Famiglie fortunate. Le famiglie cattoliche con figlie lesbiche e figli gay
Testo di Mary Ellen Lopata e Casimer Lopata tratto dalla prefazione al loro libro Fortunate Families: Catholic Families with Lesbian Daughters and Gay Sons (Famiglie fortunate: famiglie cattoliche con figlie lesbiche e figli gay),Trafford Publishing, 2003,pp.IX-X., libera traduzione di Diana
“Un giorno saprai come sei stata benedetta e quanto è speciale tuo figlio che è gay. Sarà una gioia e un conforto per te”. La mia amica Mary mi disse queste parole, quando le confidai che mio figlio era gay. Questo avvenne molti anni dopo il coming out di Jim e la verità racchiusa nel suo commento stava diventando una realtà anche nella mia vita, così la ringraziai con un abbraccio e conservai nel mio cuore le sue parole di incoraggiamento.
Anni dopo, dopo essermi laureata, mentre studiavo l’impatto che ha sulla famiglia un figlio omosessuale, mi imbattei nel libro di Walter L. Williams, The Spirit and the Flesh (Lo Spirito e la Carne). La maggior parte del libro di Williams si concentra sulla figura del “berdache”.
“Berdache” è una parola usata dagli esploratori francesi ed inglesi per descrivere un maschio che non si sente realizzato nel suo ruolo di maschio nella società; uno che ha un carattere non mascolino e che viene spesso considerato effeminato. Tuttavia per molti nativi Americani il termine “berdache” esprime le qualità positive che le persone con “due spiriti” portano ad alcune tribù native Americane.
Williams descrive come queste società e famiglie apprezzino l’unicità di alcuni bambini che mostrano tratti di entrambi i sessi e non li forzano a conformarsi ai ruoli di genere prestabiliti. Quando questi bambini vengono identificati, i loro talenti vengono nutriti e crescono per diventare delle grandi risorse per tutta la tribù.
Vengono considerati possessori di due spiriti – maschile e femminile. Da adulti spesso diventano mediatori, in grado di negoziare e riconciliare le dispute tra maschi e femmine nella tribù. In alcune tribù sono anche mediatori tra il mondo terreno e quello degli spiriti, e sono molto onorati per questo importante ruolo rituale nella comunità. Secondo l’antropologo W. W. Hill una famiglia con un tale componente “veniva considerata, sia dalla famiglia stessa che da chiunque altro, molto fortunata.”
“Molto fortunata!”. Che differenza con la nostra cultura che dà valore alla conformità ed è così scostante con le persone diverse. Quando la differenza riguarda i ruoli di genere o l’aspetto sessuale, la nostra cultura spesso etichetta tali differenze come “devianti” o “non naturali”. Possiamo imparare dalle culture tribali che apprezzano ogni individuo, valutano i talenti, le caratteristiche e le abilità di ogni persona ed incoraggiano lo sviluppo delle qualità uniche di ogni persona, a beneficio della famiglia e dell’intera comunità.
Pensai alla mia famiglia. Ci sentivamo “fortunati” ad avere nella nostra famiglia un figlio omosessuale e un fratello “con due spiriti”? E cosa dire di tutti gli altri genitori con figli gay e figlie lesbiche che conoscevo? Si consideravano “fortunati”? Basandomi sulla mia esperienza, sospettavo che molti privatamente si sentissero fortunati, ma sarebbero stati molto a disagio, imbarazzati e forse anche spaventati nel fare sapere agli altri che la loro famiglia era così.
Se la società non accetterà l’individuo diverso, certamente non comprenderà la famiglia che festeggia questa differenza.