Nella lotta all’omofobia l’Italia è ultima in Europa, ma nelle diocesi qualcosa sta cambiando
Articolo di Giovanni Panettiere pubblicato sul sito Quotidiano.net il 15 maggio 2018
L’Italia arranca nella classifica europea sulle politiche contro l’omofobia. Pur salendo di un paio di posizioni rispetto allo scorso anno, il nostro Paese non va oltre il 32esimo posto su 46. Lo certifica il report annuale di Ilga Europe, la rete che riunisce le organizzazioni Lgbt del Vecchio Continente. “Nonostante il passo avanti della legge sulle unioni civili, che proprio in questi giorni compie due anni – commentano in una nota congiunta i responsabili di Arcigay, Associazione radicale certi diritti, Circolo Mario Mieli, Famiglie arcobaleno e Movimento identità transessuale –, spiccano le tante aree di intervento ancora prive di normative e politiche attive: dal pieno accesso a tutti gli istituti vigenti nel diritto di famiglia e delle persone, compreso il pieno riconoscimento dell’omogenitorialità, al contrasto alle discriminazioni, ai crimini e ai discorsi d’odio, fino al diritto all’autodeterminazione, al riconoscimento e all’integrità fisica e alla salute delle persone trans e interse”. A guidare la classifica europea, consultabile sul sito www.rainbow-europe.org, ci sono nell’ordine Malta, Belgio e Norvegia. Appena giù dal podio il Regno Unito. Peggio dell’Italia i Paesi dell’Est Europa, maglia nera l’Azerbaijan.
Il report è stato diffuso a due giorni dalle celebrazioni per la ‘Giornata internazionale contro l’omotransfobia’ che da una decina di anni vede la partecipazione attiva anche di settori crescenti del mondo cattolico italiano.
Quest’anno, nel calendario delle consuete veglie di preghiera per le vittime dell’omofobia, spicca una novità assoluta: per la prima volta un paio di vescovi hanno deciso di presiedere direttamente la liturgia. Trattasi di monsignor Massimo Camisasca, ordinario della diocesi di Reggio Emilia, e di monsignor Antonio Napolioni di Cremona, una diocesi storicamente fra le più attive nella pastorale per gay e lesbiche, almeno dai tempi del precedente vescovo, monsignor Dante Lafranconi.
Particolarmente significativa la partecipazione alla veglia di Camisasca, fondatore della Fraternità sacerdotale di San Carlo Borromeo, espressione clericale di Comunione e liberazione. Entrato in conflitto nel 2013 con il Comune di Reggio Emilia, tra le istituzioni locali apripista nella creazione di un registro per le unioni civili, l’anno scorso, nonostante le pressioni degli ambienti cattolici tradizionalisti, il presule ha deciso di non opporre il veto alla preghiera per le vittime dell’omofobia.
Qualche settimana fa Camisasca ha voluto incontrare personalmente il gruppo locale di credenti Lgbt ospitato nella parrocchia Regina Pacis di don Paolo Cugini. Da quel momento di fraternità, durante il quale il vescovo si è dichiarato favorevole a una pastorale di ascolto dei fedeli omosessuali, è maturata la sua scelta di presiedere la seconda edizione della veglia, in agenda domenica alle 20.45, nella chiesa Regina Pacis.
Una decisione a sorpresa che ha mandato su tutte le furie i cattolici oltranzisti che già avevano contestato l’incontro di Camisasca con i fedeli omosex. “Il vescovo ‘conservatore’ Massimo Camisasca – tuona l’ultradestra cristiana sul network Radio Spada –, anzichè schierarsi dalla parte dei cattolici, che da più parti nei giorni scorsi hanno chiesto un suo intervento per cancellare la ‘veglia’ di stampo omosessualista nella parrocchia di Regina Pacis, secondo il sito GayNews, ripreso da Progetto Gionata che ha modificato la locandina dell’evento, è uscito clamorosamente allo scoperto sostenendo le ragioni della veglia contro l’omofobia e addirittura presiedendola ufficialmente”.
Da Reggio Emilia a Palermo. Non parteciperà direttamente alla liturgia per le vittime gay e lesbiche, ma l’arcivescovo del capoluogo siciliano, il bergogliano Corrado Lorefice, ha scritto di suo pugno la preghiera che aprirà la dodicesima edizione palermitana della veglia. Nel testo, diffuso a tutti i presbiteri e i religiosi della diocesi, si deplora il fatto che “le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente“.
Lorefice affida quindi alla preghiera la speranza che “i cristiani, attingendo con ascolto discepolare alla grazia dell’Evangelo, testimonino e annuncino, con audacia profetica, l’incondizionato rispetto dovuto ad ogni persona e denuncino ogni forma di discriminazione ed emarginazione“. Solo alcuni anni fa, quando sulla cattedra di Palermo sedeva ancora il cardinale Paolo Romeo, l’organizzazione della veglia era puntualmente oggetto di tensioni fra i promotori e la Curia.
Altri tempi, stessa Chiesa.