Riviviamo l’incontro con Dio attraverso i nostri riti
Testo di Chris Glaser* tratto dal libro Coming Out as Sacrament, Westminster John Knox Press (USA), 1 novembre 1998, capitolo 1, pp.6-7, libera traduzione di Giacomo Tessaro
Il rituale sacro nella tradizione religiosa è un modo di rivivere o di attivare di nuovo l’evento nel quale il sacro si è rivelato ai nostri padri nella fede, quindi un rito religioso svela il sacro presente in mezzo a noi. Secondo la tradizione ebraica e cristiana i nostri riti sono i mezzi attraverso i quali noi riviviamo, ricordiamo o rimettiamo in azione un evento salvifico, un evento in cui Dio fu presente come liberatore, dispensatore e nostro salvatore.
Gli ebrei celebrano il pasto della Pasqua per commemorare la loro liberazione dalla schiavitù d’Egitto e la redenzione della comunità che ha fatto un patto con Dio. I cristiani celebrano la Santa Comunione o Eucarestia (da una parola greca che vuol dire “rendere grazie”) per commemorare la presenza di Dio in Gesù Cristo che ci libera, che ci elargisce la sua grazia e ci salva dalla legge, dal peccato e dalla morte, riscattandoci per una nuova comunità, come eredi del regno di Dio.
Secondo la tradizione cristiana, tutti i sacramenti furono iniziati o istituiti da Gesù durante il suo ministero sulla terra, come segni esteriori di una grazia invisibile. I cristiani credono che nella stessa vita di Cristo, Dio ha rivelato o manifestato la sua grazia (cioè la sua benevolenza immeritata verso di noi). Esattamente così anche i sacramenti svelano o manifestano la grazia invisibile di Dio. Un sacramento opera come uno strumento di grazia, quindi come una oggettiva espressione dell’incondizionato amore di Dio ed è nello stesso tempo una esperienza soggettiva di quell’amore tra coloro che credono e partecipano a questi riti.
Ma i sacramenti fanno anche rendere presente il passato e rappresentano la grazia di Dio. Essi servono anche a ricordare al credente la futura liberazione e la perfezione nel regno o nella comunità di Dio. Per esempio, il bacio della pace, che ci scambiamo prima di ricevere l’Eucarestia, raramente rappresenta la realtà di una comunità cristiana pienamente amorevole, ma ci ricorda che il reciproco perdono è necessario nella visione ultima di Dio. Il passato, il presente e il futuro sono compresi nella celebrazione del sacramento.
Nella settimana del mio sermone sui sacramenti, nell’agosto 1986, andai a vedere una commovente rappresentazione sui neri del Sud Africa durante il regime dell’apartheid. Mi fece pensare come, in quel periodo, i funerali dei neri in Sud Africa avessero acquisito un valore sacramentale. Sotto il governo dei bianchi, in Sudafrica, era proibito alle persone di colore riunirsi; perciò i funerali dei martirizzati per la causa dell’autodeterminazione dei neri divennero delle opportunità di raccogliere le persone per continuare la loro missione, diffondendo un senso di preannunciata vittoria in mezzo allo sconforto del presente, una visione del sacro e del religioso avveniva durante una situazione profana e, per certi versi, demoniaca.
Nel mio sermone presi in considerazione anche gli altri sacramenti non convenzionali. Gli spirituals, i canti gospel, il jazz e la danza che sono sicuramente serviti come rivelazione del sacro per molti americani di origine africana. Le marce per i diritti civili sono stati degli eventi sacri che hanno rivelato il sacro ad una varietà di minoranze. Lo sterminio degli ebrei, per mano del regime nazista, venne non a caso chiamato olocausto, cioè offerta consumata dal fuoco; attribuendo così un significato sacro alla loro morte. Le religioni dei nativi americani si rapportavano alla terra e alla natura come a realtà cariche di significato sacro e religioso, individuando degli spiriti lì dove, gli altri, non avrebbero visto che degli oggetti inanimati.
* Chris Glaser è uno scrittore e teologo cristiano statunitense. E’ stato, per oltre 30 anni, un attivista nel movimento per la piena inclusione dei cristiani LGBT nella Chiesa Presbiteriana (USA) , attualmente è un ministro della Metropolitan Community Church (MCC). Vive il suo ministero attraverso la scrittura e la predicazione. Dopo essersi diplomato alla Yale Divinity School, nel 1977, ha prestato servizio in diversi comunità cristiane e ed ha parlato a centinaia di persone di varie congregazioni, campus universitari e comunità cristiane degli Stati Uniti e del Canada. Ha pubblicato una dozzina di libri di successo su spiritualità, sessualità, vocazione, contemplazione, scrittura sacra, teologia, matrimonio e morte, ma nessuno di essi è stato ancora tradotto in italiano.
Per approfondire: Il coming out come Sacramento