La landa desolata attraversata dai cristiani LGBT per trovare Dio
Riflessioni di L. Louise pubblicate sulla rivista Whosoever (Stati uniti), Volume 3, n.2 del Settembre/Ottobre 1998, libera traduzione di Claudia Barbarino
Sembra che i Cristiani nel loro percorso di crescita seguano uno schema: tanti di noi ad un certo punto si ritrovano in una landa desolata. Nel Vecchio Testamento, la landa desolata era un luogo fisico, era il deserto. Oggi questa è un’allegoria; è il tempo che spendiamo lontani da Dio.
La landa desolata non è un posto piacevole. È descritto come un luogo arido, sterile, a volte buio, spesso infestato da animali selvatici, serpenti e ladri. Una terra di frane in cui si estende l’ombra della morte (Geremia 2:6; Is 43:19). Perché noi figli di Dio dovremmo passare per di qua è un mistero. E’ un luogo di prova, di apprendimento, di crescita, di purificazione e umiliazione (Deuteronomio 8:2). Dio sa che ci troviamo in quell’arida terra (Osea 13:5) noi invece non sappiamo dove sia Lui.
Tanti personaggi della Bibbia ci sono passati. Mosè è stato lì per quarant’anni, dopo che ebbe ucciso l’Egiziano e prima che iniziasse il suo ministero presso gli Israeliti! (Atti 7:28:30). Poi con questi vi stette per altri quarant’anni. In totale, Mosè visse nel deserto per ottant’anni! (Amos 2:10). Davide vi rimase tutto il tempo che si nascose da Saul. Quando vi entrò, dice la Bibbia, era un ragazzo. Lasciò quell’orribile luogo che era trentenne[1]. Quindi, storicamente parlando, siamo in buona compagnia.
Personalmente ho ben conosciuto la landa desolata. Ci sono stata per ventidue anni perché proprio non riuscivo a concepire che si potesse essere gay-cristiani. Sentivo parlare di teologia ed intellettualmente ne condividevo i concetti, ma c’era qualcosa che non afferravo del tutto dal punto di vista della fede, dal punto di vista di un rapporto di intimità profonda con Dio. Poteva Dio amarmi davvero senza dare peso al fatto che fossi lesbica? Possibile che tutte le tesi sostenute dalla Chiesa tradizionale sull’interpretazione delle Scritture fossero sbagliate? E se il mio lesbismo fosse una grazia di Dio? La chiesa fondamentalista di cui facevo parte mi aveva così mortificata che il pensiero dell’omosessualità come una benedizione mi sembrava una blasfemia.
Mi ci è voluto tanto tempo per chiarire i miei dubbi. Dio mi mandava risposte, ma in una forma inconsueta ̶ nuovi modi di adorare e una netta sensazione di sfiducia verso questi. Nel frattempo la corrente della vita mi portava sempre più lontano da quel Dio che avevo conosciuto e amato. Mi allontanava dall’oceano della vita e mi trasportava nel mondo della carne. Vagavo senza meta mossa da emozioni confuse provando a trovare Dio in posti improbabili. Mi mancava il Dio che avevo conosciuto da piccola, ma avevo anche paura di affrontarlo pensando di esserne indegna. Partecipavo alla vita di varie chiese nella speranza di trovare qualcosa di familiare come i vecchi sentimenti di accettazione e amore, qualcosa che mi sarebbe sembrato autentico.
Da bambina ho ricevuto un’educazione cattolica. Ho accettato Dio come mio personale salvatore alle superiori, ed anche al college ero molto attiva nelle organizzazioni cristiane. Entrai a far parte dell’Assemblea di Dio, una grande chiesa indipendente. Dopo due anni, fui accusata di essere omosessuale e di importunare la nipote del pastore. A quei tempi ero inconsapevole del mio orientamento sessuale e frequentavo un uomo, così come si credeva giusto che facessi.
La falsa accusa non poté rivelarsi più disastrosa. Fui mandata via pubblicamente e la mia adesione alla chiesa venne cancellata. Ero distrutta. Avevo la sensazione che, se ero già stata punita per il fatto di essere gay, ero quindi sul punto di cogliere il fulcro dell’omosessualità. Trovai il centro sociale gay della zona e mi resi conto che l’attrazione verso le donne era più forte che nei confronti degli uomini con cui ero uscita. Così la chiesa mi aveva fatto un favore: Dio si servì della cattiveria di quelle persone per indicarmi la giusta direzione verso chi fossi davvero, prima che facessi l’errore di unirmi in un matrimonio eterosessuale. Quando scoprii la mia identità e il suo significato mi sentii euforica. Tuttavia ero anche sconvolta al pensiero di perdere Dio. Ecco perché finii nella landa desolata.
Il luogo in cui ero entrata era sconfortante e pieno di insicurezza e rabbia verso i cristiani. Li vedevo come miei nemici. E davvero loro si presentavano come i nemici dei gay. Iniziai a vergognarmi di essere cristiana perché questo mi legava al fanatismo e al disprezzo così palesemente mostrati dall’area destra fondamentalista. Credevo che quello sdegno e quel veleno riversati sulla comunità gay mi allontanassero da Cristo e allontanasse anche tanti altri da quel Cristo che voleva darci solo amore.
