Sono omosessuale. Sono sempre un figlio di Dio?
Testo tratto dal sito dell’associazione di cattolici omosessuali Devenir un en Christ (Francia), libera traduzione di Dino
Ogni essere umano ha dei tratti che lo distinguono e contribuiscono alla sua identità. Alcune caratteristiche non sono scelte: si è uomo o donna, bianco o nero, nato con una determinata nazionalità e in una determinata cultura, si può essere destri o mancini. Allo stesso modo si può essere eterosessuali o omosessuali. Altre caratteristiche invece sono il risultato di scelte, più o meno libere: luogo di abitazione, mestiere, scelte politiche, confessione religiosa… Che siano scelte oppure no, queste caratteristiche hanno la loro importanza. Il nostro modo di abitarle, di viverle, costruisce la nostra umanità.
La fede ci insegna a soprire un’altra dimensione della nostra identità, quella di figlio di Dio. Da dove viene? Nel Vangelo vediamo Gesù rivelare agli uomini, con le sue parole e i suoi gesti, che Dio è Padre. In riferimento a lui, il Figlio unico, certamente. Ma Dio è anche Padre per noi! La parabola del figliuol prodigo (Lc 15) ci aiuta a cogliere questa rivelazione portata da Gesù. Oltre a questo racconto stupefacente, sconvolgente, Gesù ci inizia, ci insegna ad entrare in questo nuovo ruolo di figli, in particolare quando ci insegna a pregare dicendo “Padre Nostro”.
Questa rivelazione è da accogliere personalmente, e lo Spirito Santo ci è dato per accompagnarci: “Non avete ricevuto uno spirito che fa di voi degli schiavi e vi riporta alla paura; ma avete ricevuto uno Spirito che fa di voi dei figli; ed è in lui che noi gridiamo: Abba!, cioè: Padre!” (Rm 8,5). Questo accompagnamento dello Spirito Santo è necessario per scoprire la paternità di Dio oltre alle figure genitoriali che conosciamo.
Peraltro, tutto ciò che costituisce -orientamento affettivo e in particolare sessuale- non può essere preso in consederazione, nella fede, che a partire di questa identità di figli e figlie di Dio. Il fatto di definire se stessi soltanto in base all’omosessualità o vedere nell’altro soltanto l’omosessualità, riporta allo stesso errore di prospettiva. L’omosessualità non costituisce mai il tutto della persona. L’identità di figlio di Dio è il punto primario. A questo riguardo la fede può aiutarci a non cadere nè nella fascinazione, nè nella diabolizzazione (due forme di assolutizzazione) dell’omosessualità.
In cambio, essere figli e figlie di Dio dà luce a tutte le dimensioni della nostra esistenza, comprese quelle che riguardano il nostro orientamento e la nostra vita affettiva e sessuale. E’ in tutta la nostra esistenza che siamo figli di Dio, e tutto in noi è chiamato alla salvezza. Scoprendoci figli del Padre e lasciando sviluppare in noi questa realtà, procederemo verso una maggiore libertà interiore, che ci permetterà di fare delle scelte, di acconsentire a ciò che dobbiamo vivere, di porre talvolta delle rinunce. Impareremo ad amare con maggior correttezza, a rispettare gli altri, a rispettare noi stessi, a trovare la nostra unità in Dio
Essere figli e figlie di Dio è dunque ricevere un’identità come un regalo. Ma è anche lasciare che il Battesimo che abbiamo ricevuto ci trasformi poco a poco, per vivere e amare alla maniera di Dio e secondo il Vangelo, a partire da ciò che noi stessi siamo.
Testo originale: Suis-je toujours enfant de Dieu?