Come i sacramenti ci fanno fare esperienza di Dio
Testo di Chris Glaser* tratto dal libro Coming Out as Sacrament, Westminster John Knox Press (USA), 1 novembre 1998, capitolo 1, pp.4-6, libera traduzione di Giacomo Tessaro
Ho descritto la natura dei sacramenti nella nostra tradizione protestante di cristiani riformati. Noi ne abbiamo solo due – il battesimo e la comunione – dei sette che gli altri cristiani riconoscono. Nella Chiesa cristiana primitiva potevano esserci perfino 150 sacramenti (per esempio, il lavaggio dei piedi, ancora praticato in alcune Chiese), per affermare la natura sacra di ogni aspetto della nostra esistenza. Nei secoli successivi ne furono selezionati solo sette dalla Chiesa poichè il numero sette ha un valore mistico e simboleggia la totalità. Comunque, quale che sia il loro numero, i cristiani concordano nel sostenere che Dio è presente nei sacramenti, così come Dio è presente nelle scritture, per mezzo di Gesù Cristo, Parola (Logos) di Dio. Il nostro culto comprende sia la parola che il sacramento, cioè sia la parola scritta e interpretata (scritture, omelie, litanie e canti), che la parola ritualizzata nei sacramenti (comunione e battesimo).
Cosa è un rituale? Basta pensare a come iniziamo un nuovo il giorno, al nostro rituale mattutino. Sveglia, stiramenti a letto, doccia, caffè, colazione, giornale. Ciascuno di noi ha il suo modo di cominciare la giornata, un suo rituale mattutino. Non si può non notare quanto questi modi siano sensuali: possono includere suoni, movimenti, sensazioni, il tatto, l’odore, il gusto, lo sguardo. Questi rituali avvolgono i nostri sensi e quindi incorporano e includono tutto ciò che siamo il mattino. E come il nostro rituale mattutino è il modo con cui salutiamo il nuovo giorno con i nostri corpi, così è un rituale sacro il modo con cui noi salutiamo Dio e ogni evento sacro con i nostri corpi.
Ma è un’esperienza a doppio senso: come attraverso i nostri rituali, dopo la sveglia, il “mattino” ci viene incontro, così attraverso i sacramenti il sacro o Dio ci raggiungono. Un rituale sacro, o un sacramento, è una relazione spirituale sensuale che ci ricorda che la spiritualità non è un’esperienza fuori del corpo. Come il mattino ci ridesta, così un sacramento ci apre gli occhi in modo concreto e tangibile sulla qualità spirituale della vita Proprio come noi rispondiamo meglio ad alcuni risvegli rispetto ad altri, così noi corrispondiamo meglio ad alcuni riti sacramentali rispetto ad altri.
I nostri antenati nello spirito preservarono la loro fede trasmettendoci il loro spirito (formando così la tradizione), attraverso le parole raccolte nella Scrittura e nella Tradizione, ma anche incanalando verso di noi lo spirito della loro fede attraverso dei rituali, che sono le azioni specifiche inseriscono il nostro corpo nel cammino di fede. La Scrittura e la Tradizione ambedue documentano le Parole e i Sacramenti, ai quali i nostri lontani padri risposero con molta convinzione.
Nel mio secondo libro, Come Home!, ho scritto che la Parola e il Sacramento sono le due braccia aperte con le quali Dio ci abbraccia, dando il bentornato alle lesbiche e ai gay nella nostra comunità cristiana e nella nostra tradizione spirituale, nonostante qualsiasi sensazione di estraneità possiamo aver esperimentato, venendo rifiutati o considerati come figliol prodighi. Quando ho cercato di comunicare questa metafora sull’accoglienza di Dio, ho scoperto che molti omosessuali non la comprendono.
Questo perché abbiamo avuto esperienza della Parola e del Sacramento non come mani aperte, tese ad accoglierci, ma come pugni minacciosi pronti a colpirci; non come braccia aperte pronte ad abbracciarci, ma come braccia che incutono timore, che ci respingono, che si mettono sull’difensiva, piuttosto che condividere apertamente con noi il corpo di Cristo della Chiesa.
Indipendentemente da quello che i cristiani dicono, e cioè che amano le persone omosessuali, quel linguaggio corporeo ci parla molto di più delle loro parole. Per questo non abbiamo perciò a disposizione esperienze della Parola e del Sacramento come mani aperte tese verso di noi o di braccia aperte, pronte ad accoglierci, abbracciarci e comprenderci.
* Chris Glaser è uno scrittore e teologo cristiano statunitense. E’ stato, per oltre 30 anni, un attivista nel movimento per la piena inclusione dei cristiani LGBT nella Chiesa Presbiteriana (USA) , attualmente è un ministro della Metropolitan Community Church (MCC). Vive il suo ministero attraverso la scrittura e la predicazione. Dopo essersi diplomato alla Yale Divinity School, nel 1977, ha prestato servizio in diversi comunità cristiane e ed ha parlato a centinaia di persone di varie congregazioni, campus universitari e comunità cristiane degli Stati Uniti e del Canada. Ha pubblicato una dozzina di libri di successo su spiritualità, sessualità, vocazione, contemplazione, scrittura sacra, teologia, matrimonio e morte, ma nessuno di essi è stato ancora tradotto in italiano.
Per approfondire: Il coming out come Sacramento