Si può parlare in Italia di un movimento degli omosessuali credenti?
Riflessioni di Giuliana Arnone* tratte dalla sua tesi di laurea su “Il difficile equilibrio tra azione e contemplazione: strategie di riconoscimento di un gruppo di omossessuali credenti”, Università Ca’ Foscari di Venezia, Corso di Laurea magistrale in Antropologia culturale, etnologia, etnolinguistica, ottobre 2013, pp.53-55
Mi sono spesso chiesta se l’opera di questi gruppi (di omosessuali credenti in Italia), seppur in qualche modo isolati, potesse avere qualche caratteristica comune con i movimenti sociali. (…) L’antropologia politica si è concentrata sulle relazioni che intercorrono tra la capacità di agire degli attori sociali, facenti parte di un movimento, e le strutture socio-politiche (Kroensler, 2012: 47).
Da questo punto di vista, i movimento sociali hanno effettivamente qualcosa in comune con i gruppi di omosessuali credenti, poiché essi utilizzano la propria agency nel rapportarsi a una istituzione – in questo caso la Chiesa – per ribaltare una situazione sociale percepita come ingiusta. Vi è, ancora, in comune, la capacità di acquisire risorse materiali e simboliche necessarie per mobilitarsi. L’acquisizione di queste risorse, inoltre, partecipa alla costruzione di una immagine di sé positiva, e quindi al rafforzamento della propria identità.
Detta in altri termini, se questi gruppi, da un lato, assumono le sembianze di veri e propri movimenti sociali dal momento che “cercano la rottura con l’esistente e la perdita del nome di quelle categorie fisse che definiscono il mondo così come lo conosciamo” dall’altro non hanno un fine politico, ossia legato specificatamente alla contestazione di strutture socio-politiche particolari con il fine di rovesciarle e che li spinge ad agire in gruppo per essere giuridicamente più forti. Inoltre, non rappresentano un movimento di opposizione alla chiesa, ma di dissenso all’interno della stessa. Questo indebolisce qualsiasi tentativo di unione nazionale o di coordinamento dei gruppi stessi. Nati quasi spontaneamente e indipendentemente l’uno dall’altra, rimangono strettamente connessi ai contesti locali di appartenenza e alla loro evoluzione storica.
Mentre altre associazioni omosessuali, come l’Arcigay, nascono inizialmente a livello nazionale per poi essere declinate a livello provinciale, i gruppi omosessuali cattolici nascono a livello territoriale e cercano solo successivamente un coordinamento generale. Un tentativo, peraltro, che ha spesso trovato la diffidenza dei gruppi stessi, che hanno difeso la propria eterogeneità.
L’eterogeneità è data dalla diversa organizzazione interna, dai diversi obiettivi che il gruppo si prefigge, dalla diversa idea di visibilità e di proiezione esterna. Vi sono, difatti, gruppi più ‘socialmente‘ esposti e gruppi meno disposti a dichiararsi apertamente. Vi sono, ancora, gruppi dotati di uno statuto giuridicamente riconosciuto (come La Parola o il Guado) e gruppi più informali. Come abbiamo visto, vi sono gruppi che si propongono di aiutare le persone in difficoltà e gruppi rivolti solo a categorie di persone che hanno fatto un percorso di accettazione personale e di fede specifici. Gruppi che non vogliono dialogare con la chiesa e gruppi che accettano il silenzio della stessa.
Ogni gruppo è dotato di un diverso carisma e la sua esistenza è strettamente connessa alla realtà locale nella quale il gruppo è nato e con la quale il gruppo si rapporta. Il riconoscimento della propria identità di gruppo passa anche attraverso il riconoscimento dell’esistenza di altre realtà, di altre alterità.
Nonostante la rivendicazione di uno spazio e di un riconoscimento sia qualcosa di condiviso dai gruppi, le modalità attraverso cui essi negoziano la legittimità sono varie e specificatamente legate al contesto locale nel quale i vari gruppi si trovano ad (inter)agire.
Essendo la visibilità strettamente connessa al contesto di appartenenza e dipendente dal diverso excursus storico di ciascun gruppo, non si è lottato per avere un riconoscimento sul piano nazionale. Il dialogo con la Chiesa dei vertici, che comunque è presente in alcuni eventi e opere visibili, come i convegni, viene sovrastato da un dialogo molto meno visibile ma più invasivo, costruito passo dopo passo, giorno dopo giorno, azione dopo azione.
Nonostante il tentativo di Coordinamento nazionale sia in qualche modo fallito – almeno nella sua accezione politica – si sta costituendo un corpus ideologico, rafforzato da convegni, libri, linguaggi comuni, con cui l’identità omosessuale cristiana si relaziona, in una dialettica che vede il rafforzarsi di una identità comune che a sua volta rafforza l’acquisizione di strumenti, come, appunto, blog, forum virtuali, convegni, libri. Tuttavia, i gruppi omosessuali cattolici non hanno un esplicito fine politico, come i movimenti sociali di massa o l’Arcigay, per cui questo inibisce qualsiasi tentativo di unione e coordinamento.
Quando incontrai Gianna, del gruppo La parola di Vicenza, il 23 marzo 2013, mi disse che, a suo avviso, non avendo – i gruppi omosessuali credenti – fini politici, non vi è la volontà di unirsi per essere più forti. Nonostante questo, alcuni gruppi, tra cui La Parola,si sono dotati di uno Statuto. Attraverso di esso, mi disse: ‘Esisti, ci sei‘ (Gianna, 23/03/13, Verona).
La difesa della propria identità, fortemente legata al territorio e alla storia, fa si che i gruppi si muovano in maniera isolata e che, in definitiva, non si possa parlare di movimento sociale tout court, anche se bisognerebbe intendere il senso di appartenenza delle singole persone non come ‘prigionieri’ delle loro “identità”. Essa è inserita in un processo dinamico di interazione con cui si costituisce, frammenta e ricompone il senso di appartenenza attraverso un insieme di relazioni con il contesto.
* Giuliana Arnone si è laureata all’Università Cà Foscari di Venezia in Antropologia culturale con una tesi dal titolo “Il difficile equilibrio tra azione e contemplazione Strategie di riconoscimento di un gruppo di omosessuali credenti” (ottobre 2013) ed ha conseguito il dottorato in Studi Storici Geografici e Antropologici all’Università di Padova con una ricerca etnografica riguardante la realtà di LGBT cristiani in Italia intitolata “Tutta una questione di riconciliazione: uno sguardo etnografico sui percorsi di riconoscimento del movimento LGBT cristiano in Italia” (2016). Ha curato per il Forum Italiano dei cristiani LGBT la ricerca “Rapporto 2016 sui cristiani Lgbt in Italia” (settembre 2016) ed ha scritto con Paola Coppi e Pasquale Quaranta il capitolo intitolato “Una testimonianza: gruppi LGBT e Chiese nell’Italia contemporanea” contenuto nel volume “Tribadi, sodomiti, invertite e invertiti, pederasti, femminelle, ermafroditi… Per una storia dell’omosessualità, della bisessualità e delle trasgressioni di genere in Italia” a cura di Umberto Grassi, Vincenzo Lagioia, Gian Paolo Romagnani, Edizioni ETS, Pisa, 2017.