L’opera della pazienza (Giacomo 1:4)
Riflessioni bibliche* di Louis Simon** pubblicate sul mensile protestante Évangile et Liberté (Francia) n° 314, dicembre 2017, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
“E la costanza compia pienamente l’opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti.”
La fede non arresta la storia, anzi la inizia sempre di nuovo. Ha come opera la pazienza, ma la pazienza, a sua volta, deve operare. La vita cristiana si svolge di opera in opera; ma bisogna ripetere che questo non è vero del singolo se non è vero, prima di tutto, della comunità ecclesiale nella dimensione politica del suo servizio, vale a dire nello svolgimento del compito che le è stato affidato dal Signore.
Tutto questo deve essere compiuto “perché siate perfetti e completi”… Questa compiutezza personale è compresa nel movimento di opera in opera; non designa una sosta, uno stato, ma una traiettoria. La perfezione non consiste nello sbirciare la fine, e quindi nel trascurare di trascrivere la storia, considerato come una perdita di tempo, e però sta proprio qui la perfezione del mondo “religioso”: saper trovare l’accesso al tempo originale, che ci libera dal tempo storico. La persona religiosa ottiene questo attraverso la sua partecipazione al rito, che non è nient’altro che la rappresentazione di un frammento del tempo originale. Per la persona religiosa, la perfezione si trova al di fuori della storia, nella nostalgia di un tempo originale, non storico, tant’è vero che per essa l’unica storia significativa altro non è che il mito.
La fede cristiana sorpassa il mondo della religione. La perfezione è ormai legata alla storia, che anzi è la capacità miracolosa di essere autenticamente storica (nel senso in cui viene messa pienamente in opera una storia piena, adeguata al movimento della Saggezza che conduce il mondo intero).
Il pieno sapore storico, la presenza, pesante e adeguata, di fronte alla storia dell’uomo, della pazienza, è che non siamo mancanti di nulla. L’espressione significa letteralmente “che non siate lasciati indietro”. È un’espressione molto cronologica: chi non è paziente è in ritardo! Non può seguire, e viene lasciato per strada! Di colpo, si trova completamente sfasato, come tutto il resto attorno a lui. Di solito si pensa che l’impaziente è in anticipo sul suo tempo: l’epistola ci mostra invece che rimane indietro. I suoi colpi vanno a vuoto, lì dove non c’è più nulla! La sua agitazione secerne solo il passato. (A questo riguardo, la catastrofe del 70 d.C. fu il risultato dell’impazienza zelota: erano in ritardo di più di sei secoli rispetto a Geremia e alla sua lettera ai prigionieri!) La pazienza, al contrario, è sempre in orario perché è l’atto di fede, l’attualità della Saggezza. È la difficile coniugazione, al presente, dei verbi della speranza e del Regno…
Notare il rovesciamento della situazione: la Chiesa non deve chiedersi se la parusia è in ritardo, ma se essa, comunità del Signore, non sia rimasta indietro…
* Il passo biblico è tratto dalla versione Nuova Riveduta
** Louis Simon è stato pastore della Chiesa Protestante Unita di Francia nell’Île de France, poi presidente del consiglio regionale della Chiesa Riformata nella regione parigina e infine pastore a Montpellier. Era un predicatore molto apprezzato. Non amava scrivere, perché pensava che la Parola dovesse venire proclamata ad alta voce; tuttavia, dietro insistenza dell’editore Labor et Fides, acconsentì a scrivere un solo libro durante il suo ministero, un commento all’Epistola di Giacomo, dal titolo Une Éthique de la Sagesse (Etica della saggezza), da cui è tratto questo passo.
Traduzione originale: L’œuvre de la patience – Jacques 1,4