La «santità al quotidiano», un tema caro a papa Francesco
Articolo di Nicolas Senèze pubblicato sul sito del mensile cattolico “La Croix”, 9 aprile 2018, traduzione di www.finesettimana.org
Papa Francesco pubblica oggi un’esortazione apostolica intitolata “Gaudete et exsultate. Sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo”, tema che ha spesso evocato fin dall’inizio del suo pontificato.
Sabato, un gruppo di oppositori del papa erano di nuovo riuniti a Roma per riaffermare il loro rifiuto dell’esortazione apostolica Amoris laetitia. Alcuni cardinali e vescovi a riposo, vecchi professori di teologia, che difendono quella che ritengono la giusta dottrina della Chiesa e che si ostinano a rifiutare i sacramenti, sempre in ogni caso, ai divorziati risposati, convinti, dicono, che “esistono comandamenti morali assoluti, che “obbligano sempre e senza eccezione”.
All’opposto di papa Francesco che, ancora ieri nella sua omelia per la messa della domenica della misericordia, metteva in guardia contro la tentazione di “barricarsi a porte chiuse”, e ricordava che “nel mistero di Dio, noi comprendiamo che la misericordia non è una delle sua qualità tra le altre, ma il battito stesso del suo cuore”. “Noi non viviamo più come discepoli esitanti, devoti ma titubanti; diventiamo anche noi dei veri innamorati del Signore!”, ha esclamato, invitando a “toccare oggi con mano la misericordia di Gesù”, a “lasciarsi perdonare”.
“Gesù dona la sua vita gratuitamente per fare di noi dei santi, per rinnovarci, per perdonarci”, ricordava nell’udienza generale precedente le feste pasquali, sottolineando che se “il cristiano è peccatore”, c’è il battesimo ad indicargli la via della santità. Perché è proprio così che Francesco concepisce la santità, lui che oggi pubblica un’esortazione apostolica sul tema: non come l’eroismo inarrivabile ma come una ricerca nella vita quotidiana. Sta in questo, a suo avviso, tutto il senso della vita cristiana.
“La santità è un dono, è il dono che ci fa il Signore Gesù: quando ci prende con sé e ci riveste di se stesso, ci rende come lui”, spiegava in occasione di una udienza generale nel novembre 2014. Nel giugno scorso, insisteva sul fatto che “si può diventare santi perché il Signore ci aiuta”. “È il grande dono che ognuno di noi può fare al mondo”, affermava, spiegando che “il nostro mondo ha bisogno di mistici: persone che rifiutano ogni dominio, che aspirano alla carità e alla fraternità”. La fraternità è per lui il cammino della santità, come descriveva in occasione della Festa di Ognissanti 2016, nel suo viaggio in Svezia. “Le Beatitudini sono il percorso di vita che il Signore ci insegna, affinché noi seguiamo le sua tracce, spiegava. Le Beatitudini sono il profilo di Cristo e, di conseguenza, del cristiano”. Quando parla di santità, Francesco immagina quindi una Chiesa impegnata nel mondo, lontano da ogni ripiegamento e chiusura difensiva in una cittadella.
“Nel contesto di una globalizzazione crescente, i cristiani devono moltiplicare le loro relazioni con altre comunità, anche al di fuori delle loro Chiese, al fine di accrescere le sinergie per la costruzione della pace e della giustizia. Questo potrebbe essere anche un modo di vivere, di praticare e di essere testimoni delle virtù cristiane e della vera fede”, spiegava all’inizio di quest’anno il gesuita belga Andreas Gonçalves Lind su Civiltà Cattolica.
In quell’articolo, il gesuita si contrapponeva fermamente alla “Opzione Benedetto” di Rod Dreher che non vede altra soluzione per i cristiani che un ritiro dal mondo. Un articolo tanto più importante, in quanto questa critica inattesa al libro di successo dell’americano veniva pubblicata su una rivista vicina al papa, le cui bozze vengono lette anticipatamente dalla Segreteria di Stato, e veniva pubblicata proprio mentre papa Francesco scriveva la sua esortazione.