Antonietta Potente: “Io sto in mezzo al mio popolo”. La posizione misticopolitica delle donne
Sintesi di don Paolo Cugini, tratta dal suo blog, dell’intervento tenuto da Antonietta Potente* al Ciclo di conferenze sulla “Teologia delle donne” (Reggio Emilia, 16 marzo 2018)
Dice Simone de Bouvoir “donne non si nasce ma si diventa“. Qui entrano anche gli uomini, quelli capaci di accogliersi alla luce delle donne. La smettano di aver paura, di entrare in conflitto. La chiesa ha paura delle donne. Non c’è un motivo teologico perché le donne non celebrano o perché i preti non si possano sposare. La donna nell’immagine della Chiesa è impura.
Ma anche le donne devono prendere coscienza di essere donne. Il pensiero delle donne non è parlare delle donne, ma è un pensiero della loro parte.
La bellezza della diversità va mantenuta in piedi. Dire che siamo tutti uguali va detto sino alla fine dei tempi. E’ importante conoscerci in questa differenza, conoscersi nella differenza è un lavoro che esige un cammino lento. Occorre vedere Dio in un altro uomo.
Tutti s’immaginano Dio come uomo. Ogni tanto gli si appiccicano dei ruoli femminili, perché è buono. Ma non è sufficiente. La lettura della storia da parte delle donne deve essere differente, perché le donne contribuiscono a far vedere le cose da una prospettiva diversa. Nella prospettiva maschilista non può emergere quello che le donne vedono. Rispettare è fondamentale, ma anche ascoltare le diversità.
Gesù è rimasto nel mistero. Che cos’è la resurrezione? I vangeli ci dicono della tomba vuota con dei piccoli segni. E poi ci sono differenti testimoni di cui la prima è una donna, l’apostolo degli apostoli: Maria Maddalena. Nel 1200 Maria Maddalena è stata nominata patrona degli ordini predicatori, perché è la prima annunciatrice del mistero della risurrezione. Tutti dobbiamo prendere coscienza di chi siamo. Nella mistica si dice che chi non ha una conoscenza di se stesso, non può accostarsi al grande mistero di Dio.
Occorre portare avanti il Vangelo
C’è una donna senza nome, la Sunnamita che si comporta in un modo bello con Eliseo (2 Re 4,13: Eliseo). Il profeta colpito dalla sua benevolenza pensa che le deve fare qualcosa. Ma “Io sto in mezzo al mio popolo” è’ l’annuncio e la profezia nei confronti di una realtà che, per dare delle soluzioni, si appoggia a chi ha un ruolo più importante.
Le donne non hanno a che fare con le istituzioni che non sono per le donne. Per le donne è importante la vita, che non può essere tenuta nelle mani di poche persone. Non si può ridurre la vita e consegnarla. Sono le istituzioni che dovrebbero entrare nel ritmo della vita, è la Chiesa che deve diventare umanità e non il contrario. Le donne non devono fare quello che fa la politica istituzionale.
Gli uomini dovrebbero stare dalla parte del popolo. Ma fino a quando non fanno un cammino di coscienza profonda della loro appartenenza, non possono fare questo passo. Nessuno vuole escludere qualcuno dalla vita, però chi l’ha assorbita così come gli è stata data, ha incominciato a parlare delle donne regalando loro permessi.
Il problema del diaconato delle donne
Perché si pongono oggi il problema che è aperto da tanti secoli? Se gli uomini vogliono essere a servizio della realtà devono uscire dallo schema: lo concedo io. Uscire dallo schema del dominatore. Persino Gesù ha dovuto convertirsi nel dialogo con la cananea. Credo che in questa eco: io sto in mezzo al mio popolo, dice di una visione mistico-politica altra. Per le donne i dettagli sono importanti. La visione delle donne è mistico-politica.
Visione: desidero che avvenga qualcosa.
Desidero che avvenga qualcosa. Desiderio che torni o venga qualcuno. La visione delle donne è prima di tutto del bene di tutte le donne, del bene della creazione, della pace e non solo visione ristrette di categorie femminili. In America Latina è da tanti anni che si parla della teologia delle donne.
Ma la visione delle donne non possono farla gli uomini. Solo accogliendo la visione delle donne si può arrivare ad accogliere la diversità. La visione delle donne è restare svegli sulla realtà.
La prima domanda di Maria di Magdala in Gv 20 è: dove l’avete portato? Questa è la sensibilità di sentire anche nella propria pelle, nella sua tristezza Maria di Magdala capisce che ormai l’unione tra il divino e l’umano è avvenuta e che l’unica via è trovare il corpo.
Dove stai tu? E’ la domanda centrale della teologia delle donne. Dobbiamo uscire dagli schemi per aprirci alle visioni. La nostra domanda è: dove l’avete messo? Dove mettete i soldi per costruire tutte queste armi? Sono le donne che nei campi profughi continuano a portare la pace. E’ questa visione che le donne si devono riprendano.
Un mistico sufita: la luce ha l’aspetto di una persona umana. E’ una visione sull’umano. Questa luce è personificata, antropomorfa.
Portare nella politica la visone delle donne
La nostra vita non può separare il mistero del divino dalla realtà umana. Il fare politica è un impegno quotidiano con questa forza per non separarci.
Occorre vivere al di dentro della realtà più che nell’istituzione. Il primo tessuto che dobbiamo ricostruire è una relazione profonda con la realtà.
Occorre distanziarsi dalla gerarchizzazione delle relazioni che ha dimenticato la compassione di Gesù. Un Gesù privo della sapienza delle donne ha dato il risultato di una chiesa che non è crollata, ma manca di questa grande passione per la vita. C’è ancora molto da camminare per recuperare l’umanità di Gesù. Finché la chiesa non si mescola continuerà ad avere un tono di beneficenza che non è Vangelo. La vita è dare in abbondanza e non le briciole. Questa è la grande bellezza del mistero.
Stare in mezzo al popolo, in mezzo alla realtà significa non cercare favori, non coprirsi dietro all’istituzione e alle relazioni gerarchiche. In questo la visione delle donne può aiutarci. Dobbiamo ricostruirci. Siamo un popolo che è cresciuto: tutti potranno avere visioni (Gioele cap. 3).
Dice Simone Weil che al di sopra delle istituzioni occorre inventare ciò che è destinato a discernere e abolire, tutto ciò che nella vita contemporanea c’è sotto l’ingiustizia e la menzogna.
Occorre inventare perché molte cose ci sono sconosciute. La Teologia delle donne occorre inventarla.
* Antonietta Potente è una suora domenicana, tra le teologhe cattoliche più fertili e creative del panorama italiano e sudamericano. Autrice di numerosi testi agili rivolti a chi, credente o meno, cerca l’essenziale della vita ed è aperto al dialogo e al confronto.