Come genitori c’è molto da fare contro l’omofobia affinchè i nostri figli gay siano liberi di essere
Riflessioni di Marta*, semplicemente una madre
Io non ho una esperienza “dentro” la chiesa cattolica, poichè mi sono avvicinata da adulta a questo mondo, ed ho la fortuna di avere come parroco, e quindi come “guida”, un sacerdote molto aperto e molto in gamba. Ma la discriminazione, almeno in certi ambienti “clericali”, la vivo anche come divorziata.
Il fatto che uno dei miei figli si sia dichiarato (solo in famiglia) omosessuale è per ora una cosa che non è pubblica, poichè il mio giovane figliolo non ha deciso di manifestarsi pubblicamente, e non posso certo io spingerlo in questa direzione. Lui sa che sono dalla sua parte, anche se la sua “rivelazione” non è stata per me facile da digerire. Lui ha anche un padre omofobo (dal quale sono, appunto, divorziata, e con cui non viviamo da 12 anni, quando mio figlio aveva 9 anni). Non so come se la giocherà con il padre, ma so che è un ragazzo molto forte e capace di affrontare grandi difficoltà.
Come spesso dico ad amici che condividono la Fede, faccio fatica a capire la difficoltà personale che molti sentono nei confronti delle persone di chiesa poco accoglienti e poco intelligenti. Faccio fatica a capire emotivamente la difficoltà che molti provano nei confronti di sacerdoti o di vescovi integralisti.
Sono creature anche loro, prigioniere di pregiudizi, che difficilmente supereranno, per non andare in crisi loro personalmente, e per non far crollare le certezze che li tengono in piedi. Vanno guardate con tenerezza, e non come “guide che tradiscono il compito”.
Sarà perchè io non vedo il vescovo o il sacerdote (per il solo fatto di essere vescovo o sacerdote) come una guida.
Personalmente penso che nella Chiesa ci siano e ci siano stati sacerdoti e vescovi in gamba, accoglienti, e testimoni veri della Parola, e altri, molti altri che no, non lo sono, e non lo sono stati. Dipende dalle loro storie, dalla loro personalità, e da tante altre cose. Ma il discernimento personale ci dovrebbe far distinguere chi lo è e chi non lo è. Sì, insomma, per il confronto e la crescita personale, possiamo anche scegliere “da chi andare”.
Altro discorso è lavorare perchè la Chiesa tutta diventi testimonianza vera della Parola di Dio. Papa Francesco, mi pare, è questo che sta cercando di fare, cercando anche di tenere unita la Chiesa, nel cammino di crescita che ha assoluto bisogno di fare.
Ci sarebbe molto altro da dire, ma non farei che ripetere ciò che altri hanno detto e dicono meglio di me. Però vorrei aggiungere una cosa, che mi pare importante: non è solo la Chiesa ad essere omofoba. E’ tutta la nostra società, nel suo insieme ad essere sostanzialmente omofoba. Se si esclude qualche isola felice, l’esporsi ad essere se stesso è un rischio per molti gay, ancora oggi. Ed è anche su questo versante che c’è molto lavoro da fare.
Omofoba non è solo la Chiesa Cattolica, ma molta parte del nostro mondo, e non sempre la responsabilità è solo della Chiesa, come molto spesso si vuole far credere.
Dobbiamo crescere tutti, in tutti gli ambienti. Il lavoro da fare è molto, e prima di tutto dentro noi stessi, affinchè i nostri figli possano sentirsi liberi come tutti i figli del mondo. A rileggerci, alla prossima!
* Conosco Gionata.org ormai da anni. È stato il luogo che più ho frequentato in internet per cercare di capire un’altra vicenda fondamentale nella mia vita. Qui ho conosciuto persone molto belle. E ho avuto modo di conoscere di persona anche i webmaster.
Giorni fa, parlando con Innocenzo, gli ho detto che mi piacerebbe scrivere di queste mie vicende su Gionata, ma che non so neppure da dove cominciare, tanto è un groviglio, che non è facile dipanare.
“Fallo a puntate”, mi ha risposto. E allora, se volete, questa può essere una puntata, un po’ diario, un po’ ricordo. Un racconto in itinere. Che un po’ va avanti, e un po’ torna indietro, per cercare di capire, e trovare il filo di una vicenda normale, perché normale è innamorarsi e amare, anche se l’orientamento non è quello normalmente considerato normale. Non ho idea di come andrà a finire, perché si sta ancora svolgendo. E io non ho ancora compreso tutto. Anzi, a volte mi pare di non aver capito niente.