Giancarla, l’IKEA e Giovanardi. Perché nella chiesa cattolica i pregiudizi omofobici sono duri da scardinare?
Intervista di Lidia Borghi, gruppo Bethel di Genova, 30 giugno 2011
Giancarla Codrignani è una grande scrittrice italiana, una giornalista, nonché un’intellettuale impegnata da decenni nella battaglia per la pace.
Da me raggiunta via mail al fine di avere un suo parere sull’omofobia della chiesa cattolica, in modo breve ma alquanto chiaro così si è espressa.
«Mi dispiace fare involontaria pubblicità a un’impresa, ma probabilmente è giusto: se avere mostrato l’immagine di due uomini che si tengono per mano può suscitare le inquietudini pubbliche e le denunce politiche di un “governativo” come il cattolico Giovanardi, evviva l’Ikea.
Credo che i pregiudizi siano duri da scardinare – lo sappiamo soprattutto noi donne, peggio se straniere – ma il meno che si può fare (…) è domandarsi che male producono le relazioni personali e, in particolare, le manifestazioni affettuose tra le persone. Se non fanno danno, perché diventare talebani? (…)
Forse anche l’educazione resta legata a tradizioni falsamente universalizzate. (…) Quello che irrita di più è che quanti condannano gay e lesbiche si astengono dal condannare (…) la mercificazione della sessualità. di fatto la Chiesa cattolica non aiuta la società neppure a distinguere criticamente che cosa sia il bene.
A prescindere dalla crudeltà dell’imposizione celibataria per i propri sacerdoti, la presunzione di definire “la natura” della sessualità dà profonda tristezza in chi pensa di essere credente e che sa che la vera natura umana è la cultura.
È nella cultura che si iscrivono anche i fatti religiosi, del tutto estranei ad una “natura” in cui Dio dovrebbe commettere errori nella distribuzione dei generi.
La storia può far capire il perdurare di tradizioni, non la conferma teorica di affermazioni che finalizzano la sessualità a solo strumento procreativo e non a possibilità di crescita delle persone. Arretratezza non evangelica; soprattutto, non umana».