Un’altro Dio è possibile. La spiritualità altra delle teologie femministe e queer
Riflessioni di Coral Herrera Gómez* pubblicate sul suo blog haikita (Costa Rica) il 5 agosto 2012, libera traduzione di Denise Genovese
La teologia queer ritorna ai testi biblici per farne una rilettura omosessuale e transessuale. Le dispute sono varie, ma le immagini che crea sono spesso scioccanti:
“L’immagine di Jahvè nella Bibbia ebraica è per lo più quella di un eterno scapolo gay, indifferente o ostile alle dee, ma sempre alla ricerca di un bello scudiero/re e, infine, incarnato in Gesù scapolo che nel Quarto Vangelo ha anche lui il suo discepolo prediletto. Dal momento che Paolo e i suoi colleghi in missione sono per lo più uomini single, che lavorano in coppie omosessuali, il problema con la Bibbia è degli eterosessuali e delle loro famiglie nucleari di oggi, che non trovano modelli o paradigmi, ne nella Bibbia, né nella tradizione cristiana. “
Altri autori e autrici queer rivendicano il modo in cui Gesù incluse le prostitute, i mendicanti, gli emarginati dal sistema e la loro capacità di trasformarsi. Marcella ha scritto “The Theology of the Indecent” (Teologia indecente) per esplorare la dialettica tra decenza e indecenza attraverso una teologia delle storie sessuali dai margini:
“La teologia è un atto sessuale, i teologi indecenti devono essere attori sessuali di una prassi impegnata nella giustizia sociale e nella trasformazione delle strutture dell’oppressione economica e sessuale nella società“.
La teologia queer insiste molto nel rendere visibile il lato oscuro di ogni religione . I testi sacri sono stati nascosti negli archivi ecclesiastici per ragioni politiche. I teologi queer sottolineano tutta la soggettività patriarcale dei traduttori di testi biblici. Eseguono letture diverse di quelle ufficiali e mettono in risalto tutto ciò che è stato nascosto negli armadi perché non si adatta alla morale patriarcale e alla gerarchica della Chiesa. Inoltre, denunciano la rigidità e l’annientamento delle religioni, alcune delle quali sono invulnerabili, nel corso dei secoli e insensibili, ai cambiamenti sociali e culturali del loro tempo:
“La natura della vita cristiana non è mai stata la costante e identica ripetizione di una verità originale, come sostenuto dal fondamentalismo, ma piuttosto un’improvvisazione su un tema, una ripetizione non identica di una tradizione eseguita in diversi contesti” Elisabeth Stuart
Come movimento di liberazione, la teologia queer si adopera per l’inclusione di tutti e tutte nel riconoscimento dei diritti umani, un concetto che sembra esistere solo per alcuni individui in alcuni paesi sviluppati. Per il resto del pianeta i diritti umani sono ancora un’utopia, perché viviamo in un mondo gerarchico e, quindi, ineguale.
Allo stesso modo in cui Gesù si è unito alle vittime delle piaghe, ai lebbrosi, ai disabili, alle prostitute, nello staesso modo la teologia queer difende l’uguaglianza:
“Crediamo e insegniamo che” Dio non fa differenze tra le persone (At 10,34) perché siamo tutti creati a sua immagine e somiglianza (Gn 1,26), quindi, uguali in dignità e diritti” . DIVERSITÀ CRISTIANA
La teologia Queer mira a superare la teoria della Liberazione , che accusa di lottare contro la povertà ma rimane, nella sua essenza e struttura, patriarcale nei suoi discorsi e nelle sue azioni. I teologi della liberazione, che hanno impiegato decenni prima di riconoscere che la maggioranza dei poveri/e sono donne, ora impiegheranno decenni per riconoscere che un buon numero di donne sono di colore e lesbiche (per non parlare dei poveri gay/omosessuali/queer)
In ogni chiesa vi è una forte contro-culturale antipatriarcale che va dalle parrocchie al parlamento, ma i media rendono visibile soltanto il discorso ufficiale basato sull’egemonia patriarcale che rimane distante dalla realtà sociale attuale. Al di là dei funzionari della chiesa, delle istituzioni egemoniche c’è un mondo di pensatori e pensatrici, pastori, insegnanti, gruppi di donne, organizzazioni non governative, ecc… che stanno discutendo e proponendo nuove idee e metodologie teologiche, rovesciando molte concezioni religiose che finora non erano state discusse. Inoltre stanno facendo un grande lavoro sociale nel campo dell’HIV, violenza contro le donne e le comunità gay insegnano educazione sessuale ed affettiva e stanno lavorando nelle aree più marginali, dando maggior potere a tutti i gruppi che sono emarginati dall’eterosessismo, razzismo, machismo e capitalismo.
