Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra (Gv 8, 7)
Riflessioni di Erika Tomassone tratte da Riforma dell’11 marzo 2011
Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra: con questa parola Gesù disarma le mani pronte a lapidare legalmente una donna.
Disarma le menti di uomini che utilizzano la donna come caso di dibattito per poter accusare Gesù. La violenza smascherata dal testo è dunque doppia: contro la donna e contro Gesù.
Lasciarsi trascinare nella situazione violenta era, per Gesù, esprimere una opinione a favore o contro. In ogni caso la donna e Gesù sarebbero stati condannati. Gesù sgretola la situazione violenta, pezzo per pezzo.
Innanzitutto si sottrae al cerchio del giudizio maschile e dotto, che trattiene al centro una donna adultera colta in flagrante, mentre si è lasciata sfuggire il suo compagno di adulterio.
Non è un invito all’indulgenza Lui, un maestro e un maschio, si sottrae alla complicità di quel giudizio: tiene gli occhi bassi, scrive a terra.
E mentre la donna scivola sullo sfondo, le interrogazioni insistenti portano Gesù al centro del giudizio. Ora non si può più sottrarre, deve esprimere un’opinione.
La parola di Gesù prende sul serio la prassi della legge ebraica secondo cui la prima pietra doveva essere scagliata dai testimoni accusatori perché avessero coscienza della grave responsabilità che si assumevano.
Gesù però estende questo principio: solo chi è personalmente senza peccato può farsi esecutore del giudizio.
Non solo chi non ha mai vissuto l’adulterio, ma chi è oggi senza peccato, una situazione del tutto impossibile per un umano, può essere giudice contro un altro umano fino al punto da togliere la vita a qualcuno, anche se una legge religiosa lo prevede.
Solo Dio può giudicare in quel modo e, come dice il testo, il suo giudizio è misericordia e nuova possibilità di vita, non violenza.
Il cerchio maschile giudicante si scioglie, dai più saggi ai più giovani, nessuno di quegli uomini può negare la propria situazione di peccato davanti a Dio.
Il limite della loro azione giudicante violenta è dato dalla condizione umana che non può autoassolversi, ma che sta necessariamente davanti al giudizio di Dio.
Dal giorno in cui Gesù ha pronunciato questa parola, c’è sempre stato, in ogni epoca, qualcuno che l’ha interpretata come un invito all’indulgenza verso i propri reati o errori.
Siccome siamo tutti peccatori, siamo tutti assolti, nessuno può criticare il comportamento di nessuno, tanto prima o poi, a scavare bene, scoprirò che anche tu fai come me.
Da parola che disinnesca la violenza richiamandosi alla serietà della propria posizione davanti a Dio, e chiede conversione dai comportamenti ingiusti, oggi, è diventata giustificazione per sottrarsi alle proprie responsabilità.
Meglio non citare la Bibbia in questo modo.