Ma che vuol dire essere cristiani?
Recensione a cura di Lucio
Ho finito di leggere l’ultimo libro di Piergiorgio Odifreddi, “Perché non possiamo essere cristiani ( e meno che mai cattolici)”. L’ho trovato un testo interessante e arguto, anche se, per un credente ( specie se cattolico) fa l’effetto di una carezza con la carta vetrata.
L’autore è un notissimo matematico e logico, specializzato in divertenti, ma non banali, libri divulgativi di logica ed è, secondo me, persona seria e da prendere in considerazione.
La tesi del libro è enunciata con chiarezza fin dal titolo: una analisi spassionata delle scrittura, della dottrina e dell’attualità del cristianesimo ( soprattutto del cattolicesimo) evidenziandone le incongruenze, le assurdità, i tradimenti, le falsità storiche: tutte cose, secondo me, preliminari a una fede “matura” ( ma non è questa la conclusione dell’autore). Una prima considerazione: Odifreddi ha una conoscenza della Scrittura e del Catechismo della chiesa cattolica molto superiore alla mia e a quella “media” di tanti che si definiscono cristiani e cattolici.
E’ un vecchio tema: crediamo di essere cristiani, ma abbiamo ( io ho) una lettura e una conoscenza approssimata e superficiale della Bibbia e del Vangelo: confondiamo fede con un insieme di norme perbenistiche (dobbiamo comportarci bene, non scandalizzare con atteggiamenti sconvenienti, ecc) o con un insieme di “buoni propositi” mai verificati (e verificabili) nella loro genericità: essere buoni, amare il prossimo, aiutare i poveri, “seguire Gesù” ecc.
Sarebbe da approfondire se tutto questo sia un “progetto di vita”, una fede, o non piuttosto un meccanismo di adattamento sociale e un modo di sentirci buoni e a posto con la coscienza (“Io non sono come gli altri, che imbrogliano, scopano con chi capita, vanno a fare i porci nella saune; io invece ho dei valori! E sempre si unisce morale, valori e sesso!!!).
Odifreddi analizza con competenza e non superficialmente molte parti dell’ antico e nuovo testamento. Alcune idee le avevo già sentite ( ad esempio“che nell’antico testamento si parta da una visione politeista e emerga lentamente il monoteismo,” più o meno), altre mi sono risultate nuove.
Ma dove l’autore ha facile gioco è il confronto dei testi con le interpretazioni bizzarre che ne dà la CEI nel suo commento ufficiale, o le conseguenze che ne trae il Catechismo cattolico, spesso addirittura in contrasto con le interpretazioni delle altre chiese cristiane o dei padri della chiesa.
Quando poi fa il confronto tra i comportamenti attuali della chiesa e alcuni sicuri messaggi evangelici, non posso che applaudire: che legame ci può essere tra Gesù che scaccia i mercanti dal tempio, o che impone di pagare le tasse e i comportamenti del Vaticano che di tasse alla chiesa non vuole sentire parlare (anzi che si fa lautamente finanziare con soldi dei cittadini).
La logica implacabile ( e, secondo me, salutare) di Odifreddi si rivolge con umorismo e sarcasmo anche ai “dogmi”, patrimonio della fede di cui la chiesa cattolica si dice custode, in quanto ritiene averli ricevuti da dio.
E’ curioso vedere come questi dogmi si siano formati, con contorsioni e contraddizioni, nei millenni di storia cristiana, e in maniera diversa nella differenti chiese. Francamente è un argomento che io rimuovo, dicendo che in sostanza non mi interessa ( ed è vero), ma ripresentato da Odifredi mi ha fatto riflettere. Non posso che essere d’accordo con la citazione di Borges secondo cui i dogmi cattolici sono una branca della letteratura del fantastico ( e Borges di fantastico se ne intendeva!).
In conclusione il libro mi è piaciuto perché ha focalizzato gli aspetti della religione che anch’io non mi sento di condividere. E ce ne sono tanti! Ma credo che bisogna con sincerità e franchezza affrontare anche questi aspetti, se si vuole una fede matura , adulta e significativa per la vita.
Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), Longanesi, 2007, 264 pagine