“Non è possibile per la persona cristiana, in particolare, proclamare Dio nella persona di Gesù e allo stesso tempo chiudere le nostre vite e le nostre porte alla comunità di transgender, transessuali e travestiti. E ‘tempo di dare alle nostre comunità un benvenuto straordinario ad ogni persona, punto” (J. Manny Santiago, pastore battista americano)
In America Latina la teologia queer è appassionante, a causa del grande lavoro delle comunità femministe per organizzarsi e combattere i femminicidi, e dell’importante ruolo delle comunità LGBT e trans contro la discriminazione di genere. Il Queer avanza con forza nella loro lotta per i diritti gli esseri umani: immigrati, attivisti indigeni, attivisti politici e sociali, meticci, vagabondi, spogliarelliste, travestiti, transessuali, gay, bisessuali, etc., per cercare di creare altre strutture, una volta che riusciamo a demolire tutti i presupposti misogini che permeano la cultura patriarcale latina romantica, e i pregiudizi patriarcali che annidano nella fede religiosa. Perché queste supposizioni e pregiudizi servono come meccanismo anti-rivoluzionario e come strumento di oppressione in tutto il continente.
La teologia queer Latina mira a spostare i centro lontano dal potere politico, economico ed ecclesiastico e a rendere visibile la diversità delle divinità in America Latina, estremamente arricchente grazie al numero di culture e religioni che sopravvivono ancora, resistendo alla globalizzazione e al neocolonialismo e che coesistono in tutti i paesi del Sud e Centro America.
I religiosi queer non solo combattono per i diritti umani, gli esseri viventi e la natura, ma chiedono anche il recupero di terra e acqua da parte delle comunità minoritarie, e rivendicano l’immensa diversità di credenze, rituali, ideologie, che coabitano in tutto il continente. Il culto della Pachamama e delle divinità femminili o intersessuali sopravvive e rivendicato in tutte queste società, il concetto della Grande Madre Terra come divinità primitiva.
I principali teologi e teologhe queer sono Marcella Althaus-Reid (Argentina), James Nickoloff (Perù) e André S. Musskopf (brasiliano), Nancy Cardoso, Hugo Córdova, Hemberg Darío García, Daniel Fernández, José Vaz Magalhes, Wendy Gavel, Loreto Fernández Abel Moya, Daniel Jones, Cruz Edgardo Torres, Juan Fonseca ed una lunga lista di pensatori e pensatrici che all’interno delle loro comunità religiose stanno conducendo un’analisi approfondita delle vecchie strutture ed una proposta alternativa al discorso egemone e patriarcale.
* Coral Herrera Gómez è spagnola, nata a Madrid, vive in Costa Rica da quattro anni. E’ laureata in scienze umane e comunicazione audiovisiva, con una particolare attenzione alla teoria di genere. Scrittrice e ricercatrice, sviluppa il suo lavoro collettivamente nella School of Love, uno spazio virtuale di studi sull’amore romantico e nei Laboratory of Love. Fa parte dell’osservatorio GEMA sul genere e i media in America centrale ed ha lavorato in istituzioni come l’UNESCO, AECID, UC3M, l’Università della Sorbona Paris IV., UNED Costa Rica. Collabora regolarmente con riviste accademiche e giornali digitali spagnoli e dell’America Latina e tiene conferenze e workshop in tutto il mondo.
Testo originale: Otras religiones y espiritualidades son posibles: teologías feministas y queer