‘Vedendolo provò compassione’ (Lc 10,35). La parabola del ”buon omosessuale”
Riflessione biblica tratta da diversidadcristiana.blogspot (Uruguay), 11 Luglio de 2010, liberamente tradotta da Dino
“Un maestro della legge si mise a parlare con Gesù e, per metterlo alla prova, gli chiese: ‘Maestro, cosa debbo fare per raggiungere la vita eterna?’. Gesù gli rispose: ‘Cosa sta scritto nella Legge? Cosa vi leggi?’.
E il maestro della legge di rimando: ‘Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze e con tutta la tua mente, e ama il tuo prossimo come te stesso’.
Gesù gli disse: ‘Hai detto bene. Se farai così avrai la vita’. Ma il maestro della legge, volendo completare la sua domanda, disse a Gesù: ‘E chi è il mio prossimo?’. Allora Gesù gli rispose: ‘Un uomo andava per la strada da Gerusalemme a Gerico, e alcuni banditi lo assalirono, portandogli via anche la veste; lo colpirono e scapparono via, lasciandolo mezzo morto.
Per caso un sacerdote passava per la stessa strada, ma nel vederlo gli girò attorno e proseguì il suo cammino. Anche un levita giunse in quel luogo, e quando lo vide, gli girò attorno e proseguì.
Ma un uomo di Samaria che percorreva lo stesso cammino, vedendolo provò compassione. Gli si avvicinò, gli curò le ferite con olio e vino e gli applicò delle bende. Poi lo caricò sul suo cavallo, lo portò ad un albergo e si prese cura di lui.
Il giorno dopo il Samaritano tirò fuori l’equivalente di due giorni di pensione, lo diede all’albergatore e gli disse: ‘Abbi cura di quest’uomo, e se il costo sarà maggiore, lo pagherò al mio ritorno’.
E allora, quale di questi tre ti sembra che si sia fatto prossimo dell’uomo assalito dai banditi?. Il maestro di legge rispose: ‘Quello che ebbe compassione di lui’. Gesù gli disse: ‘Va’ e fai la stessa cosa’ (Lc 10, 25-37).
Nella parabola del buon Samaritano Gesù ci presenta due temi cardinali per le comunità cristiane. In primo luogo presenta il punto essenziale della vita cristiana: l’amore verso Dio, che non può essere separato dall’amore per il prossimo. Entrambi sono indissolubilmente legati.
In secondo luogo presenta una situazione veramente rivoluzionaria. Un uomo andava da Gerusalemme a Gerico e fu aggredito e ferito. Dato il percorso che stava facendo, possiamo supporre che fosse giudeo.
Un sacerdote e un levita, che fanno parte entrambi della classe religiosa del popolo ebraico, lo vedono e tirano dritto, non gli danno assistenza. E’ stato un abitante della Samaria che l’ha soccorso.
Gli abitanti della Samaria erano disprezzati da quelli della Giudea. Erano considerati gente impura per via della mescolanza di razze conseguente alla deportazione assira nel 722 aC.
Erano considerati eretici poiché ritenevano sacre soltanto una parte delle Scritture Ebraiche (Antico testamento). Erano considerati scismatici perché non adoravano Dio nel tempio di Gerusalemme. Il popolo ebraico quindi discriminava ed escludeva il popolo samaritano.
Gesù è estremamente duro con gli Ebrei suoi contemporanei. Presenta il Samaritano, disprezzato, discriminato ed escluso dal popolo ebraico, come un uomo buono, solidale e compassionevole che aveva ben compreso il punto essenziale del comandamento divino: l’amore verso Dio è vero e completo soltanto quando si manifesta nei confronti degli esseri umani senza far differenze.
Attualizzando questo testo, potremmo sostituire in modo perfetto al buon Samaritano le persone gay, lesbiche e trans (GLBT), vittime del pregiudizio e della discriminazione di alcune Chiese cristiane. Benché esse non frequentino i templi nè partecipino alle preghiere pubbliche, senza dubbio si fanno prossime e si prendono cura degli altri, offrendo la loro solidarietà.
Così nascono i movimenti per i diritti civili delle persone GLBT, i movimenti a favore di chi vive con l’HIV, i movimenti a favore dell’equità e dell’uguaglainza di genere. Ed è da questa prospettiva che potremmo leggere la parabola del “buon finocchio”.
Un vescovo si mise a parlare con Gesù e, per metterlo alla prova, gli chiese: “Maestro, cosa devo fare per raggiungere la vita eterna?”. Gesù gli rispose: “Cosa sta scritto nella Bibbia? Che cos’è che leggi ogni domenica?”.
E il vescovo: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze e con tutta la tua mente; e ama il tuo prossimo come te stesso”. Gli disse Gesù: “Hai dato una buona risposta. Se farai così avrai la vita”.
Ma il vescovo, volendo completare la sua domanda, disse a Gesù: “Chi è il mio prossimo?”.
Allora Gesù rispose: “Un cristiano camminava per strada tornando dalla chiesa, e alcuni banditi lo assalirono e lo derubarono anche dei vestiti, lo picchiarono e fuggirono lasciandolo mezzo morto.
Per caso un sacerdote stava passando in macchina per la stessa strada ma, pur avendolo visto, non si fermò e proseguì.
Anche un pullmino di suore passava da quel posto, e quando esse lo videro non si fermarono ma tirarono dritto.
Ma un travestito che si prostituiva in quella strada vedendolo provò compassione. Gli si avvicinò, chiamò un taxi e si prese cura di farlo salire, lo accompagnò al più vicino presidio medico, pagò il taxi e rimase con lui al pronto soccorso fino a che venne assistito, poi avvisò la famiglia del cristiano ferito e lo accompagnò fino a casa.
Allora, chi ti sembra si sia fatto prossimo del cristiano aggredito dai banditi: il sacerdote, le monache o il travestito?”. Il vescovo rispose: “Quello che ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Ora va’ e fai anche tu la stessa cosa”.
Testo originale: La parábola del “maricón bueno”