schulz, presidente del SPD, e da Katrin Göring-Eckardt, capofila dei deputati ecologisti. Martedì scorso hanno fatto richiesta a che il Bundestag calendarizzasse la discussione prima della fine della sessione parlamentare; la richiesta è stata approvata con un solo voto di scarto mercoledì mattina in commissione, dove i deputati della CDU sono stato messi in minoranza.
Pur essendo stata adottata in cinque giorni a larga maggioranza, la legge sul matrimonio omosessuale rischia di avere conseguenze politiche non trascurabili, prima di tutto per la “grande coalizione”: numerosi deputati della CDU hanno accusato i loro colleghi del SPD di avere rotto il patto di coalizione, siglato dopo le elezioni legislative del 2013, decidendo di iscrivere all’ordine del giorno una legge che i due partiti non avevano previsto di esaminare nel corso della legislatura. A meno di tre mesi dalle nuove legislative, la coalizione guidata da Angela Merkel è di fatto rotta, anche se per ora i socialdemocratici non lasceranno il governo.
Moderate critiche della CDU all’indirizzo di Angela Merkel
A destra, il dibattito potrebbe creare forti scontenti. Certo, la cancelliera ha annunciato, all’inizio della settimana, che la disciplina di gruppo non avrebbe pesato su questa discussione e che i deputati sarebbero stati invitati a votare “in coscienza”.
Nel suo partito, tuttavia, molti le rimproverano di aver precipitato il voto e messo così in luce le divisioni del partito a meno di tre mesi dalle legislative, accuse che Angela Merkel respinge. Diversi deputati conservatori, pur favorevoli al testo, hanno spiegato prima del voto di temere le reazioni dei loro elettori. Il rischio di un’ampia fronda all’interno della famiglia conservatrice è comunque minima: nessuno ha interesse ad aprire una crisi a tre mesi dalle elezioni, quando la CDU-CSU è largamente favorita nei sondaggi.
Un indizio inequivocabile è che la CSU bavarese di Horst Seehofer, pur esprimendo la sua opposizione al testo, ha espresso critiche moderate e, contrariamente a quanto successo durante la crisi dei rifugiati, non se l’è presa con Angela Merkel, comprendendo senza dubbio il colpo politico da maestro da lei realizzato: privare i partiti di sinistra di uno dei temi forti della loro campagna elettorale.
Testo originale: Les députés allemands adoptent le mariage pour tous, sans Merkel