Il cammino delle diocesi cattoliche francesi sulla pastorale omosessuale
Articolo pubblicato nel dossier “L’Eglise et homosexualitè” (Chiesa e omosessualità) del quotidiano cattolico La Croix (Francia) il 21 aprile 2018, pag.2-4, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Introdotta cinque anni fa, il 23 aprile 2013, la legge sul matrimonio omosessuale divide profondamente le comunità cristiane. Numerose diocesi [cattoliche] ne hanno preso coscienza e si sono organizzate per meglio accogliere le persone omosessuali.
Nella diocesi di Créteil, come in numerose altre, tutto è cominciato cinque anni fa. Dopo l’introduzione della legge il vescovo Michel Santier e il suo consiglio episcopale hanno fatto il punto su quanto le parrocchie fossero divise: in questo modo è nato il gruppo Se Parler (Parlarsi), diretto da un diacono e da sua moglie e formato da persone omosessuali (single, in coppia, sposate o che hanno usufruito del PACS) e da genitori di giovani omosessuali. Nessuna missione esplicita, se non quella di “testimoniare la presenza fraterna della Chiesa” a fianco delle persone e di essere “un segno nella diocesi”.
”Il primo anno l’abbiamo passato a scoprirci l’un l’altro, ad ascoltare le ferite di ciascuno, a medicare le piaghe” racconta Augustin Grillon, che in quel periodo si stava preparando all’ordinazione a diacono e non si aspettava di essere chiamato a questo delicato incarico: ”Un anno conclusosi con una marcia, durante la quale il vescovo ha detto ai partecipanti ‘Voi siete parte del corpo di Cristo’. Alcuni di loro non sentivano quella parola da molto tempo e si sono messi a piangere…”.
Per molti cattolici e cattoliche il periodo degli intensi dibattiti che hanno preceduto il voto del Parlamento ha riportato alla mente la grande sofferenza e la sensazione di “rifiuto” da parte della Chiesa vissute da molte persone omosessuali e dai loro cari. In molte diocesi laici, diaconi e anche alcuni sacerdoti sono stati incaricati di analizzare la situazione e proporre dei cammini pastorali che possano integrare il lavoro portato avanti dai movimenti cristiani omosessuali. Da Nantes a Saint-Étienne, da Nîmes a Lille troviamo le stesse testimonianze, come quelle dei laici, sposati o celibi, magari fortemente impegnati in parrocchia e brutalmente destituiti dai loro incarichi dopo aver rivelato la loro omosessualità, spesso dopo “essere stati letteralmente massacrati dal loro parroco” (come racconta un sacerdote) o essere stati “ostracizzati” dai loro parrocchiani. Poi ci sono i genitori che devono confrontarsi con l’omosessualità di un figlio o una figlia, soli con le loro domande: dove abbiamo sbagliato? Potrà mai essere felice?
“Le persone omosessuali e i loro genitori hanno l’impressione che la Chiesa parli molto di accoglienza, ma che poi le metta da parte” afferma Fabienne Daull del gruppo Cados (Chrétiens s’accueillant dans leurs différences d’orientations sexuelles, Cristiani che si accolgono l’un l’altro nei loro diversi orientamenti sessuali) di Nîmes; “Molti di loro si sono sentiti aggrediti dalle manifestazioni [contrarie al matrimonio omosessuale] e le hanno vissute molto dolorosamente perché hanno la sensazione che ‘la Chiesa sia in retroguardia’” aggiungono Loïc e Delphine Hussenot, responsabili della pastorale omosessuale per la diocesi di Saint-Étienne. L’omofobia, che ancora affligge l’insieme della società, “rimane una delle principali cause di suicidio tra gli adolescenti” afferma Isabelle Parmentier, che nel 2013 ha ricevuto da monsignor Pascal Wintzer, arcivescovo di Poitiers, la missione della pastorale omosessuale in diocesi e che da allora non si risparmia per assistere genitori, singoli e coppie omosessuali, che siano cristiani o meno, all’occorrenza ricostruendo il loro legame con la Chiesa: ”In certe famiglie cattoliche la sofferenza è esacerbata dall’idea che il figlio o la figlia omosessuale viva nel peccato”.
Le reticenze sono ancora vive, tra i sacerdoti come tra i fedeli, di fronte alle proposte pastorali rivolte alle persone omosessuali. Durante le sue prime conferenze all’indomani dell’approvazione della legge Claude Besson, un pioniere nell’accoglienza delle persone omosessuali nella Chiesa [Cattolica], ha constatato che diversi cattolici temono la “banalizzazione dell’omosessualità, che si arrivi al punto in cui i giovani, e quindi i loro figli, possano dire a se stessi ‘Perché no?’”; “Io stesso ho esitato prima di accettare questo incarico, perché avevo paura della reazione dei miei confratelli. Una paura giustificata, in quanto uno di loro, durante una discussione un po’ accesa, mi ha sibilato ‘Guarda un po’, tu saresti comunque capace di sposare una coppia gay!” confida un sacerdote responsabile dell’équipe diocesana [per la pastorale omosessuale]. In una diocesi, i manifesti sulla porta della chiesa che annunciano una conferenza vengono strappati; in un’altra, il vescovo incassa “insulti inimmaginabili” quando “è stato divulgato nella diocesi” il suo desiderio di istituire un ciclo di formazione sull’argomento…
Poco a poco, però, si avanza. L’accoglienza e l’accompagnamento delle persone e anche delle coppie omosessuali, fino a poco tempo fa molto discreti, quando non nascosti e riservati a “certi sacerdoti” noti per essere “più aperti”, escono dall’ombra. Papa Francesco ha offerto un appoggio insperato a chi auspicava, talvolta da parecchio tempo, che la Chiesa si aprisse di più, prima con la sua risposta sul volo di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro (“Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”), poi, in maniera più strutturata, nella sua esortazione apostolica Amoris laetitia.
