Sodomia e Travestitismo. Il Vizio Nefando attraverso i secoli
A cura di Irene Agovino
Agli inizi della Chiesa cristiana (o meglio delle Chiese) la sodomia, cioè il rapporto omosessuale maschile, ma non solo, non era considerato un peccato grave, ma solo uno dei tanti peccati contro la castità. Ne abbiamo le prove, quando ad esempio lo storico Taylor nel 1954 riporta un manuale dei primi del Duecento, nel quale sia chi commette peccato con la sua donna, che con un uomo riceverà la medesima pena.
Gli stessi Concili, almeno fino al 1313 misero sullo stesso piano omosessualità e fornicazione naturale. Solo con la fine del Trecento – e per un motivo ben preciso secondo Boswell – le cose cominciarono a cambiare, tanto che moltissimi Stati Europei o Comuni Italiani, si dotarono di legislazioni antisodomia. Ne sono in questo senso esempi come Milano, Firenze, Roma.
Dalla fine del Cinquecento poi, si assiste alla vera e propria confusione tra omosessuale ed eretico. Mentre, ad esempio nella Ginevra di Calvino o in altri Stati protestanti, l’eresia è il peccato stesso, per gli Stati Cattolici e le Inquisizioni, spesso all’accusa di eresia si affianca quella di sodomita. Un caso emblematico è quello di Suor Antonia Santelli, una suora vissuta agli inizi del Seicento nel Viterbese. Divenuta luterana – pur rimanendo suora – la Santelli avrebbe spinto una novizia, tale Giovanna Amici ad avere dei rapporti sessuali, dicendole oltretutto che anche Santa Chiara faceva cosi. O ancora il caso settecentesco di una suora del monastero di San Fabriano nella Toscana, lo stesso di Santa Maria Teresa Redi, nel quale una suora convinse una giovane novizia perché: “Dio vuole che ci amiamo per essere davvero fratelli nella carne”.
Vediamo quindi come con l’avvento della società mercantile prima e con la paura degli eretici, la sodomia da semplice peccato di fornicazione, diventa un pericolo per lo Stato Sociale, uno Stato che fino al 1789 sarà nella mentalità dei legislatori del tempo, voluto da Dio stesso.
La Stessa Chiesa Cattolica a partire dall’età del Rinascimento si dota di manuali, di atti del Magistero che sono molto duri con la sodomia e di meno con la fornicazione eterosessuale. Un caso tipico è quello del Santo – molto discusso oggi perché massacratore di protestanti – Pio V, al secolo Antonio Michele Ghislieri, divenuto papa il 7 gennaio 1566. Nella Costituzione apostolica Horrendum illum scelus del 1568 dice:
“Sappiano coloro che difendono questo atto terribile che dovranno renderne conto a Dio stesso(…)Affinché il contagio di un così grave flagello un progredisca con maggior audacia approfittandosi di quell’impunità che è il massimo incitamento al peccato e, per castigare più severamente i chierici colpevoli di questo nefasto crimine che non sono atterriti dalla morte dell’anima, abbiamo deciso che vengano atterriti dall’autorità secolare, vindice della legge civile. Pertanto, volendo proseguire con maggior vigore quanto abbiamo decretato fin dal principio del Nostro Pontificato (Costituzione Cum primum, cit.) stabiliamo che qualunque sacerdote o membro del clero sia secolare che regolare, di qualunque grado e dignità, che pratichi un così orribile crimine, in forza della presente legge venga privato di ogni privilegio clericale, di ogni incarico, dignità e beneficio ecclesiastico, e poi, una volta degradato dal Giudice ecclesiastico, venga subito consegnato all’autorità secolare, affinché lo destini a quel supplizio, previsto dalla legge come opportuna punizione”.
E il travestitismo? Questo era invece già punito severamente ben prima, in quanto non rispettava i ruoli di genere, che in fondo la sodomia non metteva in discussione. È vero che erano esistite Sante Travestite, da Pelagia a Marina, ma erano considerati casi rarissimi.
Nel 1494 ad esempio nella Firenze ancora per poco Medicea assistiamo al caso di un garzone, tale Vinicio, che travestito da donna, si offre a molti uomini. Scoperto, venne condannato alle pena di morte per aver unito al vizio nefando dell’omosessualità quello ancora peggiore del travestitismo. Non meno drammatico è il caso veneziano di Rolandina de Rolandi, la quale in realtà si chiamava Rolandino e venne arsa viva nel 1414 proprio per questa sua natura di essere donna.
Nel 1598 la Spagna di Filippo III si dotò di una legislazione antisodomia, nella quale il travestitismo era considerata una aggravante:
“Proibiamo che qualsiasi uomo si vesta, o vada in giro, in abiti da donna, e che qualunque donna faccia lo stesso con gli abiti da uomo, o che costoro vadano in giro mascherati, salvo che per alcune feste, o giochi, che dovranno farsi fuori dalle chiese e delle processioni. E che sia plebeo venga frustato, se sia borghese venga esiliato e se sia nobiluomo, esso venga punito con la massima severità”
Anche nella legislazione della Milano ducale nel 1532 si afferma che nessuno sia torturato o ucciso se non in presenza di sodomia, ma soprattutto di travestitismo.
Diverso era il caso degli ermafroditi, che in alcuni casi venivano aiutati nella scelta di un genere. Michel de Foucault ci racconta il caso di Alexina, una giovane suora che alla fine del Settecento, grazie all’aiuto del suo confessore, fu dichiarata uomo e potè sposarsi.
Ma ormai si era entrati in un altro ambito: quello medico. E si passerà dal vizio nefando alla malattia mentale. Cesare Lombroso in un famoso saggio dirà: “Non esiste un mostro morale, esiste un mostro comportamentale”.
Bibliografia essenziale:
- Dall’Orto, Documenti di storia gay, secoli XVI-XVII in La gaya scienza
- Lavenia, L’nfamia e il perdono. Tributi, pene, e confessioni nella teologia morale della prima età moderna, Bologna, 2006.
- Catteneo, Vitio nefando ed Inquisizione romana, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, 2006.
- Bercastel, Historie de le cristianisme, Parigi, 1813.
- Boswell, Cristianesimo, tolleranza, omosessualità, Milano, 1989.
- Horrendum illum scelus, Costituzione apostolica Pio V, 1568.