In Polonia dove i vescovi tacciono mentre i cattolici di destra attaccano le persone LGBT
Articolo di Robert Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), 8 agosto 2017, libera traduzione di Silvia Lanzi
In Polonia, l’uguaglianza LGBT è argomento di contesa. Mentre in questi anni si è accesa una disputa, dal 2016 il partito di destra Diritto e Giustizia, che governa il paese e si vanta della propria identità cattolica, minaccia ogni progresso delle persone LGBT. Comunque le restrizioni governative non hanno impedito ad alcuni polacchi di celebrare le comunità LGBT della propria nazione. A giugno di quest’anno, quasi 50.000 persone hanno partecipato all’“Equality Parade” di Varsavia che sostiene non solo le persone LGBT, ma anche altri gruppi emarginati come le persone disabili. Nella sua diciassettesima edizione, la parata è più una dimostrazione per i diritti umani contro il governo di destra, che la celebrazione del Pride.
Va sottolineato che la Polonia moderna non ha mai criminalizzato l’omosessualità. Dalla fine della Guerra Fredda, in alcune aree urbane c’è stata un’apertura nei confronti di gay e lesbiche. Nel 1991 l’omosessualità è stata rimossa dalla lista delle malattie mentali. Il paese ha politici apertamente gay e transgender e permette ai maschi gay e bisessuali di donare il sangue. Nonostante questi sviluppi positivi, i cittadini del paese generalmente si oppongono ai diritti delle persone LGBT.
Il matrimonio gay è stato costituzionalmente vietato e molti polacchi sono d’accordo che rimanga così. I legislatori hanno rigettato ripetutamente tentativi di “leggi per la registrazione della partnership” per le coppie dello stesso sesso, sebbene nel 2017 le votazioni indichino, per la prima volta, che i polacchi siano favorevoli a qualche tipo di riconoscimento. Però mancano in maniera visibile sia protezioni legislative antidiscriminatorie e non ci sono leggi contro i crimini dell’odio.
Diversamente da altri paesi, in Polonia la situazione si è deteriorata da quando, nel 2015, il partito Diritto e Giustizia è salito al potere. In un’intervista con la World Politics Review, Agata Chaber, esponente del principale gruppo LGBT, Campaign Against Homophobia, ha spiegato la svolta conservatrice: “Diritto e Giustizia sta alimentando la paura per tutto ciò che è straniero, tratteggiando l’Unione Europea come qualcosa di non voluto e dannoso per la Polonia… dicono che l’UE li ha ‘costretti’ ad adottare la cosiddetta ‘agenda gay’. Raffigurando l’interesse per i diritti LGBT come un prodotto dell’influenza straniera, il partito sta contribuendo all’isolamento della comunità LGBT polacca.
“Il partito è in carica da due anni, che non sono sufficienti a cambiare drammaticamente gli atteggiamenti sociali. Ma, dati i cambiamenti nei programmi scolastici da cui sono stati cancellati la non-discriminazione e sono adottati messaggi più nazionalisti, ed il rafforzamento di altre politiche, potremmo avere presto una società dove chi non sia bianco, eterosessuale, cisgender e cattolico non è il benvenuto“. La Chaber aggiunge che il numero di persone anti-LGBT non sta crescendo, ma l'”intensità dell’odio” di quelli già avversi agli omosessuali si sta espandendo. Questi gruppi nazionalisti radicali “dominano sempre più i discorsi e gli spazi pubblici, rendendo molto più difficile vivere apertamente alle persone LGBT e ai loro sostenitori“.
Intimamente legata alla crescita del partito Diritto e Giustizia, anche a dispetto delle critiche dei leader ecclesiastici, è la forte rivendicazione dell’identità cattolica: per la maggior parte (95%) la Polonia lo è, dove la maggior parte della popolazione assiste alla messa domenicale. Per anni, le alte sfere della Chiesa si sono opposte in maniera veemente ai diritti LGBT, creando un terreno fertile nel quale il punto di vista cattolico, conservatore e anti-gay di Diritto e Giustizia ha potuto crescere. I risultati di questa unione tra religione e politica sono devastanti. I crimini dell’odio sono aumentati di molto, in gran parte a causa dello stesso governo e del comportamento ambivalente. Intanto la rigida retorica è diventata sempre più accettabile.
La Chaber crede che in Polonia il futuro dei diritti LGBT sia incerto. Fino a che Diritto e Giustizia deterrà il potere, non ci saranno nuove protezioni per le persone LGBT. La più grande speranza dei gruppi queer, dice la Chaber, è creare un’organizzazione di base che “farà nascere un movimento che si opporrà a violenza e discriminazione”.
“Vorrei aggiungere che adesso è un momento cruciale per i leader cattolici, che hanno già criticato per altri motivi Diritto e Giustizia, è tempo di parlare a favore dei diritti umani delle persone LGBT. La loro opposizione al riconoscimento delle relazioni omosessuali non deve fermarli dall’usare il proprio potere per fermare la violenza e la discriminazione contro le persone LGBT”.
La coofondatrice di New Ways Ministry, suor Jeannine Gramick ha visitato la Polonia nel tardo autunno del 2016. Per un resoconto della sua attività in loco con i gruppi LGBT e i media, cliccate qui.
Testo originale: Right-Wing Catholics in Poland Attack LGBT Rights, While Bishops Silent