Sempre nostri figli. Il documento della chiesa cattolica USA per i genitori con figli LGBT, vent’anni dopo
Riflessione dei genitori Mary Ellen e Casey Lopata* pubblicate su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 1 ottobre 2017, libera traduzione di Silvia Lanzi
Il primo ottobre 1997, il comitato dei vescovi americani su Matrimonio e Famiglia diede alle stampe “Always Our Children: A Pastoral Message to Parents of Homosexual Childrend AND Suggestion for Pastoral Minister” (AOC). L’uscita del documento fu ritardata a causa della lettera, del 1986, della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) “Sulla Cura Pastorale delle Persone Omosessuali“. Il linguaggio duro di questo documento (che indicava nuovamente l’orientamento omosessuale solo come un “disordine oggettivo”), suscita ancora tanta rabbia in molte persone.
Dopo il 1986, alcune persone iniziarono pian piano a sfidare quella lettera della Congregazione, che feriva troppe anime. Fu significativo che durante il New Way Ministry Symposium, del 1992, il vescovo Tom Gumbleton raccontò che una madre gli aveva chiesto se suo figlio Dan, che era gay, sarebbe andato all’inferno. Gumbleton le aveva risposto: “No… è come l’ha fatto Dio e Dio non crea le persone per farle andare dritte all’inferno“.
Nel 1993 New Way Ministry aveva scritto al vescovo Gumbleton che era arrivato il momento “di studiare, discutere e scrivere un documento sulle problematiche e le necessità di gay e lesbiche in relazione alla loro vita famigliare”. Gumbleton, con altri tredici vescovi, aveva proposto ufficialmente quest’idea alla Conferenza Episcopale Statunitense, ed il progetto si concretizzò nella nascita di “Always Our Children” (Sempre nostri figli).
Come collaboratori, abbiamo dato la spinta iniziale, durante la preparazione del documento, e ne abbiamo commentato la bozza. Ci rendemmo conto che il proposito dei vescovi aveva come limite, ben preciso, quello di rivolgersi ai genitori basandosi sull’insegnamento della Chiesa e non di “fare nuove e rivoluzionarie proposte teologiche“, ma eravamo ugualmente entusiasti quando il testo fu dato alle stampe.
Al New York Times Mary Ellen disse: “… molti genitori si sentono divisi tra i adorati figli e la consapevolezza che l’insegnamento della Chiesa li condanna. Per loro, sentire un vescovo dire che prima devono amare i loro figli, a lungo andare può aiutarli a risolvere questi conflitti e a cominciare in qualche modo a guarire“. Conosciamo molti genitori che hanno pianto lacrime piene di speranza nel leggere le parole conclusive dei vescovi: “ai nostri fratelli e sorelle omosessuali… in voi si è rivelato l’amore di Dio“.
Al settimanale cattolico National Catholic Reporter dichiarammo che: “I genitori e i amici generalmente hanno accolto in modo positivo… l’appello di questo documento ai genitori di appoggiare i loro figli gay, al di là della condanna morale dell’attività omosessuale…“.
La Conferenza Episcopale Statunitense ha ricevuto più di cinquecento lettere di supporto e gratitudine. E non più di cinquanta hanno criticato e trovato errori nel documento. Comunque, forti proteste furono fatte dai sostenitori di Courage, un’associazione cattolica che vede l’orientamento omosessuale come un difetto da correggere, che hanno portato a diverse modifiche nella riedizione del documento, nel giugno del 1998. La Conferenza ha dichiarato: “Il messaggio profondo, il tono e la direzione… rimangono gli stessi… la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) l’ha rivisto ed… è soddisfatta del risultato“.
Ma per i sostenitori delle persone LGBTQ, il fatto di aggiungere note a pié pagina che citavano documenti che definiscono l’orientamento omosessuale un disordine, indeboliva la volontà non discriminatoria del documento, peraltro significativamente diluita, nonostante l’intenzione di “pronunciare parole di fede, speranza e amore ai genitori che hanno bisogno della presenza amorevole della Chiesa…“. Di più, la definizione dell’orientamento sessuale come dimensione “fondamentale” della persona è stata cambiata in problematica “profondamente radicata“. Questo cambiamento getta discredito sulle attuali esperienze dei gay e lesbiche.
Questi cambiamenti hanno aggravato le carenze originali di “Always Our Children” (Sempre nostri figli) :
1) Non c’è più nessuna traccia dell’insegnamento cattolico sul primato della coscienza e su come questo possa salvare famiglie e vite.
2) è mancato impegno della Chiesa istituzionale di promuovere e far conoscere la dichiarazione.
Nonostante questi argomenti “Always Our Children” (Sempre nostri figli) è stata ed è ancora un documento significativo per queste ragioni:
HA SPEZZATO IL SILENZIO. L’attenzione dei media suscitata dal documento ha rotto il silenzio della Chiesa cattolica sull’omosessualità. “Always Our Children” (Sempre nostri figli) ha umanizzato questo “argomento” sepolto da un gergo teologico e da regole astratte.
ERA IL MEGLIO POSSIBILE. Nonostante la zelante opposizione di Courage, i vescovi sono stati tutto sommato attenti e ‘gay-friendly’, ed abbastanza competenti nel produrre il miglior documento possibile per l’epoca.
GAY-FRIENDLY.. Probabilmente è il documento ufficiale più gay-friendly dei vescovi statunitensi, e il tono generale di “Always Our Children” (Sempre nostri figli) ed il suo linguaggio sensibile trasmettono un messaggio potente. Un mezzo pastorale positivo per genitori, operatori ecclesiastici e sostenitori. L’attenzione pastorale positiva di questo documento continua a sfidare la severità dottrinale della gerarchia della Chiesa.
IL VATICANO ERA “SODDISFATTO”. E’ importante che la Congregazione della Dottrina della Fede sia stata “soddisfatta” delle modifiche apportate alla terza edizione di “Always Our Children” (Sempre nostri figli), che ora ha l’imprimatur della Congregazione della Dottrina della Fede .
GENITORI/MINISTRI “POTENZIATI”. Secondo quel che sappiamo, le raccomandazioni “ufficiali” di questo documento in questi vent’anni hanno permesso a genitori, operatori pastorali e sostenitori di iniziare e sviluppare almeno 76 realtà pastorali inclusive (non contando le sedi di Dignity). Il linguaggio ufficiale del documento ha fornito un supporto fondamentale per la nascita di questo tipo di ministeri.
“Always Our Children” (Sempre nostri figli) è una significativa risposta alla lettera senza cuore, del 1986, della Congregazione della Dottrina per la Fede. Sviluppato strategicamente da alcuni vescovi coraggiosi e dai loro collaboratori, il tono e il messaggio di questo documento ricorda la U.S. Bishops Call To Action Conference del 1976 che, profeticamente, chiedeva giustizia per le persone omosessuali. Nonostante un lancio sottotono, da parte di molti vescovi, e le critiche feroci di Courage, l’approccio pastorale compassionevole di “Always Our Children” (Sempre nostri figli) ha ispirato e dato forza a molti ministeri creati appositamente. Oggi questo documento è inserito perfettamente nella chiesa cattolica disegnata da Papa Francesco.
Testo originale: Always Our Children: 20 Years Later