Sono solo una persona transessuale. Quando corpo e cervello sono di genere diverso
Articolo di Elena Stancanelli tratto Da Il Venerdi di Repubblica del 19 Giugno 2009, pp.78-81
Si calcola che in Italia ci siano circa ottomila transessuali. Che non hanno niente in comune coi cosiddetti ermafroditi, individui nati con entrambi gli apparati genitali. Nè con i travestiti.
I transessuali sono uomini nati con un cervello da donna e donne con un cervello da uomo, mi spiega il professor Aldo Felici, medico chirurgo.
Fondatore, nel 1992, del SaiFip (Servizio per l’adeguamento fra identità fisica e identità psichica), all’ospedale San Camillo di Roma, tra i pochi in Italia ad occuparsi di operazioni di cambio di sesso. Ed è per questo
che un transessuale è tale fin da bambino, ancor prima che si manifesti il suo orientamento sessuale. Ma solo una volta raggiunta la maggiore età può iniziare la terapia ormonale e l’iter legale per certificare la «disforia di genere».
Ottenuta la sentenza, potrà scegliere se operarsi. Eliminati gli organi riproduttivi del sesso di origine (gonadi o utero e ovaie) potrà cambiare nome sui documenti e avere attribuita la nuova identità. Maddalena Mosconi È una delle psicologhe del centro. È lei che mi presenta alcuni di loro.
Patrizia ha 31 anni, ed è una donna molto bella. È fidanzata da cinque anni con un uomo che la ama tantissimo e la segue nel suo cammino senza farsi troppe domande. Sta facendo la terapia ormonale, ma non si è ancora operata.
Elegante, sensuale, ha i modi rotondi e accoglienti di una geisha. Parla a voce bassa, siede composta. Ci tiene a farmi capire che l’equazione trans-trasgressione è sbagliata. «Faccio la spesa, cucino per il mio compagno, lavoro.
Da quando se ne è andato l’alone della barba sul viso non ho più neanche l’ossessione del trucco. Posso uscire la mattina in tuta, camminare per strada persino sotto il sole».
Tiziana, 27 anni, lunghi capelli neri, indossa una maglietta scollata che rivela un seno morbido, perfetto. Sì, ma che male!, mi rivela. Ho scelto una terza, una taglia normale, ma hanno dovuto spostare i muscoli per infilare le protesi ed è stato tremendo.
Al confronto col seno, la chirurgia ai genitali è una sciocchezza. E comunque quello che mi aspetta non sarà mai doloroso quanto quello che ho passato».
Entrambe mi mostrano le foto sui documenti. «Se penso a me qualche anno fa, vedo una ragazza brutta che nessuno voleva» dice Patrizia. «Non penso mai a me come un maschio, mai.
La mia testa, i miei desideri sono sempre stati quelli di una bambina. Giocavo con le bambole, le pentoline, mi immedesimavo in cat voman».
Gabriele è invece un Ftm (female to male/Da femmina a maschio), e da bambino giocava coi maschi. Vestiva in pantaloni e al suo corpo non pensava.
«Neanche adesso ci penso, quasi mai. Non mi guardo, semplicemente. Fingo di avere soltanto un volto, del quale sono abbastanza soddisfatto specie adesso che mi cresce un po’ di barba».
Gabriele è entusiasta della terapia di testosterone. «Mi faccio una puntura intramuscolo ogni quindici giorni. Se ne salto anche una sola, torno a essere malinconico e confuso, come sono stato per quasi trent’anni».
Mi mostra i bicipiti: impressionanti Allena una squadra di rugby maschile a Roma, ma è stato un discreto giocatore di rugby femminile e ragazza alla pari in una famiglia svizzera e poi a Grenoble.
Ha vissuto un anno a Milano e adesso abita al Laurentino 38 a Roma.
È innamoratissimo di una donna della quale mi mostra le foto. «Facendoti ‘maschio conquisti una posizione di privilegio. Passi dalla parte del più forte, di chi impone le regole.
E diventi meno attaccabile». I compagni di scuola sono con loro molto meno cattivi di quanto non lo siano con i maschi che dimostrano attitudini femminili.
«Partiamo avvantaggiati, ma quando arriviamo in fondo la faccenda si fa più complicata». L’operazione che trasforma un uomo in una donna, la conversione andro-ginoide, è più semplice di quella inversa e ottiene risultati migliori.
Felici mi assicura che una vagina artificiale può essere indistinguibile da una naturale, mentre una falloplastica ha valore poco più che estetico. Si ottiene un’erezione soltanto attraverso una protesi semirigida inserita all’interno, o un eventuale pompetta idraulica, uguale a quella che si usa nei casi di impotenza totale.
Gabriele dice che ancora non ha deciso se operarsi o no. Col testosterone ha già ottenuto un significativo aumento di volume del clitoride, che, oltre a garantirgli piacere sessuale, lo sposta già in un ambito metaforico più maschile.
«A me invece è successa una cosa strana» dice Tiziana. «Da quando ho iniziato la terapia ormonale, e il mio livello di testosterone è precipitato, il mio desiderio sessuale è cambiato.
Ho smesso di eccitarmi per qualsiasi uomo bello mi passi davanti. Il mio desiderio si è fatto più preciso, concentrato, non vortica a caso». In fondo, è la più esatta definizione della differenza tra l’eros maschile e quello femminile che si possa dire.
Capisco perché in alcune culture gli individui come loro fossero considerati sacri. È come se possedessero una saggezza illimitata, libera dai confini di genere. Sanno del buio e della luce, dello yin e dello yang. E poi hanno combattuto.
«Quello che per te è naturale» mi dice Patrizia, «io me lo sono guadagnato. Mi sono guadagnata l’amore degli uomini, e i loro sguardi.
Mi sono presa gli insulti, sono stata aggredita per strada. E non ho mai avuto un fidanzato. Non posso neanche immaginare che mi veda così. Aspetto di essermi operata. Davanti al mio primo uomo, dovrò essere una donna».