Omosessualità. Dalla barbarie nazista al riconoscimento dei diritti
Testo di Riethauser Stéphane tratto da “Regards sur l’amour entre [personnes de même sexe] dans l’histoire de l’Europe : 2500 ans d’histoire de l’homosexualité” (Lambda éducation, Svizzera), anno 1999, libera traduzione di Marco Galvagno
L’orrore dei campi nazisti. Tra il 1939 e il 1945 la dittatura nazista regna sull’Europa. Come gli ebrei, gli zingari, i disabili, i cattolici, i testimoni di Geova, i nani, gli epilettici o i sordomuti gli omosessuali sono vittime della barbarie nazista e vengono deportati in massa nei campi di sterminio. Sotto il comando di Himmler vengono condotte campagne di epurazione in seno alle stesse SS e alla Hitler Jugend. Nei campi di sterminio molti omosessuali periscono, vittime anche di mostruosi esperimenti scientifici eseguiti dai medici del terzo reich. Muoiono nei campi di sterminio (a volte venivano buttati anche contro i fili spinati percorsi da corrente elettrica) tra i 5000 e 15000 detenuti omosessuali, riconoscibili da un triangolo rosa cucito sull’uniforme).[1]
In Francia il governo di Vichy alza l’età minima per i rapporti omosessuali a 21 anni, un decreto che verrà confermato da De Gaulle alla liberazione, l’otto giugno del 1945.[2] Una liberazione dal sapore amaro per molti uomini che amano gli uomini. In effetti gli omosessuali sono stati l’unico gruppo di perseguitati dai nazisti a cui è stato negato ogni tipo di risarcimento a fine guerra. Una volta liberati dai campi di sterminio, alcuni di loro, vennero successivamente riarrestati per “depravazione”.
1945-1968 l’Europa conservatrice, tra maccartismo e stalinismo.
Due tipi di blocchi si stabiliscono dopo la seconda guerra mondiale: quello sovietico e quello americano di matrice puritana. Per venticinque anni gli omosessuali subiscono ancora violenze e discriminazioni: a est le purghe staliniane che deportano e uccidono migliaia di omosessuali in Siberia, a ovest negli Stati Uniti la “caccia alle streghe” lanciata del senatore Maccarty che colpisce, con uguale violenza,sia gli omosessuali che i comunisti.
La riaffermazione della morale tradizionale e la denuncia delle devianze sono all’ordine del giorno. In Europa comunque si formano i primi timidi gruppi di omosessuali come l’associazione Arcadie, fondata da André Baudry, che predica la riservatezza assoluta. Gli omosessuali sono costretti a vivere nascosti, tutto è segreto: avventure anonime in luoghi sordidi, matrimoni di facciata, paura ossessiva di essere denunciati, dato che la repressione poliziesca è sempre presente. All’indomani della guerra la repubblica federale tedesca mantiene in vigore nel suo codice penale il famoso paragrafo 175. Tra il 1950 e il 1965 vengono ancora condannate per “omosessualità” ben 45.000 persone, se facciamo un paragone durante la repubblica di Weimar erano state giudicate per omosessualità solo 9375 persone.[3]
In Gran Bretagna nel 1951 scoppia lo scandalo delle spie gay di Cambridge Guy Burguess e Donald Maclean che vengono accusate di aver ceduto informazioni confidenziali all’Unione Sovietica. Questa storia, ripresa dalla stampa, rafforza l’idea che gli omosessuali rappresentino un pericolo per la nazione.
In Francia l’emendamento Mirguet (dal nome del deputato che presentò la proposta di legge), che venne approvato dall’assemblea nazionale, prevedeva di stanziare dei fondi per i governi per combattere il flagello dell’omosessualità. Bisognerà aspettare l’arrivo al potere di Francois Mitterand perché la legalità delle relazioni omosessuali venga riaffermata e che si abbassi l’età minima legale per avere rapporti dai 21 ai 15 anni, come per gli eterosessuali.
Negli anni cinquanta e sessanta l’omofobia si accentua sempre più nei discorsi dei medici, che sostengono la teoria della devianza e pretendono di guarire l’omosessualità. Secondo illustri medici di quell’epoca l’elettroshock era un mezzo efficace per convertire gli omosessuali all’eterosessualità. Bisognerà aspettare il 1973, perché l’American Psychiatric association cancelli l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, il 1982 perché il ministero della Sanita faccai lo stesso in Francia ed il 1993 perché l’organizzazione mondiale della Sanità faccia la stessa cosa[4]. Ma le teorie di Kraft- Ebbing e di Freud hanno ancora oggi molti adepti negli ambulatori psichiatrici.
