La chiesa presbiteriana del Togo, l’omosessualità e il rifiuto di parlarne
Intervista al pastore presbiteriano Franck Agbi del Togo pubblicata sul sito L’accueil radical – Risorse per una chiesa inclusiva (Francia) il 1 settembre 2017, libera traduzione di Marco Galvagno
Franck Agbi Awuni è un uomo che sprigiona temperanza, si era trasferito da Yaoundé (in Togo) a Strasburgo (in Francia) per studiare teologia. Evoca quei tempi d’immersione in altre culture con riconoscenza. È in ascolto dei suoi intervistatori e riformula spesso le idee che gli espongono con benevolenza e grandi risate. Franck è un pastore vicino al quale ci si sente sicuri, accettati e considerati.
Franck tu sei un pastore, un professore di teologia e responsabile dell’insegnamento cristiano per la chiesa evangelica presbiteriana del Togo parlaci della tua chiesa.
Questa chiesa nasce dal lavoro della missione di Brema nella Germania del Nord, è una chiesa composta da luterani e riformati. Abbiamo una struttura mista con elementi luterani e altri delle chiese riformate. Per esempio le nostre “diocesi” vengono chiamate regioni ecclesiastiche con ispettori, come presso i luterani e con un sinodo, come presso i riformati. È un sistema presbitero-sinodale con accenti luterani. La chiesa si è evoluta negli anni Ottanta e il potere è stato decentralizzato nelle regioni ecclesiastiche che da allora sono state sempre più autonome dal punto di vista amministrativo e organizzativo.
Questo pone problemi che riguardano ad esempio gli stipendi dei pastori e stiamo studiando un progetto per ricentralizzare almeno la gestione finanziaria, tuttavia è il sinodo che prende le decisioni dal punto di vista dottrinale. Con la chiesa presbiteriale del Ghana condividiamo la stessa storia, deriviamo dalla stessa missione.
In effetti quando la regione è stata divisa dopo l’indipendenza una parte della chiesa si è trovata in territorio ghanese. Abbiamo gli stessi cantici, la stessa liturgia e la stessa traduzione della Bibbia in lingua ewe.
Hai avuto occasione di leggere il libro “L’ Accueil Radical” e di discuterne nel tuo ambiente? A partire da quando il tema dell’omosessualità è stato ufficialmente affrontato nella tua regione?
Abbiamo un sinodo comune e una riflessione teologica comune con le chiese della Germania del Nord e del Ghana, ci riuniamo un anno in Togo, quello successivo in Ghana e quello dopo ancora in Germania. Nel 2000 questo tema doveva essere all’ordine del giorno, a partire da una proposta delle chiese tedesche, che richiedevano una liturgia per le coppie dello stesso sesso. Il moderatore della nostra chiesa si è rifiutato di affrontare il tema sottolineando che la riunione si teneva in Togo, quindi non era il caso di discutere di quelle cose.
Nel 2013 il sinodo comune del Ghana e del Togo ha dichiarato che l’omosessualità andava condannata, in quanto contro il Vangelo. Nonostante sembrasse una posizione molto categorica, questa decisione per me è stata pur sempre un passo avanti, perché per lo meno abbiamo parlato apertamente del problema.
Fai parte di quelli che sono d’accordo a discuterne? Quali sono le esperienze pastorali con persone GLBT all’interno della tua chiesa?
In un primo tempo non ho incontrato persone individualmente. È avvenuto che io sia andato a incontri organizzati insieme alla chiesa metodista del Togo in cui anche persone omosessuali erano state invitate. Mi sono recato in accordo con le autorità della mia chiesa, con la speranza di portare una parola di dialogo, non di giudizio. Ho potuto osservare due grandi tendenze in seno alla chiesa: alcuni si sentono pronti a parlarne in maniera pacifica, ma anche a non rifiutare di discuterne subito, devo precisare che questo atteggiamento non è vietato, mentre altri pastori sono categorici e condannano apertamente l’omosessualità citando versetti della Bibbia. Personalmente mi rallegro che alcuni pastori si mostrino più aperti e ricordo spesso che possiamo esprimere la nostra posizione pro o contro, la chiesa autorizza questa discussione.
Cosa ha attirato di più la tua attenzione nel libro e come può esserti utile nella tua esperienza pastorale in Togo?
Il fatto che in Europa possiamo discutere teologicamente e ascoltarci è interessante. Avete superato la politica dello struzzo ed è questo a cui miro. Bisogna che superiamo l’argomento “Non vogliamo discuterne, non esiste, è vietato”. Il Vangelo per me è l’atteggiamento di Gesù che troviamo in San Luca, è andato verso gli emarginati non per diventare come loro, ma per ascoltarli, entrare in relazione, mettersi nei loro panni.
Se io trasporto questo tema al Togo direi che la chiesa ha come discorso ufficiale quello di rifiutare gli stregoni veri o presunti che siano. Ad esempio se mio zio, che è un presunto stregone, muore, io come pastore non potrei nemmeno andare al funerale, se invece vi partecipo come privato cittadino posso farlo.
È una situazione problematica perché ci sono degli stregoni che vorrebbero venirne fuori e nessuno sembra disposto ad accompagnarli. Inoltre molte persone sono additate come stregoni senza alcuna prova. Ciò che cerco di fare, come responsabile dell’insegnamento cristiano, è trovare i mezzi per giungere a ogni persona senza respingerla o stigmatizzarla, cosa che avviene con gli omosessuali e i presunti stregoni. Lo so che non è la stessa cosa, ma subiscono lo stesso rifiuto, e questo mi interpella.
Testo originale: Dialogue franc avec Franck Agbi-Awumi, pasteur de l’Eglise presbytérienne du Togo