Vent’anni con l’HIV. Il mio complicato rapporto con la vita
Testimonianza di Teo Drake pubblicata sul blog Roots grow the tree (Canada) il 15 Luglio 2015, libera traduzione di Giulia Brocanello
Ho un rapporto complicato con la sopravvivenza. E questo rapporto implica un’enorme perdita e un amore profondo. In questo spazio convivono il dolore straziante e la capacità di riprendersi. Il solo spazio che mi rende davvero me stesso in tantissimi modi. Vent’anni fa da oggi, ero un ventottenne che era troppo giovane e troppo vecchio allo stesso tempo. Il 15 luglio del 1995 ero seduto al dipartimento d’igiene al St. John’s di Newfoundland, e stavo ascoltando un dottore che non avevo mai visto e che mi stava dicendo freddamente che ero positivo all’HIV. Questo era poco prima della scoperta di un trattamento. L’HIV era ancora una sentenza di morte. Lo sapevo, nel profondo, perché avevo seppellito amici e conoscenti e ne avrei seppelliti molti altri negli anni a venire. Eravamo tutti troppo giovani e troppo vecchi allo stesso tempo.
Non mostro spesso le cicatrici e la fatica di questa guerra ventennale contro HIV/AIDS. Talvolta è perché sono introverso. Me la prendo con il mio essere. Ma molto spesso non c’è spazio consentito per una tale complessità. Negli anni ho sentito innumerevoli volte la frase che “Non si sa mai. Potrei essere investito da un autobus domani” o “L’HIV è una malattia gestibile ora, vero?”. Anche ora ho avuto difficoltà a parlare di questo anniversario, perché le parole sembrano troppo piccole, troppo poche, troppo spente per contenere vent’anni di lotte, sconfitte, vittorie, paura, sfinimento, ferocia, isolamento, tenerezza, amicizia… Non c’è in nessuna parola. È nell’intreccio di tutte le parole e i silenzi.
Come faccio a dire che so che sei felice che io sia ancora qui e che ne sono anche grato, ma che la gratitudine è anche complicata? Alcuni miei amici non sono più qui. Quando mi abbracci e sento il tuo tocco su di me, ricordo le volte in cui alcuni di noi dovevano entrare di nascosto nelle stanze d’ospedale e togliersi gli abiti protettivi affinchè i nostri amici potessero sentire il calore del loro contatto e non avessero paura prima di morire. Anche adesso, vent’anni dopo, qualche volta mi imbatto ancora nel contatto venato di paura e il mio corpo ricorda che la guerra non è finita.
Sono affranto e lo sono stato per tutto il tempo. Questo non significa che la vita che sto vivendo ora non sia bellissima. È una cosa bellissima, tenera e fragile. Il mio cuore è fragile, la mia vera esistenza è fragile. Questo anniversario mi ricorda che entrambi sono veri; che la mia esistenza è fragile e che sono dannatamente forte. Per molti di noi che hanno vissuto con l’HIV/AIDS per decenni e che hanno vissuto più a lungo rispetto a quanto ci era stato detto, il nostro dolore e la nostra resistenza sono intimamente connessi.
Per me questo dolore non è un’amarezza statica. È il movimento fluido della sofferenza attraverso un cuore aperto la cui sola forza lo ha aiutato a costruire il serbatoio di compassione a cui attingo oggi. Invece di fingere di non essere affranto, sto imparando, attraverso le pratiche spirituali che centrano la compassione e il servizio, che il dolore è una componente necessaria della vitalità. Il non morire non è più il mio obiettivo di vita.
Lo scopo della mia vita è amare intensamente, con tutta l’anima che posso metterci in qualsiasi dato giorno e renderlo sostenibile. Per mantenere la mia stessa sofferenza in modi significativi che mi permettano di vedere teneramente e toccare il tuo dolore. Per nutrire il dolore straziante come una forza spirituale piuttosto che costruire muri che isolano più di quanto proteggano.
Al servizio di portare testimonianza del mio dolore straziante, la mia intenzione è di spingere me stesso a raccontare di più delle storie di questi ultimi vent’anni in quel che resta del 2015, e per continuare ad insegnare le pratiche spirituali di coltivare un cuore spezzato. È per il vostro bene, credetemi.
Testo originale: My Complicated Relationship with Survival: Twenty Years with HIV