1969- 2002 dalla liberazione omosessuale al riconoscimento legale
È in seguito alle contestazioni del maggio 1968 ed in particolare alla rivolta dello Stonewall a New York che alla fine di giugno del 1969 (vedi articolo su Stonewall) che un nuovo movimento di liberazione omosessuale viene alla luce, lotta per il riconoscimento giuridico e sociale dell’amore tra persone dello stesso sesso e dà il via alla rivoluzione sessuale degli anni settanta.
Dal 1970 si celebra il primo gay pride a New York, la vergogna lascia il posto all’orgoglio. Il movimento si diffonderà nel mondo occidentale negli anni seguenti, fino a quando ci saranno manifestazioni gigantesche di centinaia di milioni di persone nell’America del Nord, in Australia e in Europa (all’euro pride di Colonia del 2002 erano presenti più di un milione di persone).
Bisogna sottolineare il ruolo essenziale svolto dai movimenti femministi all’inizio degli anni settanta: l’emancipazione della donna ridefinisce i ruoli sociali e familiari e le rivendicazioni omosessuali traggono vantaggio da questa corrente innovatrice. L’omofobia non è forse sorella del sessismo? A livello giuridico la prima depenalizzazione dei rapporti omosessuali avviene in Gran Bretagna nel 1967. Nel 1969 è la volta della Germania che mette in soffitta il famoso paragrafo 175.
In Austria le relazioni omosessuali vengono decriminalizzate nel maggio 1971, anche se l’età legale per avere rapporti viene stabilita a 18 anni, mentre per gli eterosessuali è di 14 anni. Però bisognerà aspettare l’estate del 2002 perché la legge che punisce la promozione dell’omosessualità e della bestialità venga abrogata.
Nel solco del maggio 1968 viene creato in Francia il fronte d’azione rivoluzionario o FHAR. In Svizzera bisogna aspettare la metà degli anni settanta per vedere apparire il gruppo omosessuale di Ginevra GHG e quello di Losanna GHL che aprono l’era della visibilità. Le pubblicazioni e le azioni di questo gruppetto di visionari segnano un importante svolta nel lavoro di “coscientizzazione” della popolazione e l’inizio delle rivendicazioni politiche e sindacali che prepareranno il terreno a future vittorie. Questi movimenti devono affrontare non solo l’omofobia presente nella vita quotidiana, ma anche gli attacchi provenienti da omosessuali che predicano la discrezione e la non rivendicazione, come il gruppo losannese Symmetrie (emanazione dell’associazione francese Arcadie di André Baudry).
La comparsa del virus dell’AIDS all’inizio degli anni Ottanta contribuirà in maniera significativa ad una crescita della militanza e della visibilità omosessuale. La malattia distrugge la comunità LGBT uccidendo migliaia di persone, è una vera e propria tragedia, ma ha anche un impatto mediatico che genera solidarietà, unisce la comunità gay e le attira la simpatia anche di persone eterosessuali.
Le rivendicazioni di gay e lesbiche cominciano a trovare echi e saranno i paesi scandinavi a dare un riconoscimento legale alle coppie dello stesso sesso. Il primo ottobre del 1989 la Danimarca vara una legge sul patneriato registrato per le coppie omosessuali, conferendo loro pari diritti a quelle eterosessuali, tranne per l’adozione dei bambini. All’inizio degli anni novanta la Svezia e la Norvegia seguono le orme del loro vicino. L’Islanda fa la stessa cosa nel 1997, consentendo però ai gay anche l’adozione dei figli del coniuge. Dopo dibattiti più o meno burrascosi e grandi manifestazioni omofobe la Francia vara la legge sul PACS (patto d azione e solidarietà civile nell’ottobre del 1999) che concede diritti limitati alle coppie dello stesso sesso.
La Germania la segue nel 2001 istituendo il partenariato, che viene poi confermato dal tribunale costituzionale di Karlsruhe, in seguito a un’azione legale intrapresa da ambienti conservatori. I Paesi Bassi che dal canto loro riconoscono già le coppie gay e lesbiche da alcuni anni, nel 2002 le autorizzano a sposarsi e a adottare figli. In Svizzera il cantone di Ginevra è il primo ad adottare un PACS cantonale nel 2001.
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[1] Piant p 154, Completely queer p 413, Tamagne, Mauvais genre p 169, vedi anche Heger e Seel
[2] Lever p 402
[3] Goodbye to Lenin? P 196
[4] Completely Queer p 667
Testo originale: De la barbarie nazie a la reconnaissance legale