La Chiesa cattolica mi chiede di essere continente perchè sono omosessuale ?
Testo tratto dal sito dell’associazione di cattolici omosessuali Devenir un en Christ (Francia), libera traduzione di Dino
Se si segue rigorosamente ciò che la Chiesa cattolica domanda, una persona omosessuale dovrebbe essere continente: è quello che è prescritto nel Catechismo (§ 2359). Per alcuni, che vogliono vivere in conformità con ciò che la Chiesa cattolica gli propone, e che ci riescono, la continenza è un vero cammino di realizzazione e di santità.
Ma vivere la continenza può non è possibile per tutti. Essa rientra nell’ordine di una scelta fondamentale di vita, cioè di vocazione. Questa scelta comporta delle implicazioni nella vita di tutti i giorni e nel modo in cui si può -o meno- gestire la propria affettività, i propri desideri, le proprie attrazioni, i propri sentimenti.
D’altra parte le persone che decidono di rimanere continenti possono testimoniare che la loro scelta non è un lungo fiume tranquillo, ma che richiede una vera perseveranza e un sostegno da parte degli altri. Infatti, non a tutti è dato di poter rinunciare alla propria sessualità. E’ meglio fare attenzione che la scelta della continenza non sia un modo di rifiutare di prendere confidenza con una parte di sé, o perchè non riusciamo ad accettare la nostra omosessualità, percepita come un peccato.
Devono essere invitati ad agire con cautela coloro che vorrebbero essere continenti “a qualsiasi prezzo” per seguire ciò che la Chiesa esige, senza prendersi il tempo di riflettere su questa scelta di vita. Essi allora cercano di reggere in questa scelta, a qualunque costo e in modo proattivo, cosa che può generare delle tensioni interiori insopportabili e provocare un impatto deleterio sui nostri rapporti con gli altri.
Forse non si deve affrontare questa questione ricorrendo alla scappatoia di accettare indiscussamente l’ingiunzione e il dovere perchè: “Per essere cristiano ed essere in coformità con ciò che richiede la Chiesa, tu devi essere continente“, ma piuttosto dobbiamo interrogarci su quello che personalmente si è chiamati a vivere dal Signore.
Quello che il Signore ci chiede, non è in primo luogo di seguire delle prescrizioni morali, ma di scegliere la vita. Nel Deuteronomio è scritto: “Metto davanti a te la vita o la morte, la benedizione o la maledizione. Scegli dunque la vita, affinchè voi viviate, tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, ascoltando la sua voce, aggrappandovi a Lui; è là che si trova la tua vita, una lunga vita sulla terra che il Signore ha giurato di donare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe” (Dt 30,19-20).
La questione, per ogni cristiano, è dunque di sapere cos’è che lo rende veramente vivo. Se il fatto di essere continenti ci rende felici, ci fa aprire verso gli altri, permette un approfondimento della vita di fede, allora la continenza è un vero cammino di vita. Ma se rende tristi, infelici, infecondi, divisi dagli altri e da se stessi, allora è essenziale rendersi conto che essa non è un cammino di vita. Al contrario, se il fatto di avere delle relazioni con una persona dello stesso sesso e di amarla rende felici, soddisfatti, fecondi, generosi, in una relazione di qualità con gli altri, allora questa scelta di vita porta dei frutti che sono buoni per se stessi e per gli altri.
Essere continenti oppure no è dunque una scelta di vita. Spetta a ciascuno prendersi il tempo di pregare, di discernere ciò che è bene per lui, di farsi consigliare e accompagnare, di far chiarezza nella sua coscienza, di decidere cosa scegliere, di vedere ciò che per lui è vita, e poi di poter confermare la sua scelta in funzione dei frutti che essa apporta.
Nella nostra vita niente è mai definitivo. Quale che sia la scelta che oggi in coscienza abbiamo fatto, si deve accettare con umiltà che questa scelta domani possa essere diversa. Non siamo mai “rinchiusi” nelle nostre scelte: ascoltare se stessi e ascoltare il Signore con dolcezza, per diventare giorno dopo giorno dei grandi viventi, alla fine è la sola cosa che davvero importa.
Testo originale: Dois-je être continent comme le demande l’Église?