Ho marciato al Pride mi hanno chiamata “sodomita”. I miei stessi genitori erano tra quelli che urlavano forte che l’inferno era il posto più adatto a QUELLI COME ME. Ho coinvolto alcuni fondamentalisti in diverse discussioni tentando di spiegare l’errore alla base del loro ragionamento, in realtà così privo di logica. Ho trovato conforto nella comunità gay, ma cercavo ancora il mio Dio. In tutto ciò, Dio dov’era?
Di tanto in tanto frequentavo la chiesa gay cristiana, ma niente cambiava. Ero sul punto di mollare quando presi una copia di A Stranger at the Gate (Uno sconosciuto al cancello, Ndt) del Rev. Mel White. Mi indignai leggendo la sua testimonianza su come era stato maltrattato dai “cristiani”. Ecco un pastore che ha sopportato tante torture a causa della sua omosessualità. Ho ammirato la sua forza e ho capito che attraverso tutte quelle dolorose esperienze aveva realmente ritrovato Gesù. Ce l’aveva fatta. Forse potevo farcela anch’io.
Ricominciai a frequentare la messa e a cercare. Reclamavo con forza il verso “Chiedete e vi SARA’ dato”. (Matteo, 7:7) e chiesi a Dio di darmi un segno di queste parole. Frequentai la Metropolitan Community Church (MCC ); quando la banda delicatamente iniziò a suonare, “Ho bisogno di te, voglio te, amo la tua presenza”, il mio cuore si sciolse e sentii di essere a casa. Molte delle mie domande ancora oggi non hanno risposta, ma mi sono riconnessa al mio Dio e ho lasciato la landa desolata. Il Rev. Sandra Turnbull della Metropolitan Community Church (MCC ) di Long Beach (California), definisce tale esperienza come una “rinascita”[2].
Ora sono una persona diversa da quella che attraversò la selva oscura tempo fa. Ho vissuto momenti che non dimenticherò, ho subito tradimenti da chi amavo e ho ancora tante ferite da sanare. Ho cambiato atteggiamento, ora considero il lesbismo un dono di Dio.
Le principali chiese protestanti stanno imparando ad ascoltare i cristiani gay. I “clobber passages”[3] sono lì nella Bibbia per chiunque voglia approfondirne la ricerca. Se li esaminiamo con mente aperta, ne scorgeremo la verità. I “clobber passages” sono stati mal interpretati e decontestualizzati così che ad un livello superficiale e semplicistico ci condannano. I fondamentalisti citano tali versetti senza interrogarsi sul loro intento e senza conoscere l’etimologia delle parole greche da cui derivano.
Se la mente è chiusa, tutto ciò che resta è bigotteria! La frase comunemente usata “Odia il peccato ma ama il peccatore” è una giustificazione creata dai conservatori per scusare il loro odioso comportamento verso il popolo gay e lesbico. “Dio odia i finocchi” o “Pentiti o ti brucerai” non sono esempi dell’amore di Dio. “Se non fai quello che pensiamo dice la Bibbia, lo pagherai con l’inferno” [4].
Abbiamo una comunità di fratelli e sorelle che soffrono e che devono sapere che le principali confessioni della chiesa hanno mentito loro. E’ necessario che come gay cristiani ci sensibilizziamo al fatto che gli estremisti hanno sfacciatamente adottato delle strategie (di attacco) nei confronti dei membri della nostra comunità, esattamente come hanno fatto con noi. Non c’è necessità di essere aggressivi, piuttosto di essere premurosi e delicati nella condivisione della buona novella dell’amore di Cristo.
E’ giusto riflettere su noi stessi come gay cristiani, senza imitare il fanatismo e lo stile radicale dei fondamentalisti. Dobbiamo testimoniare l’amore di Cristo ed essere attenti al dolore di tutti. Nessuno valica la parte radicale eterosessuale della chiesa senza esserne oltraggiato.
Questa è una caratteristica della nostra comunità. Nessuno esce illeso dal mondo cristiano tradizionale! Alcuni vengono feriti di più, altri di meno. Il Rev. Nancy Wilson alla MMC di Los Angeles, dice: “Sembra che quelli che più gridano il nome di Gesù siano spesso i più offensivi nei loro comportamenti”[5].
Noi adoriamo il Dio dei nostri padri, dobbiamo perciò agire con una purezza di cuore ed un’onestà che siano accettabili ai Suoi occhi, al Dio del nostro futuro. Lo ringrazio per avermi aiutato mentre prendevo lezioni dalla vita, e per avermi reso forte attraverso tutte le esperienze che ho vissuto.
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[1] New Bible Dictionary, seconda edizione, Inter-Varsity Press, 1994, P 268
[2] Metropolitan Community Church, Long Beach. Cal. Sermone 05/10/97
[3] Per “clobber passages” si indicano i passaggi della Bibbia che sono stati generalmente utilizzati per condannare l’omosessualità.
[4] Jallen Rix, “We have learned to Hate” dal cd “The Sacred and the Queer”, Triam Agency, 1995
[5] Metropolitan Community Church, Los Angeles, Ca. Sermone 05/07/98
Testo originale: The Wilderness