“Amen”. Gesti, segni e parole della Liturgia
Articolo di Annamaria Fabri pubblicato su Castello7, lettera settimanale ai parrocchiani, anno 27, n.8 del 10 dicembre 2017
Ci sono parole e gesti che esprimono coralmente lode, fiducia e consenso, e che si usano in molte occasioni fino dai tempi più antichi e presso tutti i popoli. Si acclamavano e si acclamano personaggi importanti, campioni dello sport, leader politici e religiosi… Le acclamazioni di gioia o anche di riprovazione o di dolore sono entrate anche nei rituali delle religioni.
L’acclamazione più frequente nella liturgia e nella preghiera cristiana è sicuramente “Amen”. Amen è infatti una piccola parola che è passata dall’uso sacro ebraico a quello cristiano e in quello dell’Islam, che usa acclamare “Amin” al termine della lettura della prima Sura del Corano.
La prima testimonianza biblica di Amen, come risposta della comunità riunita alla preghiera di lode a Dio, si ha nel libro di Neemia (8,6) dopo la lettura del libro della Legge che era andato perduto nelle vicende dell’esilio: «Ed Esdra lodò Jahvè il grande Dio, e tutto il popolo rispose: Amen, Amen».
La parola Amen ha un significato composito e dotato di molte facce. La radice ebraica e aramaica (‘mn) contiene il significato di fedeltà, stabilità e affidabilità. Quando l’amen è riferito a Dio potremmo tradurlo così: “anch’io la penso così che Dio lo faccia!”. È una formula liturgica che conclude la preghiera comune e anche privata con la quale ci si affida a Dio sicuri della sua fedeltà e certi che esaudirà la preghiera.
Amen esprime così un coinvolgimento che non può essere limitato ad una semplice formalità, ma chiede di essere conseguenti con ciò che si afferma.
Sant’Agostino scrive: «Per questo voi dite Amen. Perché dire Amen è sottoscrivere», è quindi una firma apposta in fondo ad un atto comune e pubblico. Come, continua il santo, «tu senti dire “Il Corpo di Cristo” e rispondi “Amen!”».
Il fatto che ci sia stata tramandata come traduzione di Amen, parola di per sé intraducibile per la vastità dei significati, la formula “così sia” ne impedisce la comprensione e ne snatura il significato.
Un’acclamazione, l’Amen, che dovrebbe essere non solo detta con più forza e consapevolezza, ma che dovremmo accompagnare con fede salda nelle promesse di Dio nella certezza della sua presenza nella vita della comunità che celebra e in quella del credente.