Omosessuali e cattolici, uscire dal vicolo cieco
Testo di suor Véronique Margron tratto dalla prefazione al libro di Claude Besson, Homosexuels catholiques, sortir de l’impasse, (Omosessuali cattolici, uscire dal vicolo cieco), Éditions de l’Atelier, Parigi, 2012, libera traduzione di Dino
“Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio” (Michea 6, 8)
La paura è una cattiva consigliera, ricorda Claude Besson nella sua conclusione (al libro Homosexuels catholiques, sortir de l’impasse, Éditions de l’Atelier, Parigi, 2012). Quanto è vero! L’essere umano è complesso e non sempre la varietà fa bello il mondo, ma le barbarie di ogni tipo smentiscono ogni giorno questo adagio, d’altro canto bisogna riconoscere che non possiamo afferrare il mistero di un essere che è unico. A leggere le tante testimonianze di cristiani omosessuali) riportate dal nostro autore nel suo libro, si deve credere che ognuno è nelle mani di Dio, ed è a sua somiglianza.
Ma forse bisogna sottolineare in queste poche righe che la santità non si misura secondo il criterio della nostra immagine della purezza. Questo diverso approccio è stato fonte di contrapposizione nella Bibbia, tra ciò che è puro e ciò che è santo. Si dovrà aspettare il Nuovo Testamento, il messaggio che ci viene portato dalle parole di Gesù, per separare questi due concetti. Se il primo (la purezza) è presente in ogni cultura, solamente il secondo (la santità) è segno del nome di Dio.
Nei Vangeli è la “purezza di cuore” che indica dov’è il cammino per la santità. Ricordiamo la controversia che oppone Gesù ai farisei in Marco 7,1-23. La questione centrale è “qual è il vero sacrificio [gradito a Dio]?“. Gesù, che prende come testimone la folla, oppone l’interiore all’esteriore, poiché il luogo determinante per lui è il cuore.
Così la purezza autentica non è legata all’esecuzione di un rito, ma è etica, è insita nell’atteggiamento onesto, lontano dall’invidia e dalla malvagità. Non è alla frontiera che si deve far la guardia, ma all’interno, affinché il cuore non si indurisca.
Questo è ulteriormente chiarito anche in Marco 5, 21-43: l’incontro con una donna impura quasi per nascita, da cosi tanto tempo perdeva sangue che era quasi morta. Toccando Gesù ha infranto le regole della purezza legale ed eccola rigenerata:”thugatèr“, “figlia mia“. Lei è della famiglia di Gesù ovvero di coloro che “ascoltano la mia parola e la mettono in pratica”[1].
Abbiamo proposto questa digressione perché tratta concetti che sono al centro della questione cristiana. Ciò che fa distinzione non è l’orientamento sessuale, o qualsiasi altra caratteristica della personalità. L’essenziale è il cammino di santità che ognuno segue e che riconosce all’altro.
Spetta ai cattolici affidarsi sia al Signore, che a coloro che rivendicano il nome di cristiani. Che non vuol dire parlare dell’arte di vivere, di amare, di credere e di sperare individualmente, senza gli altr; oppure peggio denigrare qualcuno, affiche non vi sia posto per lui nella nostra Chiesa, salvo che si accontenti di uno strapuntino.
La Chiesa non potrebbe vivere senza la sua bussola, stando accanto al suo Signore che la scruta, nella fedeltà al suo Vangelo di fuoco, che brucia come solo il fuoco dell’amore sa fare.
Claude Besson non cerca di dare lezioni a nessuno. Nemmeno di scrivere le nuove norme che dovrebbero garantire il funzionamento della comunità di coloro che credono nel Figlio dell’Uomo. Il suo si tratta di un umile cammino. Dare da riflettere ad ogni lettore di buona volontà affinché egli possa forgiare, forse insieme ad altri, il suo giudizio e il suo pensiero (sulle persone omosessuali). Lasciando alle autorità legittime il compito di stabilire lo stile di vita che è opportuno, nella misura in cui tutti, attenti a ciò che lo Spirito dice alle Chiese, si lasciano toccare dalla verità dei comportamenti che cercano il vero.
Vorremmo che arrivasse il giorno in cui non fosse più necessario dover ancora fare rivendicazioni. In cui nessuno avesse più bisogno di volere un po più di riconoscenza da parte della Chiesa cattolica. E’ richiesta a tutti una conversione, a tutti quelli che si credono dentro [la Chiesa], come a quelli che si sentono fuori; per passare dalla richiesta ansiosa dell’approvazione degli altri, allo stare a testa alta di fronte allo sguardo del Padre, che vede nel segreto dei cuori, che ci ha già giustificati, affinché noi possiamo essere vivi e portare frutto.
Tutti noi, chiunque noi siamo, dobbiamo abbandonare la pretesa di autogiustificarci e rimetterci invece alla parola che sola ci giustifica. “Avere il coraggio di accettarsi come si è accettati, a dispetto del fatto che si è inaccettabili“[2], è una parola che è indirizzata ad ognuno di noi, qualunque sia l’orientamento della sua sessualità.
Come nella lotta di Giacobbe con Dio (Genesi 32,23-32), arriva un’ora dell’alba nella quale la sola cosa che conta davvero è di lasciarsi benedire da Dio, senza più combattere, sapendo che, ognuno, allora ripartirà zoppicando, diverso da come siamo arrivati.
Luglio 2012
Sr Véronique Margron, o.p., Presidente della Conférence des religieux et religieuses de France
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[1] Cf. in Dictionnaire d’éthique chrétienne, éditions du Cerf, 2013.
[2] Citazionde di Paul Tillich, ripresa in M. Demaison, L’Amour du semblable, Xavier Lacroix (sous la dir.), Paris, Le Cerf, 2001.