Ci può essere una pastorale cattolica reale con le persone LGBT su celibato e relazione?
Articolo di Francis DeBernardo pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 11 luglio 2017, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Sul londinese “Catholic Herald” del 6 luglio 2017 padre Keith Barltrop, in un breve articolo, ha offerto dei consigli utili ai religiosi che accompagnano gay e lesbiche (cattolici), in particolare nell’area, molto dibattuta, del celibato e della relazione. Padre Barltrop è rappresentante del cardinal Vincent Nichols presso il gruppo di cattolici LGBT di Westminster, che si incontra presso la parrocchia di Farm Street a Mayfair (Londra), ma è anche il cappellano del gruppo cittadino di Courage.
Egli è così nella particolare posizione di collaborare ad una pastorale includente su base parrocchiale ed anche ad un ministero pastorale basato su una direzione spirituale uno-a-uno che aiuta gay e lesbiche a vivere castamente.
Padre Barltrop inizia osservando che l’opera pastorale nei confronti di lesbiche e gay non è diversa da altre forme di ministero ecclesiastico: “Nella sua essenza, la cura pastorale delle persone omosessuali è la stessa di ogni ministero: cercare di comunicare l’amore incondizionato di Cristo e della sua Chiesa, ed accompagnare le persone nel loro cammino verso la santità. Ma in pratica, questo tipo di azione si scontra con sentimenti dirompenti, ad esempio di pena e rabbia, che possono causare difficoltà”. [Barltrop, che in passato ha chiesto fortemente che la Chiesa locale accompagnasse le persone transgender durante la loro transizione, ma in questo articolo si focalizza sull’argomento solo “lesbiche e gay].
Ma poi fa delle importanti distinzioni.
“Spesso le persone LGBT si sentono ferite dalla Chiesa, sia per come i suoi insegnamenti vengono recepiti, sia per esperienze concrete di rifiuto vissute. Chi non proviene dalla cultura occidentale teme persino per la propria vita, mentre sembra che alcuni cattolici siano minacciati anche solo dall’esistenza degli omosessuali, e reagiscono con rabbia ai tentativi della Chiesa di accoglierli“.
Padre Barltrop sottolinea anche che i gay e le lesbiche cattolici la pensano in maniera molto variegata sul loro coinvolgimento sessuale. Alcuni cercano relazioni intime durature, altri hanno una morale sessuale più libera, altri ancora cercano di vivere castamente. Nonostante le diverse idee, padre Barltrop trova un denominatore comune:
“… attualmente tutti i cattolici LGBT hanno una cosa in comune: non prendono per oro colato gli insegnamenti della Chiesa, ma vogliono imparare dall’esperienza. Anche quelli che sostengono la posizione tradizionale cattolica, probabilmente ci sono arrivati dopo molte esperienze”. “Perciò la pastorale dei gay cattolici ha bisogno di due cose: una teologia morale che possa superare l’esame della vita vissuta; ed una ben radicata spiritualità del discernimento. Questo può aiutare i cattolici LGBT a giudicare onestamente i propri comportamenti, la direzione presa e, dove indicato, trovare valide alternative“.
Come papa Francesco anche padre Barltrop raccomanda una teologia morale che, al di là delle regole, enfatizzi il discernimento: “La teologia morale che ho trovato molto utile per questo tipo di pastorale è quella del domenicano belga Servais Pinckaers, che mostra come, dai tempi biblici fino a Tommaso d’Aquino, la morale cattolica si è basata essenzialmente sulla ricerca della felicità, sulla terra e in Cielo, e sullo sviluppo delle virtù che ce la fanno ottenere – una felicità più profonda del piacere, che altro non è che la comunione con Dio e il suo popolo”.
“Una teologia basata sull’osservanza delle regole altro non è che una distorsione più tarda, che, negli anni sessanta, ha portato alla protesta contro un inutile liberalismo. Nella prospettiva di Pinckaers, la teologia morale non definisce ciò che si ha il permesso di fare, o il minimo che si deve fare, ma fa il paio con la spiritualità nel promuovere la ricerca della santità nell’amore supremo verso Dio e il prossimo. Il discernimento ignaziano dello spirito è l’evidente partner spirituale di questa teologia“.
Potrei discutere su alcuni punti degli argomenti sostenuti di padre Barltrop, ad esempio quando dice che gay e lesbiche si sentono respinti dalla Chiesa “per come vengono recepiti i suoi insegnamenti“. Anche se per qualcuno potrebbe essere vero, credo che in questa dichiarazione siano state dimenticate due cose: 1) non è solo il modo in cui “vengono recepiti gli insegnamenti” che provoca la sensazione di essere respinti, ma è la sostanza (di questi insegnamenti);
2) molti gay e lesbiche si sentono respinti a causa di determinati messaggi diretti ed espliciti (a loro rivolti).
Ma, in generale, trovo utile questo messaggio, specie nelle conclusioni. Penso comunque che molti omosessuali cattolici siano già passati attraverso questo processo morale e spirituale, dal momento che sono venuti a patti con quelle che sono, almeno apparentemente, due identità in conflitto: quella cattolica e quella omosessuale.
Sfortunatamente, molti di essi hanno dovuto affrontare questo “problema” senza l’aiuto di una pastorale adeguata perché per troppo tempo, troppi operatori pastorali hanno aderito alla teologia distorta della mera osservanza delle regole. L’alternativa di padre Barltrop è l’accompagnamento invece dell’imposizione.
Probabilmente ai cattolici conservatori non piaceranno le argomentazioni di padre Barltrop perché non offrono una risposta univoca per tutti. Non ho familiarità con il modo di scrivere del teologo Pinckaers. Sembra comunque che concentrandosi sull’obiettivo (“una felicità più profonda del piacere, altro non è che la comunione con Dio e il suo popolo“) ponga la discussione sulla morale in un altro contesto, che ricalchi meglio il ministero di Gesù, il quale pensa ai bisogni e alle situazioni particolari delle singole persone piuttosto che all’interpretazione letterale della legge.
Testo originale: A Pastoral Approach to the Celibacy vs. Relationship Debate