“Quel giorno erano in cammino…”. I Cristiani Lgbt sulla via Francigena da Siena a Roma
Riflessioni e pensieri di Felice Cinque sul pellegrinaggio dei cristiani LGBT sulla via Francigena, cammino che ha accompagnato ragazzi e adulti di tutta l’Italia partendo da Siena fino a Roma, in San Pietro, dal 31 luglio fino al 13 agosto 2017
Che tempo meraviglioso questo pellegrinaggio sulla via Francigena, che grazia camminare… Il cammino è fatto di salite e di discese, di tratti senza soste e di pause ristoranti, di scontri e di incontri. E’ duro ma anche dolce, pesante e poi leggero. Assapori sentimenti contrastanti: lo ami e lo odi. Ma in fondo lo ami, e dopo un po’ che cammini, raggiunta qualche tappa, prendi il ritmo e non puoi farne a meno. Ne vuoi ancora.
Il cammino è proprio come la vita, la vita di fede: non si arriva mai, ma si è sempre qualche passo più vicini. Ed è sempre più bello perché senti di essere sulla strada verso Cristo, e soprattutto sulla strada CON Cristo… e quante volte ho visto il Signore durante il cammino! Quante volte si è fatto mio compagno di viaggio nella condivisione, nelle provocazioni, nei sorrisi, negli abbracci, nelle lacrime dei fratelli che hanno faticato con me.
Camminare non significa vagare, né girare intorno; il cammino prevede una meta, o meglio, prevede una direzione. Non è vagabondaggio. E la nostra direzione era piazza san Pietro, la nostra Chiesa. Sì perché io sono convinto di avere bisogno dell’appoggio, di tutto il sostegno della mia madre Chiesa per camminare al meglio. Non mi piace camminare da solo, non è bello distaccarsi dagli altri, prendere il largo. A me piace camminare insieme alla mia famiglia, insieme al corpo di Cristo. Perchè solo insieme le salite più ripide divengono grazia.
Come giovane omosessuale io chiedo aiuto alla nostra Chiesa, perchè da solo non riesco a realizzare un sogno: vedere i tanti giovani che si allontanano dalla fede tornare in Cristo. Credo non ci sia dolore più grande in una famiglia del vedere tanti fratelli allontanarsi dal padre, a causa di incomprensioni e di incomunicabilità. E non c’è dolore più grande per un cristiano del vedere i propri fratelli insensibili all’amore con cui il Signore li accarezza, perché riescono a scorgere in Lui solo un legislatore e non un amante appassionato.
In questo cammino ho portato con me tutti i lontani dalla Chiesa, tutti quei giovani e meno giovani, omosessuali e non, che, stanchi di una religiosità che impartisce giudizi morali senza voler scendere ad ammirare la grazia con cui il Signore si manifesta nella storia delle persone, si sono allontanati dal corpo di Gesù.
Non ho certezze granitiche da offrire, il Signore mi sta mostrando la verità piano piano e non sono arrivato (né penso mai arriverò in questo mondo) alla meta; ma mi sembra chiaro che il nostro amico Gesù ci stia chiedendo di aiutare i fratelli a cercare una relazione personale con lui, a lasciarsi amare da Lui.
Ed ho camminato verso piazza San Pietro perché da solo non posso, da soli non ce la facciamo. Ho camminato perché la mia meta diventi il punto di partenza di un nuovo cammino: una collaborazione vera all’evangelizzazione di tutti quei fratelli che si trovano nella frontiera esistenziale della marginalità, che si sentono esclusi dall’amore del nostro padre buono.
Dai saluti di papa Francesco fatti ai pellegrini in Piazza San Pietro, dopo l’Angelus, di Domenica 13 agosto 2017
Cari fratelli e sorelle, saluto con affetto tutti voi, romani e pellegrini presenti: famiglie, parrocchie, associazioni e singoli fedeli. Anche oggi ho la gioia di salutare alcuni gruppi di giovani: gli scout di Treviso e Vicenza, i partecipanti al convegno nazionale della Gioventù Francescana. Saluto inoltre le Suore di Maria Santissima Addolorata di Napoli e il gruppo di pellegrini che hanno percorso a piedi la Via Francigena da Siena a Roma. A tutti auguro una buona domenica e un buon pranzo. Per favore, non dimenticate di pregare per me. Arrivederci!