Matrimonio omosessuale: continua il dibattito nella Comunione Anglicana
Articolo di Harriet Sherwood pubblicato sul sito del quotidiano The Guardian (Gran Bretagna) il 3 ottobre 2017, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La Chiesa Episcopale Scozzese risponde con aria di sfida alle sanzioni applicate contro di essa dalla Comunione Anglicana in seguito alla sua decisione di permettere i matrimoni omosessuali sotto l’egida del motto “L’amore significa amore”. I primati anglicani riuniti a Canterbury hanno deciso concordemente che il membro scozzese della Comunione debba essere sospeso dalle assise e dalle decisioni per tre anni dopo aver votato, la scorsa estate, a favore del matrimonio religioso omosessuale. Mark Strange, vescovo di Moray, Ross e Caithness e rappresentante della Chiesa, riconosce che questa decisione “ha causato dolore e rabbia in molti membri della Comunione Anglicana”, ma afferma di non essere pentito: “Farò tutto il possibile per ricostruire le nostre relazioni, ma partendo dalla posizione che la nostra Chiesa ha raggiunto, in accordo con il sinodo e nella convinzione che l’amore significa amore”.
Queste misure punitive sono in linea con quelle imposte l’anno scorso alla Chiesa Episcopale degli Stati Uniti, nonostante alcuni elementi conservatori all’interno della Comunione abbiano deplorato che tali misure non sia state pienamente attuate. Justin Welby, arcivescovo di Canterbury e leader della Comunione Anglicana, ha riferito che all’incontro dei primati si sono sentite “espressioni di profonda delusione da parte di molte delle province della Comunione” durante la lunga discussione, ma che non c’è stato bisogno di votare formalmente il provvedimento. Nonostante la decisione dei primati di Nigeria, Uganda e Ruanda di boicottare le discussioni sulla sessualità, gli altri presenti si sono espressi con forza e “la Comunione continua con profonde ferite”.
L’arcivescovo ha paragonato la Comunione Anglicana a “una famiglia costretta ad affrontare il fatto che sta accadendo qualcosa che causa dolore [e non a] un club che non gradisce uno dei suoi membri”. Tuttavia, ha poi ripetuto la sua convinzione che le differenze tra conservatori e liberali non siano conciliabili: “Questo è un fatto e non giova a nulla far finta che non sia così” ha affermato in conferenza stampa a Canterbury, precisando però che una scissione non è inevitabile.
Il primate ha poi lamentato il fatto che la BBC non ha mostrato lo stesso equilibrio delle Chiese anglicana e cattolica a proposito delle accuse di abusi sessuali sui minori: “Forse non ho affrontato la cosa molto bene, ma nessuno di noi potrà mai permettersi di dire ‘ce l’abbiamo fatta, l’abbiamo scampata’”. Quando, più di quattro anni fa, è stato eletto arcivescovo, non era al corrente dell’estensione degli abusi: “Penso che la Chiesa – e nella Chiesa siamo tutti d’accordo che nella nostra storia abbiamo sbagliato spesso e volentieri – debba essere tenuta a uno standard [morale] più alto, perché siamo la Chiesa. Penso però sia chiaro che la questione degli abusi vada al cuore della società. Quasi tutte le nostre maggiori istituzioni nazionali hanno sbagliato. Rimane il mio profondo sentimento di vergogna di fronte a ciò che la Chiesa ha fatto… Ai sopravvissuti vorrei dire che sappiamo di avere sbagliato e che stiamo cercando di raddrizzare le cose nel miglior modo possibile”. I sopravvissuti e le sopravvissute agli abusi sessuali nella Chiesa protesteranno a Canterbury il prossimo venerdì, giorno di chiusura dell’assise dei primati.
Testo originale: Scottish bishop defends same-sex marriage: ‘love means love’