Il Sacramento del coming out. Tutto nella vita è Sacramento
Testo di Chris Glaser* tratto dal libro Coming Out as Sacrament, Westminster John Knox Press (USA), 1 novembre 1998, capitolo 1, pp.1-2, libera traduzione di Giacomo Tessaro
Cosa vuol dire sacramento? “Un segno visibile di una grazia invisibile” (Agostino di Ippona); “Una realtà impregnata della presenza nascosta di Dio” (Paolo VI); “La pienezza della felicità è ammirare Dio in ogni cosa” (Giuliana di Norwich)
“Tutto nella vita è un sacramento”, soleva dire il reverendo Ross Greek, mentre si dondolava allegramente sulla sedia del suo ufficio, mentre sorrideva con i suoi occhi grigio-blu e le sue sopracciglia arruffate e bianche. Tutto il suo viso si rilassava a questo pensiero mentre brandiva in aria il suo dito con forza carismatica, come fosse la bacchetta del Tamburo maggiore che col suo movimento dà il tempo ad una banda musicale in movimento.
Dimenticava per un momento il dolore che lo affliggeva alla schiena mentre veniva parlava del cuore della rivelazione, che lo spingeva nel suo ministero innovativo nella Chiesa presbiteriana di West Hollywood, dove: accoglieva sul serio i senza tetto, ascoltava la gioventù disincantata, assisteva i disabili mentali, assisteva i drogati, marciava per i diritti civili, lavorava con gli ex delinquenti, faceva da pacificatore, dando un posto dove essere accolti ai gay e alle lesbiche ed accogliendo le prostitute.
“Tutto nella vita è un sacramento!”. Con queste parole voleva ricordarci che ciò che appartiene alla vita è sacro. Ma non intendeva affermare che c’era semplicemente nella vita una dimensione o un potenziale sacro. Il reverendo Ross vedeva tutta la vita come un’epifania della gloria di Dio, come una rivelazione del Santo. Ogni qualvolta sono riuscito a riconoscere la verità di queste sue parole ho gustato la vita, amato gli altri, glorificato Dio, cercato la giustizia. Ma ogni qualvolta che la mia capacità di farlo si è indebolita, sono stato preda della disperazione, sono stato spinto verso la contrapposizione, l’ingratitudine e l’ingiustizia.
In fondo fu perché il reverendo Ross ed io condividevamo questa visione che esercitammo il nostro ministero fianco a fianco, anche se la nostra lettura del Vangelo era molto differente. Nella mia prima comprensione della fede avevo una visione fondamentalista e legalista ed interpretavo il Vangelo in maniera letterale, poi il mio orizzonte si è allargato grazie allo studio biblico ed entrando in contatto con altre religioni.
Una maggiore sensibilità alla sofferenza e al piacere hanno fatto emergere in me il “qui e ora”. Una spiritualità incarnata ha rimpiazzato così la mia esperienza di fede disincarnata e di corte vedute. I miei fondamenti intellettuali verso una fede intuitiva ed incentrata sull’amore, sono stati allargati e rinforzati dallo sviluppo del mio pensiero e da una teologia filosofica che mi ha introdotto al panenteismo, cioè alla convinzione che il cosmo è in Dio – distinto questo dal panteismo, ovvero la credenza che il cosmo sia Dio. Il cosmo è, secondo il panenteismo ed in accordo con la più ampia dottrina cristiana, il corpo di Dio, la Sua incarnazione. Quindi, un appassionato senso di giustizia si è sviluppato in me, nella convinzione che la vita terrena debba essere vissuta seriamente e sacramentalmente.
Arrivai a comprendere che una spiritualità che non celebri in maniera sacra il corpo e la terra può portare all’ingiustizia, mentre la teologia della liberazione giustamente reclamava la politica del corpo come parte del mio panorama spirituale.
Naturalmente, molto prima di accettare tutto questo, in gran parte fu il mio essere gay che ha mi ha permesso, o forse ha preteso, tutti questi cambiamenti spitiruali, dilatando la mia immaginazione spirituale, fino a farmi intuire la natura sacra che compenetra tutto il mondo.
Mi piacerebbe aver fatto questi cambiamenti in quanto persona piena di compassione, ma so che l’intensità della mia vicinanza agli altri è merito dal mio essermi sentirmi diverso, escluso, ignorato, rifiutato e scartato. La religione nella quale sono cresciuto non si è occupata a sufficienza della diversità, della sensualità e della sessualità, della cultura, delle altre religioni, dell’irrazionalità o della giustizia. Eppure la spiritualità incastonata nella mia religione si è dimostrata capace di armonizzare tutto questo.
* Chris Glaser è uno scrittore e teologo cristiano statunitense. E’ stato, per oltre 30 anni, un attivista nel movimento per la piena inclusione dei cristiani LGBT nella Chiesa Presbiteriana (USA) , attualmente è un ministro della Metropolitan Community Church (MCC). Vive il suo ministero attraverso la scrittura e la predicazione. Dopo essersi diplomato alla Yale Divinity School, nel 1977, ha prestato servizio in diversi comunità cristiane e ed ha parlato a centinaia di persone di varie congregazioni, campus universitari e comunità cristiane degli Stati Uniti e del Canada. Ha pubblicato una dozzina di libri di successo su spiritualità, sessualità, vocazione, contemplazione, scrittura sacra, teologia, matrimonio e morte, ma nessuno di essi è stato ancora tradotto in italiano.
Per approfondire: Il coming out come Sacramento