Se in chiesa entra l’amore di Alex e Luca
Riflessioni del teologo Vito Mancuso pubblicate su La Repubblica del 5 gennaio 2018, pag.30
Ci sono molti modi di far fronte a una tragedia: alcuni la possono aggravare cospargendo sale sulle ferite, altri la possono alleviare evocando parole e gesti che aiutano a reggere un dolore che di per sé non può essere umanamente sopportato. È il caso dei genitori di Alex Ferrari e Luca Bortolaso che, di fronte alla tragedia di perdere i figli nel fiore dell’età (morti per le esalazioni di monossido di carbonio in una villetta di montagna dov’erano in vacanza), hanno scelto di far celebrare congiuntamente i loro funerali visto che i due giovani erano uniti da tempo da una relazione d’amore.
Il parroco, don Roberto Castegnaro, avrebbe potuto opporsi a tale desiderio a norma dell’articolo 1184, comma 3, del Codice di diritto canonico, secondo cui devono essere privati delle esequie ecclesiastiche «i peccatori manifesti ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli».
In base a tale disposizione (la stessa a cui si rifece il cardinal Ruini per negare il funerale religioso a Piergiorgio Welby) egli avrebbe potuto o negare del tutto il funerale religioso ai due giovani, o, per lo meno, evitarne la celebrazione congiunta. Non lo ha fatto, ma è venuto incontro al desiderio dei genitori dichiarando: «Ho accettato di tenere la funzione e solo dopo ho saputo che si trattava di una coppia omosessuale, ma per me non cambia nulla».
Queste limpide parole dimostrano che molto in realtà sta cambiando nella Chiesa, perché fino a poco fa non sarebbe stato concepibile un funerale congiunto di una coppia omosessuale che viveva apertamente come tale. Anzi, occorre dire che ancora oggi molti parroci non permetterebbero mai una tale celebrazione. Se poi dall’Occidente ci si allargasse all’Europa orientale e ad altre aree, il gesto accogliente del parroco vicentino finirebbe per risultare esattamente quello che dichiara il Codice: un «pubblico scandalo». È l’inevitabile condizione del nostro mondo, globalizzato ma ancora tanto diversificato, unito quanto a notizie sugli eventi ma diviso rispetto agli schemi mentali che li interpretano: una condizione che si ripercuote nel modo più drammatico su un organismo dal respiro mondiale come la Chiesa cattolica.
Il magistero di papa Francesco ovviamente è chiamato in causa direttamente. Prima di lui infatti, quando più che di “misericordia” si preferiva parlare di “valori non negoziabili”, l’apertura del parroco sarebbe stata molto più difficile, e ancor più l’approvazione di essa da parte del vescovo diocesano.
Ma grazie a papa Francesco la Chiesa impara che di “non negoziabile” c’è solo l’amore e la generosa umanità che da esso consegue, impara che le persone sono molto più importanti delle norme canoniche e riascolta le parole evangeliche: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato» (Marco 2,27).
Che cosa significa perdere un figlio a vent’anni lo può sapere solo chi lo sperimenta sulla propria carne. Penso sia la più nera tragedia per un essere umano. Una tragedia è tale perché si dà in modo non solo inatteso ma anche ingiusto, secondo quel non senso che gli antichi greci cercavano di nominare evocando potenze oscure come le Moire o la dura Necessità, e che i cristiani interpretavano in passato come ira o castigo di Dio. Anche se non manca chi ancora oggi ripete tali arcaici schemi interpretativi, i più rimangono senza parole, schiacciati dall’assurdo.
Per questo sono importantissimi i riti, perché lì non si ragiona e non si giudica, solo ci si unisce a chi soffre, generando da questa comunione una specie di balsamo che consola almeno un po’ chi non è consolabile e che è uno dei gesti più nobili di cui siamo capaci noi umani. Anche celebrandone la fine, come nel caso di Alex e Luca, si può celebrare l’amore.
* Vito Mancuso è teologo e filosofo Il suo ultimo libro si intitola Il bisogno di pensare (Garzanti, 2017)