Tutte le diverse famiglie sono famiglia
Testo della teologa suor Margaret Farley* tratto dal libro Just Love: A Framework for Christian Sexual Ethics, Continuum International Publishing Group (USA), agosto 2005, pagg. 246-248, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La varietà delle forme di famiglia. Se nel passato non c’è mai stata un’unica forma di famiglia e se anche nel nostro tempo ne esistono diverse, in che modo possiamo riconoscere tali forme come facenti parte del concetto e della cornice di “famiglia”? Possiamo per esempio denominare “famiglia” quella costituita da un genitore single? E i matrimoni eterosessuali con figli? Le coppie omosessuali, sposate o meno, con figli? Le famiglie allargate seguite al divorzio? Le famiglie con figli non propri, ma non legalmente adottati? Le famiglie con due genitori non legalmente sposati, ma che allevano i figli insieme? Le famiglie con varie “madri” e vari “padri”, non solo i genitori biologici ma anche nonni, zii, cugini e cugine, amici e amiche intimi? Le famiglie che non vivono insieme? Le famiglie nucleari e quelle allargate? Eccetera eccetera, una grande varietà di famiglie che andrebbero considerate “famiglia”.
La tendenza generale tra gli odierni studiosi di etica è la difesa dell’inclusività e dell’accettazione delle varie forme di “famiglia” e, nonostante la forte opposizione non solo da parte della destra religiosa, ma anche dei moderati, sempre più persone negli Stati Uniti accettano le varie configurazioni di famiglia. Lisa Sowle Cahill, per esempio, definisce la forma famigliare basilare e interculturale come “una rete organizzata di interdipendenze socioeconomiche e riproduttive e di sostegno, radicata nella parentela biologica e nel matrimonio”, prendendo comunque sul serio altre forme di “alleanze umane… che mirano al reciproco sostegno economico e domestico, alla riproduzione e alla crescita dei figli”, analoghe al modello base. Ne conclude che non è probabilmente possibile, e nemmeno prudente, identificare i confini esterni della famiglia. Secondo Rosemary Radford Ruether, invece, sostenere i “valori famigliari” oggi significa anche “l’accettazione di e il sostegno verso le varie forme di famiglia… e di focolare domestico”. Secondo Marifé Ramos González “non esiste ‘la’ famiglia cristiana… La ‘famiglia’ cristiana è stata eccessivamente semplificata e idealizzata. Purtroppo vengono ignorate le circostanze particolare di ciascuna famiglia, che nel bene o nel male influiscono sulle sue decisioni morali”.
Questi punti di vista sono estremamente importanti. Dobbiamo non solo sostenere ma celebrare qualsiasi configurazione che “funzioni”, che serva a facilitare e a fornire una base, in modo dignitoso, ad una vita vissuta insieme nel reciproco affetto e nel progresso umano, forse ancora di più quando è in gioco la crescita dei figli. Non esiste un singolo modello che garantisca la felicità e il progresso umano, perlomeno non nel nostro tempo.
Il ventaglio di possibili modelli è vasto, anche se forse non illimitato. I limiti che ci possono essere hanno meno a che fare con le nostre preferenze o con l’idealizzazione di un determinato modello che con la giustizia e l’amore che un certo modello rende possibili; per esempio, Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir riunirono un circolo di ammiratori, partner sessuali e protégés che amavano chiamare “la Famiglia”. Il cantiere di questa vita “famigliare”, tuttavia, era evidentemente segnato dall’inganno, dalla seduzione, dallo sfruttamento e da scambi pruriginosi ed era tenuto insieme da un “patto” tra i due protagonisti che includeva intenzionalmente questo modo di vivere insieme.
Se le descrizioni di questo accordo e delle sue conseguenze sono affidabili, certamente non posso includere il modello Sartre/Beauvoir all’interno del mio concetto di famiglia. Questo non significa che altre forme o modelli di famiglia, che possono essere compresi nel ventaglio di quelli genuini, non abbiano a volte simili problemi di intrighi, gelosie, competizione, tradimento e affini, ma non sono modelli concepiti e costruiti per includere (e per godere di) queste forme negative di relazione. I modelli possono fallire o non essere all’altezza dei loro obiettivi, ma rientrare comunque, in quanto modelli, nel ventaglio della “famiglia” genuina.
In ogni caso, come già hanno fatto altri, non tenterò di definire la “famiglia”; considererò piuttosto la natura delle relazioni all’interno di un modello di famiglia, l’obiettivo di un determinato modello in quanto cornice sociale e istituzionale per l’impegno e le possibilità di raggiungere tale obiettivo.
* Suor Margaret A. Farley, nata il 15 aprile 1935, fa parte della congregazione americana delle Sisters of Mercy (Suore della Misericordia) ed è professoressa emerita di etica cristiana presso la Yale University Divinity School dove ha insegnato etica cristiana, dal 1971 al 2007, ed è stata anche presidente della Catholic Theological Society of America (Associazione Cattolica dei Teologi d’America). Il suo libro Just Love (2005), ha avuto numerose critiche e censure da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede per le opinioni morali espresse, considerate divergenti dal magistero cattolico, ma ha ricevuto invece ampio sostegno e approvazione dalla Leadership Conference of Women Religious (Conferenza delle Religiose degli Stati Uniti) e della Catholic Theological Society of America (Associazione Cattolica dei Teologi d’America).