Cinque anni dopo il “matrimonio per tutti”, 35 diocesi [francesi] hanno “mandato in missione” delle persone “per proporre iniziative che riguardano l’omosessualità”, come ci dice Claude Besson, che ha intenzione di inviare uno specchietto riassuntivo a tutti i vescovi: “Ovvio che alcuni vorrebbero che le proposte avanzassero più rapidamente e fossero a più ampio raggio, ma dieci anni fa non avrei mai pensato che oggi avremmo fatto tutto questo”. Grandi conferenze, ma anche marce spirituali di una giornata, come i Cammini di Emmaus, nati a Nanterre, o cicli di formazione sulla falsariga dei Giovedì delle Differenze, dei cicli di quattro seminari gestiti da Isabelle Parmentier a Poitiers… Sono sempre di più, e sempre più varie, le proposte rivolte alle persone omosessuali, i loro cari e “l’insieme delle comunità cristiane”.
Padre Bernard Ollivier, organizzatore dei Giovedì delle Differenze a Nantes, vi vede “un’urgenza di prendere la parola e di essere ascoltati. Alcune persone condividono episodi pesanti, altre hanno raccontato con serenità la costruzione della loro vita e della loro coppia, altre ancora non hanno detto niente ma hanno ascoltato”.
A volte le équipes procedono a tentoni. A Lille e a Nîmes, per esempio, queste iniziative hanno ricevuto poca attenzione: “Forse la gente ha paura di essere inquadrata nella Chiesa, o che le venga ammannita la dottrina tradizionale, magari con poco tatto” ipotizza Michel Anquetil: “In ogni caso, quando si può partecipare anonimamente, viene più gente”. L’obiettivo è sempre lo stesso: “Dire e ripetere che si può essere cristiani e omosessuali, che non sono due cose incompatibili e che l’omosessualità non è contraria alla fede” riassume Fabienne Daull. “La mappa del tragitto fornitami dal mio vescovo è molto chiara: aiutare la gente a vivere la propria omosessualità e a trovare Dio nella propria vita” dice Isabelle Parmentier.
Uno degli obiettivi delle équipes pastorali è facilitare l’integrazione delle persone omosessuali nelle parrocchie: un compito immenso, bisogna ricordare ai parrocchiani che le persone omosessuali possono avere degli incarichi in parrocchia, che i loro figli possono venire battezzati etc. Per quanto riguarda le richieste di benedire le coppie dello stesso sesso sposate civilmente, le prassi sono molto diverse da diocesi a diocesi e anche da sacerdote a sacerdote. Nella diocesi di Saint-Étienne il vescovo precedente, Dominique Lebrun, aveva fissato dei limiti: “Aveva scritto una nota che rammentava come l’accoglienza da parte di tutti i cristiani fosse una necessità assoluta. Per quanto riguarda i battesimi, chiedeva ai responsabili pastorali di mettere i genitori di fronte alla contraddizione tra la loro scelta di vita e la posizione della Chiesa, ma chiedeva anche di accogliere il bambino. Quanto alle richieste di benedire i matrimoni, suggeriva un tempo di preghiera con la coppia perché affidasse a Dio il suo amore, invece che fuori dalla chiesa, per evitare ogni confusione” dicono Delphine e Loïc Hussenot. Ad Angoulême e nella regione parigina le équipes diocesane mettono in comune, su scala provinciale o regionale, le loro riflessioni. Molto cammino è stato percorso da cinque anni a questa parte, ma il lavoro è appena iniziato.
I movimento cristiani omosessuali:
David & Jonathan (D&J, Davide e Gionata): fondato nel 1972, è un movimento ecumenico di cristiani omosessuali che conta circa 550 membri in 22 gruppi locali. Due terzi dei membri si definiscono cristiani, i restanti membri si definiscono “in ricerca spirituale” o “agnostici”. David & Jonathan organizza incontri e gruppi di mutuo aiuto e condivisione. www.davidetjonathan.com
Devenir un en Christ (DUEC, Diventare una cosa sola in Cristo): fondata nel 1984, questa associazione accoglie persone omosessuali e loro cari e permette a ciascuno di “camminare nella fede verso una maggiore unità interiore”. Devenir un en Christ organizza gruppi di mutuo aiuto tra genitori e figli, gruppi di preghiera, ritiri spirituali… È possibile contattare direttamente, attraverso il sito, persone omosessuali, genitori, un sacerdote. www.devenirunenchrist.net
Communion Béthanie (Comunione Betania): lanciata nel 2000, è una “comunione e alleanza contemplativa ecumenica” che desidera essere al servizio delle persone omosensibili e transgender, in collegamento con alcuni monasteri, per attestare l’amore affettuoso e incondizionato di Dio per ciascuno e ciascuna. L’impegno nella Communion Béthanie prende la forma di un “voto di carità” vissuto in tre dimensioni: servizio di preghiera e intercessione, servizio di accoglienza e ascolto, servizio di dialogo e riflessione. Contatto: communion.bethanie@gmail.com
Contact (Contatto): è una unione di associazioni dipartimentali che ha lo scopo di aiutare le famiglie a comprendere e accettare l’omosessualità o la bisessualità dei loro cari e di lottare contro l’omofobia. Forum di discussione sul sito: www.asso-contact.org
Testo originale: Eglise et homosexuels, la porte s’entrouvre